Sesso fra cugini, poi la denuncia | Violenza, assolto grazie a Facebook - Live Sicilia

Sesso fra cugini, poi la denuncia | Violenza, assolto grazie a Facebook

Protagonista un giovane iscritto alla facoltà di Lettere e filosofia accusato dalla cugina, studentessa pure lei ma in Giurisprudenza. Le presunte "false" accuse smascherate grazie al diario di Facebook.

IL CASO A PALERMO
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PALERMO – Una relazione tenuta nascosta, l’infamante accusa di violenza sessuale, il processo e infine l’assoluzione. Sono le tappe della vicenda che ha avuto per protagonista un giovane studente di Lettere e filosofia accusato dalla cugina, studentessa pure lei ma in Giurisprudenza.

Ha rischiato grosso il giovane. L’anno scorso aveva deciso di lasciarsi alle spalle la brutta storia patteggiando una pena a due anni e mezzo. Aveva pure risarcito con ventimila euro la cugina. Non vedeva altra via di uscita. Il giudice per l’udienza preliminare, però, disse che la pena era troppo bassa.

Nel frattempo il giovane ha cambiato legali e sono partite le indagini difensive degli avvocati Massimo D’Angelo e Gianfranco Viola. Indagini che sono arrivate ad una svolta soprattutto grazie a Facebook, O meglio grazie al “diario” che all’epoca della richiesta di patteggiamento non c’era ancora. Si tratta di una caratteristica che archivia, giorno per giorno, la propria attività sul social network. La giovane vittima, che aveva 15 anni quando avrebbe subito le violenze, non aveva cancellato la cronologia della sua vita virtuale.

E così sono venute fuori frasi d’amore e centinaia di fotografie che aveva inviato al ragazzo che additava come suo carnefice. Scatti di epoca successiva a quando sarebbero iniziate le attenzioni sessuali del cugino. Prima il sesso via web cam e poi quelle sul letto di casa.

È a casa, infatti, che la storia venne scoperta per la prima volta. La madre della ragazza tornò improvvisamente e sorprese la figlia con il nipote nascosto dentro l’armadio. È ora che la ragazza raccontò di essere stata costretta ad avere rapporti sessuali. “Lo ha fatto per giustificarsi agli occhi della madre, per nascondere il peccato di quella relazione”, hanno sempre sostenuto i legali.

Una tesi che, alla luce delle indagini difensive, ha convinto anche il pubblico ministero che ha chiesto l’assoluzione dell’imputato. Assoluzione decisa dal giudice per l’udienza preliminare Guglielmo Nicastro con la formula piena “perché il fatto non sussiste”.


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