Il Catania punta sul made in Italy | Sacrificata la colonia argentina - Live Sicilia

Il Catania punta sul made in Italy | Sacrificata la colonia argentina

Sette acquisti messi a segno dal direttore sportivo Delli Carri in poco meno di due settimane, e tutti rappresentati da giocatori italiani. Il tutto dopo aver accantonato la schiera di sudamericani che hanno fatto malissimo nella prima parte del campionato.

calcio - serie b
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CATANIA – Sette nuovi acquisti, tutti di qualità e con un denominatore comune decisamente rilevante: sono tutti italiani. Se vogliamo metterli in ordine cronologico di arrivo, i nomi di Nicola Belmonte, Manuel Coppola, Riccardo Maniero, Raffaele Schiavi, Daniele Sciaudone, Luca Ceccarelli e Antonio Mazzotta sono quelli dei giocatori che sono andati a rivoluzionare la nuova rosa del Catania, che sta cercando in tutti i modi di risalire la china dopo una prima metà di campionato a dir poco disastrosa, in cui i rossazzurri sono finiti addirittura al penultimo posto della classifica al fianco di Latina e Crotone, e con il solo Cittadella alle spalle della compagine etnea, passata dall’inizio del nuovo anno sotto la guida tecnica di Dario Marcolin. E il mister bresciano può contare su un esercito di nuovi soldati, pronti a dare il massimo e a fornire tutte le proprie qualità per contribuire alla risalita della china di una squadra, costruita durante l’estate in maniera arruffona, ma sbandierando troppo velocemente i propositi di un’immediata risalita verso l’Olimpo della serie A.

Sono bastate tre settimane per distruggere ciò che era stato creato durante la scorsa estate, con l’amministratore delegato Pablo Cosentino che si era limitato a portare all’ombra dell’Etna due grandi giocatori, almeno per la categoria cadetta, come Emanuele Calaiò e Alessandro Rosina, riportando in Sicilia Raphael Martinho dopo la buonissima esperienza veronese e circondando i due ex senesi con elementi forse poco abituati alle situazioni di emergenza. Il riferimento riguarda soprattutto la consueta schiera di argentini, che per qualche anno ha rappresentato l’unico elemento di continuità nella costruzione della rosa del club guidato da Nino Pulvirenti, il quale si è fidato ciecamente (forse troppo) dei propri collaboratori, Cosentino in primis, e non si è reso conto del fatto che la barca rossazzurra stava iniziando ad imbarcare acqua, in maniera lenta ma costante. La scena, forse non accaduta realmente ma suggestiva da immaginare, di un Beppe Sannino che va via sbattendo la porta e senza dare spiegazioni in pubblico è stata forse l’elemento che ha fatto aprire gli occhi al patron, il quale ha chiamato un allenatore in ascesa come Marcolin e ha deciso di affidare i compiti di mercato a Daniele Delli Carri, dirigente capace e dinamico, limitando il raggio d’azione di Cosentino e ascoltando i suggerimenti della famiglia Moggi, con Luciano nel ruolo di consigliere e il figlio Alessandro abile nel portare in città Riccardo Maniero, re dei bomber della B.

Con l’ex punta del Pescara, sono arrivati a Catania altri sei giocatori, quattro a comporre il reparto arretrato e il duo Sciaudone-Coppola a rendere ancor più competitiva la linea mediana. Se aggiungiamo Terracciano, divenuto titolare tra i pali soprattutto dopo la cessione di Frison alla Sampdoria, e i già citati Rosina e Calaiò in avanti al fianco dello stesso Maniero, Marcolin potrebbe schierare una formazione di soli giocatori italiani, fatta eccezione per l’argentino Fabian Rinaudo che andrebbe a completare la linea mediana al fianco degli ex di Bari e Cesena. Una netta inversione di tendenza rispetto al passato, nemmeno così remoto, visto che da Catania sono passate decine di giocatori argentini: alcuni hanno lasciato un segno indelebile, come i vari Barrientos, Gomez, Maxi Lopez e Ledesma, mentre altri, come l’ultimo “bidone” Leto, non rientrano certamente tra le massime glorie della formazione rossazzurra. Ed è anche un modo per dimostrare, da parte soprattutto di Pulvirenti, che la lezione è stata imparata: dalla B alla A non si va grazie a scommesse vinte, ma solo puntando sulle certezze e su giocatori affamati e soprattutto italiani, come hanno dimostrato squadre come Palermo, Sassuolo e Pescara negli ultimi campionati cadetti.


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