Viaggi e hotel a 5 stelle | Il "consulente" Crocetta - Live Sicilia

Viaggi e hotel a 5 stelle | Il “consulente” Crocetta

La favola ambigua del governatore che non ama i consulenti, ma che una volta fu consulente. Crocetta attacca sulle spese e sui viaggi, ma, ai suoi tempi, spese e viaggiò parecchio. LEGGI ANCHE: Il potere degli uffici di gabinetto - Dall'ex assessore ai "segretari", i consulenti di governo e deputati

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PALERMO – Una “cena fantasia” in un ristorante di Marrakech, quindi il rientro nelle splendide stanze di un hotel a cinque stelle. I colori vivi delle oasi tunisine e i suoni seducenti del “Balletto di Caracalla”. E ancora, la poesia libanese e gli orizzonti magici del Sahara. Sembrano gli ingredienti di una favola. E invece è solo la favola ambigua del governatore che non ama i consulenti, ma che una volta fu consulente. Che ora attacca sulle spese e sui viaggi, ma spese e viaggiò parecchio. Tra il 1999 e il 2000, per l’esattezza, quando Rosario Crocetta faceva parte dell’ufficio di gabinetto dell’allora assessore ai Beni culturali Salvatore Morinello. In un governo guidato da Angelo Capodicasa. In quegli anni, la presenza in uno degli uffici di staff dell’esecutivo, “costrinse” il futuro governatore, in meno di un anno, a spostamenti continui e in tutto il mondo. Dal nordafrica alla repubblica moldava. A spese dei siciliani.

Ma del resto, il consulente con un titolo di perito chimico che 14 anni dopo avrebbe puntato il dito contro le spese della Regione e contro le “cattive abitudini” di un tempo, “quel” tempo per l’esattezza, all’assessore serviva come il pane. È il 22 giugno del 1999 ad esempio, quando Salvatore Morinello dispone che il dottor (?!) Rosario Crocetta, del suo ufficio di gabinetto, “si rechi in missione a Tunisi al seguito della delegazione che guiderò allo scopo di presentare e illustrare una campagna di scavi archeologici condotta a Cartagine dagli studiosi del Museo di Camarina”. Tutto fuorché una passeggiata, ovviamente, perché in quei giorni, il “gabinettista” Crocetta dovrà anche lavorare, ovviamente. Partecipando, prosegue l’autorizzazione di Morinello “ad un sopralluogo nell’antica fortezza romana di Turris Camalleni, nell’oasi di Tlemine, nel sud della Tunisia, nel predeserto del Sahara, al fine di poter studiare le forme urbane romane lungo l’antico confine tra Gabes e Temesa”.
Temi chiaramente di centrale importanza per la vita della Regione siciliana. E affidati a quel collaboratore che fino all’anno prima era stato assessore alla Cultura del Comune di Gela. Un comune che rappresentava la vera “base operativa” di Crocetta, visto che, alla fine del “lavoraccio”, svolto potendo “utilizzare mezzi di trasporto, ferroviari, rapidi e/o aereo, nonché taxi per i collegamenti da e per aeroporto”, al consulente spetterà il meritato ritorno a casa. A Palermo, al fianco dell’assessore? No, a Gela, appunto, che dell’allora assessore e di Crocetta è solo città d’origine. Pagano tutto i siciliani, allora come oggi. Solo per tre pernottamenti tra le splendide Tozeur, Douz e Abou Nawas, 730 mila lire. La metà dello stipendio medio di quegli anni. Bei tempi.

Tempi in cui al futuro governatore piaceva viaggiare. E l’assessore Morinello non lesinava prestigiose missioni. Passano esattamente venti giorni. E Crocetta viene inviato in Libano (Beirut e Baalbeck) “allo scopo di prendere contatti con il direttore di ‘Le ballets di Caracalla’, nonché con il presidente del Festival di quest’ultima città per verificare la possibilità di realizzare nell’ambito delle iniziative direttamente promosse dell’assessorato una manifestazione che preveda la partecipazione di artisti e poeti del Libano e di altre nazioni del Nord Africa”. Anche in questo caso, ecco l’autorizzazione a far ricorso a ogni mezzo di trasporto e alloggio: 520 dollari per tre notti a “Le Meridien Commodore” della capitale libanese. Grandi responsabilità e incarichi prestigiosi per il gabinettista dei Beni culturali, nonostante ancora oggi, nel curriculm del governatore, alla voce “titolo di studio” risulti solo il diploma, ma anche la pubblicazione, nel 1987, della raccolta di poesie “Diario di una giostra”.

