Faraone ai domiciliari, anzi no | Finiti i braccialetti elettronici - Live Sicilia

Faraone ai domiciliari, anzi no | Finiti i braccialetti elettronici

L'ex consigliere comunale di Palermo Pino Faraone

In teoria può tornare a casa. In pratica Pino Faraone, consigliere comunale di Palermo, resta nella cella del carcere Pagliarelli dove è rinchiuso per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

PALERMO - IL CASO
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PALERMO – In teoria può tornare a casa. In pratica resta in cella. La concessione degli arresti domiciliari a Pino Faraone era vincolata all’applicazione del braccialetto elettronico, ma per il dispositivo c’è una lista di attesa.

Lo hanno mandato ai domiciliari cinque giorni fa. Non può uscire, però. Il politico accusato di tentata estorsione è uno dei tanti detenuti che aspettano i nuovi braccialetti. La vecchia dotazione, infatti, è andata esaurita e si deve attendere che si liberi qualche dispositivo. Difficile quantificare quanto tempo dovrà trascorrere ancora al carcere Pagliarelli. La penuria di braccialetti è una faccenda nazionale. La Telecom, che ha firmato una convenzione con il ministero, ne ha messo a disposizione 2000 in tutta Italia, pagati a suon di milioni. Sono stati tutti applicati. Insomma, bisogna prenotare la cavigliera antistrappo, impermeabile e resistente al fuoco per controllare a distanza i detenuti. Un sistema che ha fatto molto discutere, soprattutto per i costi, ma che viene considerato utile a svuotare le carceri sovraffollate.

Faraone, in teoria, doveva tornare a casa lo scorso 13 febbraio, quattro giorni dopo l’arresto con l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Su richiesta degli avvocati Anthoni De Lisi, Marina Cassarà e Vincenzo Zummo, i giudici del Tribunale del Riesame hanno stabilito che la detenzione domiciliare basta ad evitare i rischi di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato. A favore dell’indagato ha pesato il fatto che gli viene contestato un singolo episodio di tentata estorsione, quella ai danni di un imprenditore del settore elettrico che prima aveva negato e poi ammesso di essere vittima del racket. Faraone, che sarebbe stato l’ambasciatore dei boss di San Lorenzo per l’imposizione della messa a posto, inoltre non ha precedenti penali.

Non è stato, invece, considerato reale il pericolo di fuga del consigliere comunale coinvolto nel blitz Apocalisse 2 contro la mafia di Resuttana e San Lorenzo. Faraone avrebbe già dato prova di non avere alcuna intenzione di scappare visto sapeva ormai da mesi che su di lui si erano concentrate le attenzioni degli investigatori. La concessione dei domiciliari, però, era vincolata all’applicazione del braccialetto elettronico. Faraone è in lista d’attesa.


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