L'appalto dei pannolini | Cirignotta rischia il processo - Live Sicilia

L’appalto dei pannolini | Cirignotta rischia il processo

L'ex manager Salvatore Cirignotta

I pubblici ministeri chiedono il rinvio a giudizio per Cirignotta, ormai in pensione, e l'archiviazione per Carlo Carollo, rappresentante dell'impresa che avrebbe dovuto aggiudicarsi la fornitura per 42 milioni.

PALERMO - L'INCHIESTA
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PALERMO – Adesso Salvatore Cirignotta, magistrato ed ex manager dell’Azienda sanitaria di Palermo, rischia di finire sotto processo. Un processo da cui dovrebbe uscire, però, Carlo Carollo, il rappresentare dell’impresa che Cirignotta avrebbe dovuto favorire “turbando” la gara per la fornitura di pannoloni.

I pubblici ministeri Daniele Paci e Daniela Varone, coordinati dall’aggiunto Leonardo Agueci, chiedono il rinvio a giudizio per Cirignotta, ormai in pensione, e l’archiviazione per Carollo. Entrambi erano finiti agli arresti domiciliari. Solo che il Tribunale del Riesame aveva annullato la misura cautelare di Carollo per “insussistenza degli indizi di colpevolezza”.

Così i carabinieri e i magistrati hanno ricostruito la vicenda dell’appalto da 42 milioni. Il 31 gennaio 2013 l’avvocato Fabio Damiani, presidente della commissione per la gara d’appalto dei pannoloni, chiede un incontro urgente al governatore Rosario Crocetta e all’assessore alla Salute, Lucia Borsellino. Damiani è scosso. Racconta delle pressioni subite il giorno prima da Salvatore Cirignotta. La sera, poi, lo hanno addirittura aggredito. Qualcuno armato di coltello ha atteso che uscisse dall’ufficio per strappargli la borsa che conteneva i documenti della gara incriminata. Dentro c’era pure l’iPhone con cui dice di avere registrato le parole di Cirignotta. Crocetta e la Borsellino corrono in Procura assieme ad Antonio Candela, allora direttore amministrativo e oggi alla guida dell’Asp 6, il primo a raccogliere lo sfogo e le paure di Damiani.

E parte l’inchiesta. Carollo è il procuratore della Fater per gli affari in Sicilia e Campania. La Fater è l’azienda che, secondo il piano di Cirignotta, avrebbe dovuto vincere la gara per la fornitura di pannoloni per 42 milioni di euro. Damiani lo dice chiaramente: Cirignotta avrebbe preteso che la Commissione per la gara rivedesse le valutazioni con cui la Fater era arrivata seconda. Come? Attribuendo all’impresa requisiti tecnici che non possedeva. Damiani aggiunge che si trattava solo delle ultime pressioni ricevute. Non solo da lui, ma pure da Giuseppe Quattrocchi. Anche quest’ultimo, nominato da Cirignotta direttore del Dipartimento strutturale di medicina riabilitativa, punta il dito contro il magistrato e manager di cui era per altro amico. Si erano conosciuti quando Cirignotta era al Dap, a Roma, e lui era medico penitenziario. E Cirignotta lo aveva voluto a Palermo per dirigere Villa delle Ginestre. Dalle dichiarazioni di Damiani e Cirignotta viene fuori lo spaccato di una gara in cui il magistrato e manager, per usare le parole del giudice, avrebbe mostrato grande “spregiudicatezza”.

Nell’atto di accusa viene ripercorsa la storia dell’appalto. Cirignotta innanzitutto nomina nel 2012 la commissione aggiudicataria. Ne fanno parte Damiani e Quattrocchi. Quindi Cirignotta, secondo l’accusa, induce Damiani a valutare le offerte presentate dalle imprese in pieno agosto, “contrariamente – si legge nelle carte dell’inchiesta – ad una prassi consolidata in base alla quale le attività venivano sospese nel mese di agosto a causa delle ferie del personale ma anche per venire incontro alle esigenze organizzative delle ditte che durante quel periodo sospendono l’attività”. Nel novembre successivo Cirignotta mostra a Quattrocchi “un documento riproducente una simulazione di verbali di gara contenenti i nominativi della Commissione, in carta non intestata, in cui una società partecipante, la Fater spa, risultava vincente, aggiungendo che avrebbe potuto consegnargli anche una pen drive con il file in formato digitale in modo tale che potesse utilizzarlo”.

