Attaguile: "Lombardo? |L'ho portato io alla Dc" - Live Sicilia

Attaguile: “Lombardo? |L’ho portato io alla Dc”

Intervista con Angelo Attaguile, segreterio nazionale del Movimento di Salvini. E come presidente onorario del Calcio Catania spiega: "Pulvirenti non ha bisogno di consigli".

Movimento "Noi" di Salvini
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CATANIA – I sondaggi dicono che Noi con Salvini sia la prima forza politica, o giù di lì, del centrodestra anche siciliano. C’è fermento dalle loro parti. Anche per l’organizzazione della manifestazione a Roma di sabato. Da qui, fanno sapere, partiranno almeno 1000 persone. Cifra di un cambiamento in corsa. La versione 2.0 della Lega Nord in chiave nazionale vede oggi al vertice Angelo Attaguile, il presidente onorario del Calcio Catania. Politicamente democristiano, “orgoglioso di esserlo”. Un seguace di Luigi Sturzo e Aldo Moro. Il suo studio trasuda storia Dc. Dietro al tavolo, incorniciato, c’è uno dei primissimi manifesti dello scudocrociato. Un cimelio per collezionisti. Sulla scrivania tanti elefantini e dietro un settore dedicato al team rossoazzurro. Poi ci sono le foto con il leader del bianco fiore ucciso dalle Br, altri scatti amarcord, e al centro la stretta di mano quello che la stampa definisce “l’altro Matteo”. Forse la segnaletica di un percorso ancora tutto da decifrare e percorrere.

E allora, fu eletto alla Camera in quota Mpa, da dove il passaggio nella Lega?

“Una svolta che nasce da una necessità. La Lega aveva diciannove deputati e per formare il gruppo ne serviva un ventesimo. Mi hanno avvicinato quindi Cota, poi Giovanni Fava e alla fine Giorgetti, il capogruppo. Fu lui a propormi che sarebbe stata aggiunta la dicitura autonomie nel nome. Per me fu un richiamo immediato agli insegnamenti di Sturzo”.

Ci faccia capire il nesso.

“Insomma, io sono di formazione Dc, uno sturziano al centro per cento. Autonomia e federalismo sono per me un chiodo fisso. Ecco, in quel momento ho pensato che nel Carroccio avrei ritrovavo quella narrazione, quella battaglia. Almeno ci speravo. In politica non c’è solo calcolo elettorale, ma anche speranza. Insomma, allora la Lega era al 3%. Non c’era nulla da guadagnare. Il caso volle poi che Matteo Salvini fosse eletto segretario federale. Ancora non lo conoscevo. Ma appena l’ho ascoltato al congresso di Torino, lì ho capito che qualcosa fosse cambiato davvero”.

Ancora non lo conosceva?

“Il primo incontro con lui è stato proprio a Torino, in ascensore. In albergo eravamo allo stesso piano. Allora gli ho fatto presente che ero il siciliano della Lega e lui è stato subito accogliente. Ci siamo capiti. Questione d’impressioni, la politica è anche questo”.

Beh, sembra che sia scoccata qualcosa di più di una semplice impressione.

“Sicuramente. Si arriva dunque alle elezioni europee e c’era da decidere sul da farsi. Mi sono confrontato con i due parlamentari dell’Mpa eletti assieme a me, ho sentito pure Lombardo. Ecco, lui mi ha detto che non era interessato ad andare con la Lega. Per me era questione invece di correttezza, avendo già dato loro la mia disponibilità. Mi sono impegnato quindi di prima persona candidandomi”.

Qualcuno pensa che lei sia l’uomo di Lombardo nel Carroccio. È così?

“Non mi faccio mica strumentalizzare da lui. Non sono un lombardiano. Semmai un suo amico”.

Nulla di più?

