Quando un messaggio |cambia la vita - Live Sicilia

Quando un messaggio |cambia la vita

La messaggistica ha cambiato la nostra vita. Ha sovvertito il modo di comunicare, lo ha reso immediato.

Per una eterogenesi dei fini, studiando la fenomenologia e le normative relative al reato di stalking, che nelle fasi iniziali e ancora incruente si attua mediante l’utilizzo di dispositivi elettronici (peraltro efficaci sussidi nella prevenzione e nel primo soccorso), col perseguitare le vittime con migliaia di telefonate, sms e comunicazioni indesiderate di ogni genere, mi chiedevo se ogni tanto un messaggio possa, piuttosto, fare del bene.

La messaggistica ha cambiato la nostra vita. Ha sovvertito il modo di comunicare, lo ha reso immediato. La scrittura di messaggi attraverso il telefono cellulare (l’acronimo SMS significa, appunto, Short Message Service) ha iniziato a diffondersi quando il telefonino è entrato nell’uso quotidiano di fasce della popolazione sempre più ampie come strumento di scrittura. E rapidamente ha affiancato, e spesso ha sostituito, non tanto le modalità più tradizionali, come le lettere (ve le ricordate?), quanto le telefonate, segnando paradossalmente il ritorno alla scrittura: una scrittura diversa, ovviamente. Nasceva, difatti, quella che gli esperti della comunicazione hanno definito la neoepistolarità tecnologica, che ha ricevuto dalla telefonia un impulso decisivo. Eppure, oggi che siamo dipendenti da skaippate e uozzappate, ci siamo già dimenticati di quando, irrompendo nelle nostre esistenze, gli sms provocarono una svolta epocale nel mondo della telecomunicazione agli albori degli anni Novanta. E se il passaggio dalle telefonate agli sms non sempre ha migliorato le relazioni, di certo le ha trasformate. Rispetto alla chiamata tradizionale, il messaggio doveva essere necessariamente breve, informale e veloce. Ed era, dato non secondario, più economico. Oggi, sebbene soppiantato da modalità di scambio più fulminee, ancora assolve ad alcune funzioni. Qualcuna positiva.

Un emblema del messaggio benefico: per supportare le organizzazioni onlus, come pubblicizzano le tv, i siti ufficiali e i canali social, è sufficiente fare esattamente ciò che fareste per comunicare qualcosa a un amico. Si manda un messaggio e si dà un contributo.

Un celeberrimo spot, girato da Alessandro D’Alatri nel lontano 1993, vedeva Massimo Lopez nei panni d’un condannato a morte della legione straniera. Sullo sfondo assolato del deserto africano, ammantato di bianco, più infastidito che preoccupato, esprimeva il suo ultimo desiderio davanti a un plotone di esecuzione: e cominciava a parlare al telefono, mentre in un surreale srotolamento di immagini e cambiamento di toni musicali, la tesa atmosfera iniziale si scioglieva in un tormentone senza fine, condensato nello slogan ‘una telefonata allunga la vita’. E anche un messaggio, a quanto pare, può riuscirci.

Uno chef del Somerset, Jamie Brooks, era arrivato a pesare più di duecento chili a soli 31 anni, rischiando di non avere lunga vita. Come raccontato dal magazine britannico Metro.co.uk, il sofferto viaggio del giovane cuoco verso il raggiungimento del peso-forma è cominciato quando un suo amico, il quarantaseienne venditore di camper Neil Williamson, non solo lo ha indotto a seguire una dieta più sana, ma, per un anno intero, e, soprattutto, durante le sei difficilissime settimane di avvio della dieta e del drastico cambiamento di stile di vita, ha sostenuto moralmente Jamie inviandogli ogni mattina un messaggio. Il testo? Fermo e conciso. Seriamente convinto che l’amico avesse bisogno di smettere di piangersi addosso e ricominciare a lottare, ha messo in pratica, piuttosto che manifestare una compassione inutile, quello che gli Inglesi, con efficace quanto intraducibile espressione, chiamano thoug love (amore ‘duro’). E per dargli la spinta giusta per uscire dai problemi, gli scriveva nel quotidiano sms un messaggio che lo scuotesse: ‘sei un f…… ciccione’. C’è da dire che forse non era del tutto ortodosso: ma c’è anche da dire che era quel che ci voleva. E così lo chef in un intero anno è riuscito a dimagrire, perdendo ben 130 chili.

Un messaggio estremo, a un soggetto, tuttavia, sregolato in modo estremo, che mangiava a tutte le ore del giorno, e persino di notte, quando usciva per acquistare cibo da asporto. L’inusitata pressione psicologica, che Neil ha proseguito inventandosi gemme motivazionali da mandare in messaggio all’amico, della serie ‘morirai prima dei 40’ (‘you’ll be dead by the time you’re 40’) ha provocato un effetto sorprendente. In buona sostanza, potrebbe non essere l’idea che ognuno di noi ha di aiuto, ma con Jamie ha funzionato; egli stesso ha spiegato che ci sono volute tutte e sei quelle settimane per motivarlo a fare qualcosa per se stesso. Felice di averlo fatto, è pieno di gratitudine, e dichiara che Neil gli ha letteralmente salvato la vita e che non è mai stato così felice. Non aveva fatto piani per il futuro perché pensava di morire giovane, ha dichiarato, ma oggi è un uomo nuovo.

“What an inspiration”. Conclude la giornalista Siam Goorwich. Davvero una buona ispirazione. Come quella che, qualche giorno fa, ha indotto, seppure nella disperazione più cupa, un quarantenne del padovano a inviare l’ultimo messaggio. Prima di compiere un gesto irrevocabile, l’uomo ha comunicato alla moglie con un sms di volersi togliere la vita. La donna è accorsa e, con l’aiuto di un carabiniere, lo ha potuto rianimare con un massaggio cardiaco in extremis.

Schopenauer diceva che la vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia. In attesa che si fermi, però, il destino fa qualche scherzo. E, talvolta, si serve di un messaggio.

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