La musica, l'alcol, la violenza | E la ragazza divenne "facile preda" - Live Sicilia

La musica, l’alcol, la violenza | E la ragazza divenne “facile preda”

Sono durissime le parole con cui il pm ha chiesto e ottenuto l'arresto di due giovani finiti ai domiciliari con l'accusa di avere violentato una minorenne in macchina all'uscita da una discoteca (clicca qui per leggere il servizio di cronaca). Durante l'interrogatorio uno si è avvalso della facoltà di non rispondere, l'altro si è difeso: "Rapporti sessuali consenzienti". La chat di Facebook decisiva per le indagini.

PALERMO - IL CASO
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PALERMO – Una “ragazza avvenente dalla non perfetta lucidità temporanea”, rimasta da “sola in un locale dove la confusione garantisce anonimato e sicurezza d’azione”. Manuela, il nome è di fantasia, diventa così una “preda pescata in un modo facilissimo”.

Sono durissime le parole con cui il pubblico ministero Ennio Petrigni ha chiesto e ottenuto l’arresto dei due giovani finiti ai domiciliari con l’accusa di avere violentato una minorenne in macchina all’uscita da una discoteca di Palermo. Davanti al pm li ha interrogati, uno dei due, difeso dall’avvocato Mauro Torti, si è avvalso della facoltà di non rispondere, l’altro, accompagnato dall’avvocato Loredana Lo Cascio, si è difeso. Nessuna violenza, ma un rapporto sessuale consumato con una coetanea consenziente.

Da qualsiasi prospettiva la si guardi viene fuori una bruttissima storia di cronaca. I protagonisti sono tre ragazzi, di diciotto anni o poco più. La vittima, all’epoca dei fatti, ne aveva diciassette. Frequentano ancora la scuola. Vivono una vita molto social. Vanno a ballare in discoteca. Purtroppo la loro esistenza, ad un certo punto, sprofonda nella paura e nello sconforto per la ragazza e nel carcere per i due ragazzi.

Una notte i genitori danno alla ragazza il permesso di andare in una nota discoteca in compagnia di due cugini. Il diktat è rientrare a casa alle due e mezza. La figlia non rincasa. I genitori chiamano i cugini che non hanno idea di dove sia finita. A quel punto padre e madre vanno in discoteca a cercarla. Un buttafuori l’ha vista andare via mentre “barcollava e veniva sorretta da due ragazzi”. Al rientro a casa Manuela è stordita. “Sono stata una scema, ho bevuto troppo – racconta alla madre – ho conosciuto dei ragazzi nel privè. Poi questi mi hanno allontanata e altri due ragazzi che non conoscevo mi hanno accompagnato a casa”.

Quattro giorni dopo la vittima si confida con la mamma. I due ragazzi hanno abusato di lei in macchina. La minorenne racconta che quella notte era “in totale soggezione, stordita e indifesa. Mi girava tutto intorno, mi sono liberata quando ho vomitato sulla tappezzeria”. Manuela non avrebbe dovuto bere. Assume degli psicofarmaci che fanno a pugni con l’alcol. Ed invece si era lasciata prendere la mano, utilizzata per afferrare la bottiglia di wodka che girava nel privè: “So che non devo bere, e una parte di me lo ripete sempre… purtroppo sono senza pensieri, mi diverto, sto bene, allora mi illudo che un bicchiere o due non possono farmi niente di male, ma ovviamente mi sbaglio”.

I due coetanei si offrono di accompagnarla a casa. In macchina accade l’irreparabile. I ragazzi avrebbero approfittato di lei, mentre urlava “no, no, ti prego”. Poi, più “nulla, piangevo e basta e non riuscivo a dire niente”. All’indomani la vittima parla nella chat di Facebook con uno due presunti violentatori, che le scrive: “… io non sono venuto a cercarti… siamo maschietti, difficile rifiutare una ragazza che ti vuole… ti ho accompagnato a casa e cercavo in tutti i modi di renderti tranquilla perché forse dopo averlo fatto ti sei sentita in colpa”. I dialoghi sul social network offrono “un’inaspettata e indiretta conferma nei dialoghi via Facebook”, scrive il giudice.

Di tutt’altro avviso il pm che ha chiesto l’arresto dei due ragazzi e il giudice per le indagini preliminari Vittorio Anania che li ha mandati ai domiciliari: anche ipotizzando la “disinvoltura (della ragazza ndr)” risulta evidente che “era connessa solo ed esclusivamente a quel manifesto stato di ubriachezza per altro mista ai farmaci che la ragazza aveva assunto”. Il suo racconto viene ritenuto credibile, non c’è alcun motivo per ritenere che la sua ricostruzione sia fantasiosa.  Ecco perché i due minorenni avrebbero sfruttato lo stato confusionale della ragazza e meritano di stare agli arresti domiciliari.


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