Il primo riscontro arriva dalle dichiarazioni di Quattrocchi che conferma di avere ricevuto il pen drive. Dentro c’erano sono due file, “in cui erano contenute due bozze di provvedimento definitivo della valutazione tecnica, nei quali la prima classificata risultava la Fater, con i punteggi, rispettivamente, di 70 e 71 e decimali”. Punteggi, che secondo i carabinieri, non corrispondevano alle caratteristiche tecniche della Fater.

Il 29 gennaio 2013, l’ex manager convoca Damiani e Quattrocchi ai quali avrebbe chiesto di “adeguarsi al canovaccio che aveva trasmesso con il pen drive”. L’indicazione è precisa: tra la Fater e la seconda classificata deve esserci una differenza di 10-12 punti”. Alcuni giorni dopo, i carabinieri ottengono uno dei riscontri principali dell’inchiesta. Durante una perquisizione nell’ufficio di Cirignotta, dentro una cassaforte trovano una copia dei file salvati nel pen drive. Non è tutto: degli stessi documenti c’è traccia nel computer di Carollo. Il 29 gennaio 2013, dunque Cirignotta convoca nel suo ufficio Damiani al quale chiede notizie sull’esito della valutazione tecnica: “…Mi dica quale ditta è arrivata prima…”. E per spingere la Fater, racconta Damiani, Cirignotta avrebbe tirato fuori il sospetto che la ditta scelta dalla commissione avesse collusioni con la mafia. Ed è allora che avrebbe fatto pressioni su Damiani promettendo di agevolarlo negli avanzamenti di carriera se avesse accettato di fare vincere la Fater. E c’era un solo per modo per riuscirci: strappare i verbali già fatti dalla Commissione e scriverne dei nuovi.

Il 31 gennaio Cirignotta chiama di nuovo Quattrocchi e Damiani nel suo ufficio. Vuole notizie della Commissione. Capisce che a quel punto non può più intervenire. Allora chiede a Damiani di prendere tempo, fino al lunedì successivo: “Almeno posso avere, così, il tempo di chiarire la mia posizione” e li avrebbe minacciati: “Adesso da voi due voglio sapere la verità”. Ed ancora: “Adesso dovete trovare una soluzione a questo problema altrimenti ci saranno conseguenze per voi”. La conversazione viene registrata da Damiani che la fa ascoltare prima all’assessore Borsellino e al direttore amministrativo Candela, e poi ai magistrati. Il 31 gennaio stesso Cirignotta fa notificare un ordine di servizio a Damiani: da quel momento affida pieni poteri all’ingegnere Franco Giosuè per sovrintendere a tutti gli acquisti per il presidio ospedaliero Villa delle Ginestre. Secondo l’accusa, si tratta di una ritorsione di Cirignotta che in quell’occasione avrebbe scavalcato le firme del direttore amministrativo e sanitario. La denuncia contro di lui, però, è ormai partita. E arrivano gli arresti.

La bozza ritrovata nella cassaforte di Cirignotta, secondo gli investigatori, sarebbe stata scritta con il computer portatile di Carollo dal quale i periti hanno estratto un frammento di file corrispondente alla parte iniziale del verbale. Il Riesame, però, definì “insignificante” il frammento di testo ritrovato nel pc, anche perché sarebbe stato scritto su un computer aziendale e non ad uso esclusivo dell’indagato. Ed ancora: nel frammento mancava la parte con i punteggi attribuiti alla Fater. Come dire, se accordo illecito c’è stato, se davvero qualcuno ha fornito a Cirignotta il canovaccio su cui sviluppare il verbale di gara ed evitare intoppi nell’aggiudicazione illecita dell’appalto quel qualcuno non è detto che sia stato Carollo. E così per Carollo, difeso dagli avvocati Massimo Motisi e Domenco La Blasca, arrivò prima la scarcerazione e ora la richiesta di archiviazione. Resta il dubbio: chi era l’uomo che avrebbe goduto del presunto aiuto di Cirignotta?

Dal canto suo, l’ex magistrato, nel corso del suo interrogatorio, aveva detto di essere rimasto vittima di un complotto, ordito all’interno dell’Azienda sanitaria. Un complotto per sbarazzarsi di lui che aveva un progetto preciso per risparmiare anche sui pannolini, oggetto della gara incriminata. Qualcuno, a suo dire, avrebbe remato in direzione contraria.

 


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