Gisela e la ricerca della felicità - Live Sicilia

Gisela e la ricerca della felicità

L'intervento del Soprintendente del teatro Massimo di Palermo, Francesco Giambrone (nella foto), alla vigilia della prima che aprirà la stagione 2015.

L’inaugurazione di stagione di un teatro d’opera rappresenta sempre l’avvio di un discorso tra il teatro e il suo pubblico. È anche uno dei momenti che scandiscono il tempo e la vita della città. Quello che conta, però, è questo discorso che inizia con il pubblico, che va avanti tutto l’anno e si conclude a fine stagione per poi riprendere, in forma rinnovata, l’anno successivo. È questo il modo attraverso il quale un teatro parla al suo pubblico, si fa interprete dei grandi temi, offrendo argomenti di riflessione e di dibattito. E invita tutti a fare insieme un percorso di pensiero, interrogandosi con curiosità su idee e valori, ideali e passioni. Se non fosse così, le programmazioni sarebbero solo una successione di titoli, alcuni belli e altri meno, del tutto sganciati da un progetto e da un ragionamento. E sarebbero, in fondo, tutte uguali: impaginare la stagione del Massimo di Palermo o quella del Regio di Torino sarebbe esattamente la stessa cosa. Non è così, ovviamente. E dunque, dietro una sequenza di titoli c’è un insieme di scelte che restituiscono senso a un cammino che il teatro vuole fare insieme al suo pubblico.

Non è dunque un caso che, quest’anno, il Teatro Massimo apra la sua stagione con la prima italiana di Gisela! di Hanz Werner Henze. Un’opera che racconta una storia apparentemente così semplice da poter sembrare banale ma che, invece, ci interroga tutti su temi importanti e di grande attualità: il diritto alla ricerca di una felicità possibile e il rifiuto di sottostare alle convenzioni sociali, la libertà di scelta di ciascuno rispetto al proprio futuro e il bisogno di dare un nuovo senso alla propria esistenza. Il grande Henze della maturità, nella sua ultima opera, non poteva certo tradire un’intera vita fatta di impegno civile, sociale e politico.

La scelta di Gisela! incrocia alcuni punti fermi del progetto culturale che nei prossimi anni prenderà forma e sarà pienamente leggibile nelle programmazioni future: curiosità, novità, innovazione. Aggiungo anche la volontà di costruire un teatro per tutti e quindi aperto il più possibile alla città, come abbiamo cominciato a fare con Il Massimo per tutti durante le feste di fine d’anno: più di 22.000 spettatori in un mese, spazi dedicati ai bambini e alle famiglie, i bimbi delle comunità di immigrati insieme al nostro Coro di voci bianche protagonisti in palcoscenico di un pomeriggio di festa e di gioia nel segno del diritto di cittadinanza per tutti, la proiezione in diretta su maxi schermo del Concerto di Capodanno; ma questa è una strategia di fondo sulla quale ci sarà modo di tornare a discutere e che svilupperemo anche attraverso un rinnovato e consapevole rapporto con il mondo della scuola, riaffermando la funzione pedagogica del teatro.

Gisela! è la curiosità: di scoprire il linguaggio di uno dei più grandi compositori del ventesimo secolo, rinunziando per una volta alle rassicuranti melodie del melodramma più conosciuto. È la novità: di assistere alla prima italiana di un’opera che ha avuto riconoscimenti e successo in Europa ma che in Italia non era ancora arrivata. È l’innovazione: di una grande regista come Emma Dante che rilegge le storie che il teatro musicale racconta in maniera curiosa e innovativa ma sempre nel rispetto della verità del testo.

È anche per questo che vale la pena di iniziare, anche quest’anno, a fare un po’ di strada con il Teatro Massimo. Per alimentare quel discorso che è alla base del rapporto tra il pubblico e il suo teatro; per aggiungere elementi di curiosità intellettuale alla vita di tutti i giorni; per scoprire mondi nuovi, fatti di storie che raccontano i grandi temi sui quali da sempre ci interroghiamo; per accorgersi che un teatro può essere ogni sera non solo luogo di intrattenimento ma luogo di cultura e di pensiero, occasione per cercare risposte a domande che magari avevamo accantonato, strumento affascinante di riflessione e di crescita per tutta una comunità.

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