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LiveSicilia.it / Province / Trapani / “Matteo Messina Denaro Spa” Imprese e società, sequestro da 20 milioni

“Matteo Messina Denaro Spa”
Imprese e società, sequestro da 20 milioni

Il sequestro colpisce la rete di "imprenditori al servizio del latitante", come vennero definiti il giorno del blitz "Eden" nel 2013. Finanzieri e carabinieri ricostruiscono gli intrecci attraverso cui Cosa nostra avrebbe controllato commesse pubbliche e private. GUARDA IL VIDEO

TRAPANI-PALERMO
di Salvo Cataldo e Riccardo Lo Verso
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TRAPANI – Un lungo elenco di imprese, società e ditte individuali finisce sotto sequestro. Valgono 20 milioni di euro e producono parte del denaro in cui finora ha nuotato Matteo Messina Denaro. Adesso passano in amministrazione giudiziaria. Lo hanno deciso le sezioni Misure di prevenzione dei Tribunali di Palermo e Trapani al termine del lavoro investigativo del Gico del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Palermo, dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di finanza di Roma, dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani, sotto la direzione della Procura distrettuale Antimafia di Palermo.

Il sequestro colpisce la rete di “imprenditori al servizio del latitante”, come vennero definiti il giorno del blitz “Eden” nel 2013. A Messina Denaro avrebbero garantito ricchezza e protezione. Dalle indagini è emersa la capacità di Cosa nostra di infiltrarsi nel tessuto economico attraverso società, imprese agricole e attività commerciali, dislocate in diverse province della Sicilia e del Sud Italia.

I nomi degli imprenditori raggiunti dal decreto di sequestro sono già noti alle cronache: Mario Messina Denaro (cugino del capomafia per conto del quale si sarebbe occupato di estorsioni), Giovanni Filardo (pure lui cugino del latitante e impegnato nel settore dell’edilizia. Dichiarava pochissimo al fisco ed era in possesso di un patrimonio a sei zeri), Francesco Spezia (ritenuto intestatario fittizio della Spe.Fra Cistruzioni srl), Vincenzo Torino e Aldo Tonino Di Stefano (considerati prestanome dell’impresa olivicola “Fontane d’oro”, una delle più importanti nel territorio di Campobello di Mazara), Antonino Lo Sciuto, Nicolò Polizzi e Girolamo Cangialosi.

La ricostruzione degli interessi economici di questi ultimi tre imprenditori si intreccia con le vicende di alcuni grandi appalti e dei rapporti con la mafia palermitana nella stagione in cui boss di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, cercarono una sponda nel padrino trapanese. Lo Sciuto era molto vicino alla famiglia Messina Denaro tanto da chiedere e ottenere, per risolvere i nodi della spartizione del denaro, l’intervento di Francesco Guttadauro – il “nipote del cuore di Matteo” – figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro, sorella del latitante. Da Lo Sciuto sarebbero passati i soldi che servivano al sostentamento della famiglia Messina Denaro. Per conto di Cosa nostra trapanese l’imprenditore avrebbe gestito importanti commesse pubbliche e private nella zona di Castelvetrano, tra cui le strade della zona industriale, le opere di completamento del “Polo Tecnologico” di contrada Airone, i lavori per le piazzole e gli impianti elettrici del parco eolico “Vento Divino”, a Mazara del Vallo, in barba al protocollo di legalità firmato fra la Prefettura di Trapani e l’impresa appaltante, la “Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative Srl”.

E poi c’è Nicolò Polizzi, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, ritenuto punto di riferimento per la preparazione degli incontri fra Franco Luppino e i mafiosi palermitani. Luppino avrebbe ricoperto l’incarico di ambasciatore di Messina Denaro quando si discuteva di ricostituire la Commissione provinciale di Cosa nostra. C’era lui a bordo della macchina che stava raggiungendo la villetta di Giardinello dove i Lo Piccolo organizzavano i summit e dove furono arrestati. Alla preparazione dell’incontro avrebbe contribuito anche Cangialosi. Negli anni successivi e dopo l’arresto di Luppino, Polizzi sarebbe diventato il “referente nella gestione di alcune operazioni propedeutiche alla realizzazione del villaggio turistico della catena Valtur, in località Tre Fontane a Campobello di Mazara, ad opera della società Mediterraneo Villages di Carmelo Patti”.

I numeri del sequestro, elencati uno dietro l’altro, fanno capire quanto radicata sia l’infiltrazione mafiosa nell’economia: 3 società, 7 quote societarie e 4 ditte individuali, 12 autovetture, 4 veicoli industriali, 1 motociclo, 13 autocarri, 3 semirimorchi, 1 fabbricato industriale, 1 immobile a destinazione commerciale, 8 immobili ad uso abitativo, 29 terreni, 4 fabbricati rurali, polizze assicurative, titoli azionari, rapporti bancari, depositi a risparmio. Il tutto per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro.

Pubblicato il 15 Dicembre 2014, 07:00
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Commenti
  1. giovanna maggani chelli 6 anni fa

    Il cerchio simbolico, ovvero il cappio virtuale intorno al collo di Matteo Messina Denaro che dura da 22 anni , è di nuovo pronto!
    
Fa buon gioco far vedere in questo Natale che la mafia paga i suoi prezzi per ciò che ci ha fatto.
    
Sequestro di beni , sempre più vicini ecc. ecc.
    
Almeno i soldi che gli vengono sequestrati servissero a rimborsare le sue vittime , neppure questo è ancora possibile., vista la virtualità dei sequestri.
    Niente pensione agli invalidi all’80% della capacità lavorativa prodotti da Matteo Messina Denaro . I soldi che gli hanno sequestrato , non bastato ad alzare il PIL , per quello servono TRE pensioni per altrettanti invalidi nelle stragi terroristiche.

    Pensioni sequestrate la sera del 4 Agosto dal Governo in carica.
    Cari Signori, il “cappio” necessita non sia più virtuale , ma reale una cella a 41 bis con un ergastolo ostativo.
    
Promesse ne abbiamo sentite anche troppe , a questo punto sono i fatti che contano , non gli spot pubblicitari pro Governo che non combatte la mafia altrimenti penserebbe alla vittime di mafia e del terrorismo eversivo mafioso.
    
Giovanna Maggiani Chelli 
Presidente 
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

    Rispondi
  2. pipino il breve 6 anni fa

    soggiungo che lo stato e’ mill evolte piu’ forte della mafia, lo dico sul piano teorico infatti dispone di un piu’ che adeguato numero di forze di polizia e di forze armate che potrebbero rivoltare come un calzino tutta la provincia di trapani che rimane , a mio avviso, la provincia piu’ mafiosizzata d’italia.

    Rispondi
  3. IOLLO GIUSEPPE 6 anni fa

    il nuovo capo di cosa nostra messina denaro in 5 anni gli anno sequestrato la bellezza di 3 miliardi e mezzo di euro parlo di 3 miliardi no di 3 milioni che fine fanno tutti questo beni sequestrati, se qualcuno mi sapra’ rispondere ne saro’ molto lieto

    Rispondi
  4. rita 5 anni fa

    cifre che una persona felice di essere per bene stenta a leggere e pronunciare. Ecco … i supini davanti al denaro, all’essere stimati come “potenti”. Ridicoli. Ma poi quanto sono brutti… che visi sofferenti… sono dei dannati infelici e penosi.

    Rispondi

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