I magistrati in politica? | "Una stortura della società" - Live Sicilia

I magistrati in politica? | “Una stortura della società”

L'avvocato Luigi Miceli

La vicenda di Vania Contrafatto, pm divenuto assessore, e la richiesta di archiviazione dell'inchiesta per diffamazione a carico del senatore Beppe Lumia restano al centro del dibattito della Camera penale di Palermo. Dure le parole del segretario Luigi Miceli (nella foto).

PALERMO – I magistrati che scelgono di fare politica? “Un intreccio, un’invasione di campo che rappresenta una delle storture della nostra società. Il sistema giustizia va aiutato facendo chiarezza. Una chiarezza che in questo caso non c’è e ciò denota la debolezza della stessa politica”.

Il caso all’ordine del giorno è quello che ruota attorno alla figura dell’ex pm e ora assessore Vania Contrafatto, al centro del dibattito della Camera penale di Palermo. Nei giorni scorsi l’organizzazione che riunisce 400 penalisti era scesa in campo in difesa dell’avvocato Ennio Tinaglia. Oggi restano dure le parole del segretario Luigi Miceli, al termine del direttivo convocato dal presidente Nino Rubino e dal vice Vincenzo Zummo.

La Contrafatto, quando era pubblico ministero, aveva chiesto l’archiviazione di un’inchiesta per diffamazione a carico di Beppe Lumia, senatore del Pd, il partito che l’ha indicata in giunta con la delega all’Energia. L’avvocato Tinaglia, nella sua memoria difensiva, ha definito Lumia “il regista del governo Crocetta”. Ecco perché, secondo il legale, non solo andrebbe respinta la richiesta di archiviazione, ma il processo dovrebbe ripartire da zero per spazzare via ogni sospetto di condizionamento. Il pm d’udienza, Renza Cescon, ha ravvisato margini per chiedere di valutare la posizione dello stesso legale.

Apriti cielo: la Camera penale “Bellavista” ha proclamato lo stato di agitazione, definendo la richiesta del pm “un attacco diretto alla libertà dell’avvocato nell’esercizio della propria funzione”. Il segretario Miceli ora ribadisce la questione: “L’Unione delle Camere penali italiane ha ripetutamente denunciato la proliferazione di un gran numero di magistrati fuori ruolo”. La conseguenza, secondo il legale, sarebbe duplice: “Da un lato si sottraggono risorse all’amministrazione della giustizia, che ne avrebbe bisogno di nuove per colmare l’arretrato, e dall’altro si ha una contaminazione delle funzioni”.

Miceli tira fuori una citazione di Pietro Calamandrei, il quale riteneva fisiologico il fatto che “in ogni interpretazione giuridica vi sia un certo margine di scelta politica”, proprio perché la legge si ispira alla ratio “politica” di chi l’ha formulata. La citazione del padre dei giuristi serve ai rappresentanti della Camera penale palermitana per tracciare il confine dell’unico intreccio da loro “ammesso” fra politica e magistratura. I ruoli devono, però, restare sempre distinti “altrimenti il cittadino è disorientato. Tinaglia non ha fatto altro che ricordare come la chiamata in politica di un magistrato non arrivi dall’alto, ma si intessono relazioni, anche per merito, che portano il politico a scegliere il magistrato”. Come uscirne fuori? “Innalzando i paletti – spiega il legale – fino a vietare che si possa fare politica nello stesso distretto in cui si è esercitato il ruolo di magistrato”.

I penalisti non lo dicono apertamente, ma probabilmente si attendono un gesto di distensione da parte della Procura per capire se la richiesta di trasmissione del verbale di udienza sia un caso estemporaneo, come loro stessi ritengono, oppure sia il sintomo “palermitano” di un malessere generale. C’è la convinzione, infatti, fra i rappresentanti, locali e nazionali, dell’avvocatura che sia in atto un tentativo di attribuire la responsabilità delle inefficienze del sistema giustizia agli avvocati, mentre “le inefficienze dipendono da chi lo gestisce e tutto si può dire tranne che gli avvocati gestiscano la giustizia”.

Stavolta il riferimento è ad una partita tutta nazionale e che punta il dito contro la presenza di “soli magistrati negli uffici del ministero dove vengono operate le scelte legislative che incidono sulla giustizia”.


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