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LiveSicilia.it / Archivio / Costruzioni, ortaggi e olive Ecco le aziende sotto sequestro

Costruzioni, ortaggi e olive
Ecco le aziende sotto sequestro

Una delle aziende sequestrate

Tutte le società finite nel mirono degli inquirenti: dalla raccolta delle olive all'ortofrutta. I legami ricostruiti dagli inquirenti.

le imprese destinatarie del provvedimento
di Salvo Cataldo e Riccardo Lo Verso
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TRAPANI – Ci sono le aziende agricole, quelle che producevano olive, prodotto tipico di Castelvetrano, ma anche ortaggi e formaggi. E ci sono, soprattutto, le imprese edili e di sbancamento terra, storico business per Cosa nostra. Il provvedimenti di sequestro disposti dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Trapani, presieduta da Piero Grillo, raccontano una economia trapanese permeata dagli uomini di Matteo Messina Denaro. Società che sono soltanto una fetta dei beni posti sotto sequestro e che ammontano complessivamente a 20,3 milioni di euro.Secondo gli inquirenti dietro a quelle attività ci sarebbe il superlatitante di Castelvetrano. Un rosario composto da dieci realtà imprenditoriali finite nel mirino dei magistrati e che ora saranno destinati al controllo di amministratori giudiziari.

Sigilli alle aziende di Mario Messina Denaro e Giovanni Filardo, entrambi cugini del capomafia. Al primo, 62enne, sono stati sequestrati un caseificio formalmente di proprietà della moglie (‘Impresa Forte Anna Maria’) e un’azienda che si occupa della coltivazione delle olive. Al secondo è stata sottratta temporaneamente la ‘Bf Costruzioni Srl’, con un capitale sociale di 84 mila euro,di cui è cooproprietario insieme con la moglie, Francesca Maria Barresi. Quest’ultima azienda, secondo il collaborante Lorenzo Cimarosa, anche lui cugino di Messina Denaro, sarebbe il perno di un giro di denaro che avrebbe come unico scopo quello di sostenere la famiglia del latitante. “La ‘BF Costruzioni’ è formalmente di proprietà di Giovanni Filardo – ha messo a verbale Cimarosa – ma in realtà, per quanto mi consta, vi sono messi di fatto di proprietà di Vincenzo Panicola (marito di Patrizia Messina Denaro, ndr) e Filippo Guttadauro (padre di Francesco, detenuto da anni ndr)”. Al settore edile appartengono anche la ‘L.S. Costruzioni’, che ha come socio unico Antonino Lo Sciuto, e la ditta individuale di Francesco Spezia, con sede a Buseto Palizzolo, che si occupa anche di opere di sbancamento e movimento terra..

Costruzioni ed estrazione di materiale per l’edilizia anche nel caso di Nicolò Polizzi, sempre di Campobello di Mazara, cui è stata sequestrata la “Polizzi Pietro Luca”, soceità proprietaria di una cava da cui estrae ghiaia e sabbia, e che commercia all’ingrosso materiali di costruzione ma che è anche impegnata in lavori di costruzione di fognature, reti idriche, scavi e movimento terra. Per gli inquirenti era “il referente nella gestione di alcune operazioni propedeutiche alla realizzazione del villagio turistico ‘Valtur’ a Tre Fontane, nel comune di Campobello di Mazara, di proprietà della ‘Mediterraneo Villages Spa’ di Carmelo Patti.

Della trama fanno parte anche alcuni protagonisti campani, ma con legami d’affari in Sicilia. E’ il caso di Vincenzo Torino, imprenditore 56enne della provincia di Salerno, cui sono state sequestrate cinque aziende formalmente intestati a suoi familiari. Il business di famiglia sono gli ortaggi. E’ così per la  “Tagca Sas”, sede a San Marzano sul Sarno, in provincia di Salerno, di cui Torino è socio insieme con il figlio. Anche questa è finita sotto sequestro, così come la ditta individuale “Torino Vincenzo” che si occupa del commercio ambulante di generi alimentari, che gestisce un deposito a Campobello di Mazara e che è attiva anche nella raccolta e nella lavorazione delle olive. Stesso settore, quest’ultimo, della “Torino olive Sas di Califano Silvana”, moglie di Vincenzo Torino e con sede a San Marzano sul Sarno. Di ortaggi si occupa invece la “Torino Gaetano”, intestata a uno dei tre figli di Vincenzo. Ultima in elenco la “Torino Ciro”, formalmente di proprietà di un altro figlio di Vincenzo, che ha affittato l’attività di un’paltra azienda, la “Fontane d’oro Sas”, operante nel settore olivicolo. Su quest’ultimo passaggio gli investigatori della finanza e dei carabinieri non hanno dubbi: Torino fungeva da prestanome della ‘Fontane d’oro Sas’, ritenuta “impresa di importanza cruciale nel territorio campobellese” e realmente nelle mani di Francesco Luppino, attualmente in carcere.

Alla ‘Fontane d’oro Sas’ è legato anche il nome di Aldo Di Stefano, di Campobello di Mazara, cui il tribunale ha sequestrato due ditte: la prima formalmente intestata alla moglie, che si occupa di colture miste viti-vinicole, e la seconda al figlio, Antonino Di Stefano, attiva nel commercio al dettaglio ambulante di prodotti. Anche in questo caso le indagini degli inquirenti svelano legami tra i Di Stefano e la ‘Fontane d’oro Sas’.

Pubblicato il 15 Dicembre 2014, 07:04
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