Tutti attaccano Baccei | L'opposizione di sua maestà - Live Sicilia

Tutti attaccano Baccei | L’opposizione di sua maestà

Centodestra durissimo nei confronti dell'economista che non piace nemmeno al governatore. Un motivo forse c'è. E' il classico atteggiamento dell'"opposizione di sua maestà". LA SCHEDA

 

PALERMO – La differenza tra un becchino e un salvatore della patria è la stessa che passa tra la difesa dei siciliani (del loro lavoro, del loro futuro) e la cara, vecchia, rassicurante clientela. All’opposizione non piace Alessandro Baccei. Al presidente Crocetta non piace Baccei. E il sillogismo sarebbe fin troppo facile e forse un po’ fuorviante: l’opposizione è dalla parte di Crocetta. Ma è proprio così?

Toto Cordaro e Santi Formica sono seduti uno accanto all’altro. L’aria è sconsolata e la scenografia è perfetta: la buvette, a causa di alcuni lavori nel Palazzo, è stata ricreata all’interno di un gazebo, tra le piante di uno splendido giardino. Luogo perfetto per un aperitivo estivo. Ma fuori, diluvia. “Questi potrebbero essere gli ultimi giorni di Pompei”, ammette Cordaro. E in tanti la pensano come lui.

“Quella a cui andiamo incontro – spiega in effetti un parlamentare di lungo corso come Riccardo Savona – è una vera e propria guerra civile. Se passerà questo bilancio, dal primo maggio 50 mila persone resteranno senza uno stipendio”. Un quarantotto. E la vicenda personale e politica di Savona è un po’ una rarità. Il deputato è uno dei pochi ad aver compiuto il percorso contromano: eletto con Grande Sud e passato tra le fila dei Drs di Totò Cardinale, “rompe” con la maggioranza dopo una lite col governatore. Infine decide di passare a Forza Italia. È lui uno dei più critici nei confronti delle qualità professionali di Baccei. Un fatto rimarcato, però, nelle scorse ore anche da altri esponenti dell’opposizione. Come il capogruppo degli autonomisti Roberto Di Mauro: “Il grande luminare della finanza pubblica venuto da Roma – ha detto sarcastico – ha prodotto un risultato eclatante: fra quattro mesi tutti a casa, con buona pace della stabilità sociale, del diritto al lavoro e della funzionalità di tanti enti e della stessa Regione. Veramente un capolavoro”. Qualche ora prima, il leader all’Ars di quello che fu l’Mpa di Lombardo, aveva contestato a Baccei di non prevedere alcun intervento serio contro i cosiddetti enti inutili. A Di Mauro, insomma, Baccei non piace. Forse piace di più Crocetta, nei confronti del quale Di Mauro, in occasione della mozione di sfiducia aveva aperto un credito: “Da adesso per noi inizia una stagione nuova” aveva detto. In quei giorni, casualmente, si cercava la “quadra” per l’elezione di uno dei vicepresidenti dell’Ars. Di Mauro sentiva di essere gradito a pezzi della maggioranza. Non solo. Il riferimento al mancato taglio dei carrozzoni fa un po’ sorridere. Proprio per accontentare gli autonomisti, infatti, Crocetta miracolosamente salvò uno degli enti “chiusi” durante una delle puntate dell’Arena di Giletti. Il più inutile di tutti, l’Arsea tanto cara a Lombardo, appunto. Senza dimenticare il Mercato agroalimentare di Catania.

Una danza, un gioco delle parti che va avanti da due anni ormai. Crocetta da un lato e l’opposizione dall’altro fanno la faccia cattiva. Ma il cazzotto non arriva mai. Anzi. Un modo per mettersi d’accordo si trova sempre. Non a caso, nonostante le sparate post-prandiali sulla rete ammiraglia, il presidente della rivoluzione e della demolizione non è riuscito a chiudere nemmeno un condominio. Ha, semmai, smantellato alcuni settori come quello della Formazione o le Province. Aggiungendo precarietà al precariato. E guardando quello sfascio come farebbe il padrone di una discarica convinto che la sua immondizia in realtà sia oro.

Non ha chiuso nulla, Crocetta. Altro che le spa nelle quali affonda consenso e potere di una classe politica trasversale. Anzi, in un modo nell’altro, si assiste alla risurrezione di altre società già condannate a morte. È il caso della Patrimonio Immobiliare, quella del mega-censimento e della svendita dei beni della Regione. È il caso di Sicilia e-Servizi: carrozzone da cancellare fino ad alcuni mesi fa. Poi tornato buono per affidare un incarico – dopo il fallito tentativo a Riscossione Sicilia – ad Antonio Ingroia. Scelte conservatrici (in tutti i sensi) quelle del governatore, che hanno attirato gli strali della Corte dei conti. Con la sezione di controllo ad ammonire: finora sulle partecipate questo governo ha concluso un bel niente. E con la Procura a parlare di un governatore che ha “rinnegato una scelta di legalità” in occasione proprio del salvataggio di Sicilia e-Servizi e della contestuale ri-assunzione dei dipendenti del socio privato.

E l’opposizione? Parla di “fallimento”. Attacca e spara con lo scacciacani di due mozioni di sfiducia inutili e dall’esito scontato. Giusto per dire, fuori dal Palazzo “noi ci abbiamo provato”. Mentre dentro lo stesso Palazzo, tutti sussurrano: “Se ci fosse stata una sola possibilità che la mozione passasse, non l’avrebbe votata nessuno”. Il gioco è quello. È quello celato sotto la vernice del “senso di responsabilità”. Siamo una “opposizione responsabile” ha ribadito ieri il capogruppo del Nuovo centrodestra Nino D’Asero. Anche perché, giusto per ricordarlo, nel frattempo gli alfaniani a Roma dialogano con Renzi. Al punto da spingere Crocetta a un vago “invito” a entrare nella maggioranza (“Perché a Roma sì e a Palermo no?” ha chiesto a più riprese il governatore). Con il Pd a Roma, contro il Pd e Crocetta in Sicilia. A votare a favore dello “scippo” dei Fondi Pac a Roma e ad attaccare Crocetta per non aver difeso i fondi Pac. A guidare l’Italia insieme a Delrio e a dover attaccare l’assessore inviato da Delrio. Eccolo il “dramma” degli alfaniani di Sicilia.

Ma per l’opposizione la scelta di “Baccei, spacciato come un economista” è una “bidonata”. “Dopo la scomunica di Crocetta – ha incalzato il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone – riteniamo che l’assessore all’economia non abbia più la necessaria autorevolezza e piena legittimazione politica per trattare con le forze parlamentari”. Via Baccei, insomma. E implicitamente, nel “braccio di ferro“ tra Roma e Sicilia, l’opposizione una scelta l’ha fatta, richiamando Crocetta al dialogo. E invitandolo a “lavorare insieme a una vera finanziaria, fin dal 15 gennaio”. Con Baccei non si tratta, con Crocetta, magari sì. E così anche nello staff dell’assessore parlano di un isolamento voluto da amici e nemici. Nei confronti di quel “becchino”, di quel “luminare” che vuole mettere le mani sulle partecipate, sulla dirigenza regionale, sui Forestali, sui precari storici e nuovi. Che vuole prosciugare, insomma, i bacini del consenso elettorale ed essiccare le fonti del potere grande e piccolo. “Così, – ribadiscono preoccupati molti parlamentari – da maggio ci sarà la rivoluzione”. A pensarci bene, quella che non è riuscito ancora a compiere Crocetta, sovrano e rivoluzionario. Al quale Baccei non piace. Così come non piace all’opposizione. Di sua maestà.


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