“Guardi, io sono orgogliosamente democristiano. Per quanto riguarda Raffaele, se proprio dobbiamo dirla tutta,l’ho portato io nella Dc. Lui, prima, era nell’Msi. Dopo un anno che lo nominai delegato del movimento giovanile, e dopo che contribuì alla sua elezione a consigliere a Catania, lui ha abbandonato la mia corrente. Con Scalia ha fatto la sua, finendo addirittura nella sinistra del partito. Io sono e resto un moroteo”.

E lui perché non era convinto di andare con la Lega?

“Credo che Lombardo non guardasse al progetto politico, ma a quello elettorale. E in quell’ottica ha meglio preferito schierarsi con Forza Italia tramite Innocenzo Leontini. Quando fece l’alleanza con Bossi, nel 2006, la chiave era solo elettorale. Non c’era altro”.

Cosa le ha detto in merito al suo incarico di segretario nazionale di Noi?

“L’ultima volta che ci siamo visti, mi ha detto che non vuole far più politica. Si è disimpegnato per i problemi giudiziari che tutti sapete. Spero che li risolva presto. Si è però congratulato con me e mi ha detto che ci ho visto bene”.

La sua è una storia particolare. Vecchio Dc, ma quello attuale è il primo mandato parlamentare. Dov’è stato in questi anni?

“Mi sono ritirato dalla politica a seguito dei miei problemi giudiziari. E sono tornato dopo che li ho risolti. Ma ci sono voluti vent’anni, la revisione del processo e la condanna del giudice Amato. Tornando in politica, ho ritrovato Raffaele Lombardo e l’impegno per l’autonomia”.

E Giuseppe Arena?

“Lo conosco come tifoso del Catania, ha un grande attaccamento ai colori rossoazzurri. Dopo le regionali hanno rotto con l’Mpa. Non ho portato, come qualcuno pensa, un lombardiano in Noi. Ho stima e simpatia di lui. Posso dire che ha veramente una grande intelligenza politica”.

State facendo un pensierino alla presidenza della Regione?

“Beh, il progetto Noi con Salvini è recepito bene dai siciliani. C’è tanta attesa e credo che saremo il primo partito del centrodestra anche qui. Chiederemo ai siciliani la guida della Regione. Non è mio obiettivo fare il Presidente, ma uno dei nostri lo potrà fare tranquillamente”.

Siete in cerca di adesioni?

“Oggi sono gli altri che ci cercano. A Cateno De Luca abbiamo chiuso le porte. A noi non interessa acquistare consiglieri comunali o regionali. Lo stile di Articolo 4 non ci piace. La regola è chiara: chi ha già avuto due mandati da parlamentari e ha carichi giudiziari non può essere candidato”.

Com’è la Catania di Enzo Bianco?

“Non sta realizzando quello che ha promesso. Catania ha bisogno di un personaggio diverso. E non ha bisogno di richiamati: lui ha già lasciato la città una volta per far il Ministro. Noi vogliamo finalmente un catanese sindaco”.

Che dite sulla proganda dell’Isis, temete un attacco in Sicilia?

“Beh, l’invasione incontrollata di immigrati può aprire le porta a possibili terroristi. Mi sembra logico. Non siamo razzisti, siamo per una immigrazione controllata. I veri razzisti sono quelli che speculano sugli immigrati con i soldi pubblici”.

Lei è un Dc, ma Salvini ha un linguaggio che piace tanto a destra. Dov’è la sintesi?

“Se parlare chiaro è di destra, beh siamo tutti di destra. Il nostro poi è un partito plurale e ci candidiamo a esserlo sempre di più. Dialoghiamo con chiunque condivide i nostri punti”.

E il Calcio Catania. Come vede questa fase anemica. Ha consigli per il presidente Pulvirenti?

“Ovviamente, mi auguro che possa tornare in Serie A. Consigli, Pulvirenti, non ne ha bisogno. Ha tenuto la squadra dignitosamente in alto. Certo, qualche problema, oggi, evidentemente c’è. Credo che sia necessaria una buona dose di serenità per ritrovare i successi che la squadra merita”.


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