La crisi di Sviluppo Italia Sicilia |Etna Valley, a rischio l’incubatore - Live Sicilia

La crisi di Sviluppo Italia Sicilia |Etna Valley, a rischio l’incubatore

La società è proprietaria dell’incubatore etneo che ospita ben venti piccole e medie imprese che danno lavoro a duecento persone. Si teme l’effetto domino. “Serve un intervento della Regione”.

CATANIA – Sviluppo Italia Sicilia, lavoratori incrociano le braccia contro la gestione della Regione. Può un’azienda che in tredici anni ha contribuito alla nascita di 17000 nuove imprese ritrovarsi con l’acqua alla gola e senza la possibilità di pagare dipendenti e creditori? La risposta purtroppo è affermativa. E’ la storia di Sviluppo Italia Sicilia, azienda che conta settantasei dipendenti su tutto il territorio regionale (quattordici a Catania), che oggi si ritrova in un vicolo cieco. Manca, infatti, la liquidità necessaria per pagare le spettanze arretrate dei dipendenti e i crediti vantati dai fornitori. Ad aggravare la situazione c’è pure l’impossibilità di fare qualunque previsione di sorta rispetto al futuro. Si tratta della stessa società che, dal 2001, ha erogato 651 milioni di euro a 17.077 nuove imprese, con un impatto occupazionale stimato per difetto di 79.800 nuovi posti di lavoro.

La parabola discendente della società inizia nel 2008 quando la Regione Sicilia l’acquista e ne modifica la mission aziendale. “Purtroppo questo è stato l’inizio della fine”, dicono senza mezzi termini i sindacati. “Il tentativo di trasformare Sviluppo Italia Sicilia S.p.A. – si legge nella nota – da agenzia specializzata nella creazione d’impresa e sostegno alle politiche occupazionali ad agenzia di assistenza tecnica in favore dei dipartimenti della Regione, non è stato fruttuoso, perché il Socio Regione ha affidato alla società commesse non remunerative”. E pensare che la società è considerata “strategica ai sensi della vigente legge di stabilità” e non grava finanziariamente sul bilancio regionale. Le assenze di commesse, stipendi e risorse non sono le sole. Manca all’appello “una visione strategica per la risoluzione dei problemi gestionali”, carenza attribuita soprattutto ai vertici nominati da Crocetta.

Un eventuale tracollo avrebbe non poche ricadute su Catania. Infatti, la società è proprietaria dell’incubatore etneo, sito nella zona industriale, che ospita ben venti piccole e medie imprese operanti soprattutto nel settore della microelettronica, un aiuto decisivo per l’indotto della “Etna Valley”, “che erogano i loro servizi, essenziali se non indispensabili” a grandi imprese come STM e 3SUN. Le aziende, che godono di canoni di locazione e servizi agevolati, danno lavoro a circa duecento persone. Una crisi della società proprietaria dell’incubatore si espanderebbe dunque a macchia d’olio con ricadute non da poco sulle aziende in questione che si troverebbero ad operare senza potere disporre delle agevolazioni e della struttura che la società attualmente garantisce loro con una lievitazione dei costi non indifferente. Un effetto domino con possibili conseguenza sul fronte occupazionale e sulla tenuta delle imprese.

La chiusura del polo sembra difficile da scongiurare soprattutto alla luce delle enormi difficoltà della società a pagare i fornitori che vantano crediti elevati. Tra i rischi paventati dai sindacati c’è “l’interruzione delle erogazioni in corso a valere sugli art. 1 e 2 della Legge 23/2008, (imprese di qualità e imprenditorialità giovanile)” che causerebbe non pochi problemi a circa 130 piccole e medie imprese ammesse ai finanziamenti. Una difficoltà da sommare alle criticità legate al difficile momento congiunturale che le imprese già vivono per via della crisi economica. Il panorama è reso ancora più cupo dal blocco delle attività in corso connesse al prestito d’onore, una mannaia per i giovani che hanno deciso di avviare una nuova attività in Sicilia. “L’unica soluzione è l’intervento della Regione”, dice uno dei dipendenti che avanza due mensilità arretrate e da giugno non percepisce più i buoni pasto. “Serve un piano industriale vero e proprio per rimettere in carreggiata la società”. Questo è il monito dei dipendenti che oggi manifesteranno davanti ai cancelli dell’incubatore nelle stesse ore in cui i colleghi palermitani faranno sentire la loro voce sotto il Palazzo dell’Ars.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI