Charlie Hebdo, la comunità islamica| "Killer criminali, no alla violenza" - Live Sicilia

Charlie Hebdo, la comunità islamica| “Killer criminali, no alla violenza”

Manifestazioni di solidarietà alle famiglie delle vittime del massacro del settimanale satirico. Presente anche il sindaco Orlando. "Nessun bavaglio alla libertà di stampa e d'opione. Sì al rispetto delle culture".

PALERMO – Palermo mostra il suo volto solidale alle famiglie delle vittime del massacro avvenuto nella redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo per opera di alcuni terroristi di Al Qaeda. Due i sit-in che si sono tenuti ieri: uno nel centro lavoratori stranieri della Cgil Palermo, l’altro con i rappresentanti della comunità islamica che hanno espresso il proprio cordoglio alle 17 a piazza Verdi e alle 20 a piazza Bologni è stato organizzato un presidio dall’Arci, presente anche il sindaco Leoluca Orlando e il console di Tunisia. Un bavaglio insanguinato alla libertà di stampa, quello dei terroristi è stato un attacco al giornalismo e, di conseguenza, alla libertà di pensiero. L’obiettivo è stato mettere paura, ma l’Europa non abbassa la testa e nelle città si scende in piazza. Palermo non è da meno.

“Nous sommes Charlie et Ahmed” questo si leggeva negli striscioni e nei cartelloni che in tanti hanno portato. Non più solo “Je suis Charlie”, adesso si unisce anche il nome Ahmed, il poliziotto musulmano morto per difendere i cittadini francesi durante l’attentato alla redazione parigina. Una dimostrazione di solidarietà ai familiari delle vittime ma non solo. Palermitani, cattolici e musulmani sono scesi uniti in piazza per difendere il multiculturalismo, per dire no all’islamofobia.

“Quello che è accaduto a Parigi colpisce tutti noi – queste le parole del sindaco Leoluca, che continua così dicendo – è un duro colpo all’Islam, un colpo che la cultura islamica non merita. Siamo in presenza di una perversione di identità. Un popolo come il nostro, che ha conosciuto la perversione della mafia, sa comprendere e distinguere tra chi perverte i valori di una cultura e chi invece la rispetta.” Parole che invitano alla tolleranza e all’evitare giudizi che condannano l’intera cultura islamica. Gli stessi giudizi e commenti che in questi ultimi giorni hanno affollato i social network. Alle offese ricevute su Internet, i rappresentanti della comunità islamica presenti al presidio rispondono “l’Islam non è sinonimo di terrorismo, siamo musulmani e siamo fieri di persone come Ahmed, un musulmano che ha scelto di vivere in Europa e che ha dato la sua vita per la Francia. Chi ha fatto quelle cose nel nome dell’islam non si può ritenere musulmano”.

Le manifestazioni di solidarietà possono ritenersi una riposta positiva a chi si domanda se esiste il multiculturalismo, e lo dimostrano i tanti musulmani che si schierano contro qualsiasi atto violento e terroristico, prendendone le distanze. Gli uomini e le donne scesi in piazza non ci stanno e ribadiscono che l’Islam non è guerra, non è terrorismo: “La parola Islam deriva da tre lettere di una lingua semita S-L-M che da la stessa radice alla parola Salam in arabo, come Shalom in ebraico, e vuol dire pace. Questo è l’Islam, quella interpretazione non la accettiamo come religione”.

I due fratelli Said e Chérif Kouachi, morti ieri in un blitz durante il loro tentativo di fuga, avevano preso in ostaggio uno dei dipendenti di una piccola azienda di segnaletica a Dammartin-en-Gaule. Durante le trattative avevano riferito che non avrebbero cedute alle richieste della polizia francese e che avrebbero preferito morire da martiri. E a quest’ultima parola i musulmani scesi in piazza si indignano “questi non sono martiri ma bestemmiatori del proprio dio – sostiene un uomo del Marocco – i martiri sono gli innocenti uccisi. Oltre a essere assassini, i terroristi sono operatori di blasfemia”.


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