Pta di Giarre, è il giorno di Scavone |“I progetti sono questione politica” - Live Sicilia

Pta di Giarre, è il giorno di Scavone |“I progetti sono questione politica”

E’ stato il senatore Antonio Scavone, imputato nel processo sull’appalto senza gara del sistema di informatizzazione del Pta di Giarre, a salire sul banco dei testimoni.

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CATANIA. L’atteso esame di Melchiorre Fidelbo, marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro e imputato principale nel processo sull’affidamento diretto del sistema di informatizzazione del Pta di Giarre, slitta al 21 aprile. Stamani è l’ex manager dell’Asp di Catania, il senatore Antonio Scavone, accusato di truffa aggravata e abuso d’ufficio, insieme agli ex funzionari dell’azienda sanitaria etnea Giuseppe Calaciura e Giovanni Puglisi, e allo stesso Fidelbo, a salire sul banco dei testimoni.

L’ex direttore generale ripercorre in aula, davanti alla terza sezione penale del tribunale di Catania, presieduta da Anna Rosa Castagnola, tutte le fasi precedenti alla realizzazione della Casa della Salute, poi divenuta Presidio territoriale di assistenza, fino all’agosto del 2009, data in cui alla guida dell’Asp di Catania subentra Giuseppe Calaciura.

Nell’aprile del 2007, ricorda Scavone, l’Ordine dei Medici di Catania invia una nota all’Asp, a firma del vice presidente Salvatore Sciacchitano, nella quale viene offerta collaborazione per la progettazione della Casa della Salute, tra gli obiettivi emanati dal Ministero alla Salute per decongestionare gli ospedali. E’ a fine maggio che avviene l’incontro nella sede dell’azienda sanitaria con Melchiorre Fidelbo, Salvatore Sciacchitano ed un altro medico, Giovanni Benedetto. I tre interlocutori sottolineano l’opportunità prevista nella finanziaria e la competenza maturata da Fidelbo, che aveva seguito l’intera vicenda. “Io dissi loro – spiega Antonio Scavone – che l’ideale sarebbe stato realizzare la struttura all’interno di un ospedale. Suggerii il nosocomio di Giarre che per me era una spina nel fianco. Un ospedale enorme, aperto dopo 40 anni di vicissitudini, tra cui la presenza di colonne con cemento depotenziato, e con gravissime insufficienze generali”.

L’ex direttore generale, pur dichiarando di non aver mai creduto che il progetto andasse in porto, visti anche i ritardi ministeriali e il silenzio della Regione, chiede però di far entrare l’Asp nel Consorzio Sd@ e di presentare il progetto, promettendo di inviarlo all’assessorato regionale alla Sanità, unico interlocutore nella vicenda.

“Il mio unico obiettivo era costruire un rapporto con il Consorzio Sd@ – spiega Scavone – che gestiva il Registro Tumori Integrato, paradossalmente non affidato, come avrebbe dovuto essere, all’azienda sanitaria”.

Incalzato dal pubblico ministero Alessandro La Rosa, il teste dichiara di aver inviato il progetto solo al competente assessorato, e non all’ispettorato regionale della sanità. “Ho appreso solo da indagato – ricostruisce Scavone – che il mio direttore amministrativo Maurizio Lanza aveva inviato a Saverio Ciriminna, probabilmente su sua richiesta, il frontespizio del progetto”. Il pm sottolinea come l’unico progetto ad arrivare a destinazione fu proprio quest’ultimo. Di quello inviato all’assessorato non è stata trovata traccia.

Emerge un rapporto conflittuale tra Scavone e il dirigente dell’ispettorato regionale alla Sanità. “Dopo Gesù c’era Ciriminna per tutto – prosegue in aula l’ex manager dell’Asp – Era ai vertici della sanità da 30 anni e tutti dovevano avere a che fare con lui. E, pur storcendo il naso, alla fine soggiacevano a lui. Non io”.

Nel dicembre del 2008, quando ormai il progetto Casa della Salute sembra definitivamente morto, prosegue ancora Scavone, Melchiorre Fidelbo invia un’email all’azienda sanitaria con il parere rilasciato dal funzionario Saverio Ciriminna e il timbro del ministero della Salute.

L’unico colloquio telefonico sulla vicenda con Ciriminna, prosegue Scavone, avviene tramite Fidelbo o Sciacchitano, alla vigilia della conferenza dei servizi indetta irritualmente dallo stesso funzionario. “Nel corso di quell’incontro a cui non ho preso parte – dice ancora Scavone – venne chiesto all’Asp di Catania di integrare il progetto già presentato. Io lo feci puntualmente e lo inviai nel maggio del 2009 non a Ciriminna ma al mio interlocutore, l’assessorato regionale alla Sanità. Ad agosto lasciai l’azienda sanitaria e non ho più saputo nulla del progetto se non ad una settimana dall’inaugurazione del Pta, su invito di Fidelbo e del mio successore all’Asp”.

Il progetto finale prevedeva di destinare, a fronte di un presunto finanziamento di un milione e mezzo di euro, 500mila euro al personale e altrettanto agli interventi strutturali all’ospedale, e circa 150mila euro alla parte informatica.

E’ nel finale che Antonio Scavone ribadisce i motivi delle sue perplessità sul buon esito del progetto Casa della Salute. Era la politica a determinare tutto.

“Degli obiettivi emanati dal Ministero nel 2007 non se ne realizzò quasi nessuno – spiega il senatore Scavone – E’ tutta una questione politica. All’epoca – sottolinea – c’era un ministro donna del Pd. Guarda caso in Emilia Romagna furono 31 i progetti realizzati, a differenza delle altre regioni dove al massimo ne andarono in porto uno o due”.


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