Che potrebbe tranquillamente essere il titolo di quell’esperienza da consulente: sempre in giro. Dopo tanti sforzi, la meritata pausa estiva. Ma già a settembre si ricomincia con i faticosi viaggi. Il 14 settembre Morinello invia Crocetta in Marocco. Un viaggio urgente, probabilmente, se è vero che Crocetta dovrà partire già il giorno successivo per “incontri istituzionali con i ministri del governo marocchino della Cultura, del Turismo e della Cooperazione, nonché con il governatore di Casablanca”. Impegni numerosi e fitti, al punto da “costringere” Crocetta a restare nel Paese del Nordafrica quasi una settimana: tornerà (a Gela, ovviamente) il 21 settembre. Giorni costellati da necessarie spese per il gabinettista di Morinello. Dal volo (circa mille dirham, moneta marocchina, pari a circa 200 mila lire di allora, per la sola andata), altri mille dirham per l’affitto di taxi e auto, e i 784 dirham (pari, si legge nella fattura di allora, a circa 150 mila lire) per la “Diner Fantasia”. La cena all’hotel-ristorante “Chez Ali”, seguita da alcuni non meglio precisati acquisti (“Ordini”, appare nella fattura, ma probabilmente vini) da 84 mila lire a “Les Celliers Meknès”. La prima parte di quel faticoso soggiorno da Mille e una notte si svolge a Casablanca, all’hotel “Holiday Inn” dove Crocetta soggiornerà per la cifra complessiva di 2.600 dirham: circa 600 mila lire di allora. Cifra che oggi non farà girare la testa, ma che nel 1999 era pari alla metà dello stipendio mensile di un operaio.
Da Casablanca poi Crocetta si trasferirà a Marrachech. E qui le tariffe salgono un po’. La spesa per il soggiorno nell’hotel a cinque stelle Le Mansour Eddahbi ammonterà a 2.500 dirham per due sole notti.

Cosa davvero abbia concluso in quelle trasferte il consulente Crocetta resterà probabilmente un mistero. E anche il motivo per cui il futuro governatore, pur non essendo in possesso di titoli specificI (esclusa l’esperienza nella giunta del suo paese) in quegli anni, fosse stato investito di incarichi legati alla gestione dei beni culturali, con tanto di incontri istituzionali con ministri e alti funzionari dei Paesi stranieri. Tutto legittimo, ovviamente. Visto che gli incarichi negli uffici di staff, sebbene pagati con i soldi dei siciliani, hanno un carattere essenzialmente “fiduciario”. E il futuro governatore, evidentemente, poteva contare sulla fiducia di Morinello.

Così, arriva il nuovo secolo. E non si fermano i viaggi del gabinettista Crocetta. A febbraio è la volta della repubblica dello Yemen. Nel “comando in missione” firmato dall’assessore Morinello non si fa riferimento ai contenuti della missione stessa. Di certo c’è che a Crocetta viene chiesto di presentarsi a Catania il 17 di quel mese “al fine di raggiungere l’aeroporto”. E il viaggio sarà lungo, stressante e complicato. Da Catania a Roma, da lì a Francoforte poi a Sana’a, capitale dello Jemen, passando per il Cairo. Tragitto ovviamente da doppiare al ritorno. Costo: un milione e 500 mila lire. L’intero stipendio mensile di un impiegato di allora. Più o meno quanto la Regione pagherà a maggio del 2000 (un milone e duecentomila lire) per il viaggio di Crocetta nella repubblica Moldava “nell’ambito della politica già avviata degli scambi culturali con Paesi europei e dell’area del Mediterraneo e della politica di cooperazione internazionale”. Il soggiorno all’Hotel “Monte-Nelly” (quasi un segno del destino, quel suggestivo a richiamo a due delle donne, Patrizia Monterosso e Nelli Scilabra, al fianco delle quali governerà 13 anni dopo) di Chisinau costerà circa 360 dollari. La fattura relativa al volo porta la data del 17 maggio del 2000. Proprio quel giorno, sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana approda la famigerata legge 10. Quella che con un colpo di penna triplicò il numero dei dirigenti della Regione. Gli stessi che adesso Crocetta (o meglio, il “commissario” Baccei su ordine di Roma) spera di poter ridurre. Bei tempi.
Era il governo del presidente di centrosinistra Angelo Capodicasa. L’assessore ai Lavori pubblici era Vincenzo Lo Giudice, l’assessore all’Agricoltura era Totò Cuffaro. Entrambi, anni dopo, finiranno in carcere per mafia. Ma nemmeno Crocetta, consulente-viaggiatore dal fiuto “sbirresco”, in quei giorni poteva immaginarlo.


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