Cala Levante in regola | Chiusa l'inchiesta per abusivismo - Live Sicilia

Cala Levante in regola | Chiusa l’inchiesta per abusivismo

L'ingresso del Cala Levante all'Addaura

Nessuna irregolarità. Nessun abuso edilizio è stato commesso dai titolari del Cala Levante, noto locale all'Addaura. Che adesso si scagliano contro la “classe burocratica vessatoria”.

PALERMO – Nessuna irregolarità. Nessun abuso edilizio è stato commesso dai titolari del Cala Levante, noto locale all’Addaura. Che adesso si scagliano contro la “classe burocratica vessatoria”.

“È evidente che il battuto cementizio limitrofo al castelletto che gli viene contestato era già presente alla data di inizio dei lavori”: con queste parole il pubblico ministero Enrico Bologna ha chiesto l’archiviazione, accolta dal giudice per le indagini preliminari, dell’inchiesta a carico di Luca Insalaco, legale rappresentante dell’associazione Okeanos e di Giovanni Paternò, amministratore unico della Punta Levante srl. Erano accusati di avere violato il Testo unico per l’edilizia del 2001.

Nel 2013, durante i controlli dei vigili urbani, venne contestata la presenza di un chiosco e di una pedana in legno oltre che della rete metallica di recinzione. Opere per le quali era stata rilasciata, un anno prima, un’autorizzazione dall’Ediliza privata del Comune di Palermo. Così come regolare era ed è la concessione dei 1.054 metri quadrati di suolo demaniale marittimo. Poi, saltò fuori la piattaforma di cemento che, però, così hanno sempre sostenuto gli indagati, esisteva prima del loro arrivo all’Addaura.

I due indagati, incassata l’archiviazione, passano al contrattacco. Puntano il dito contro chi ha eseguito “continui e costanti controlli infondati nei confronti di attività produttive in regola”. “Ho ricevuto dai miei assistiti mandato di considerare l’opportunità di adire l’autorità giudiziaria al fine di valutare le gravi inadempienze e trascuratezze dei soggetti – spiega l’avvocato Alessandro Martorana – che hanno proceduto ai controlli nella sede dello stabilimento. Infatti, come si evidenzia dalle motivazioni della richiesta di archiviazione del pubblico ministero, immediatamente condivisa dal Gip, gli agenti hanno contestato il difetto di un’autorizzazione amministrativa che invece la società aveva già da tempo ottenuto oltre ad altre supposte irregolarità che si sarebbero potute verificare facilmente da parte dei verbalizzanti. Tale volontà dei miei assistiti – conclude il legale – non è mossa da motivi di carattere economico ma soltanto per non lasciare impuniti ostruzionismi e negligenze da parte delle autorità competenti. Non possiamo non segnalare il grave disagio che continuamente la pubblica amministrazione arreca al cittadino imprenditore e per questo chiediamo tutela giudiziaria”.

Amarezza nelle parole di Paternò: “Ho aspettato l’esito positivo di questa incredibile vicenda per dimettermi da amministratore unico perché, dopo una vita a ricoprire incarichi delicati e pieni di responsabilità, sono stato costretto per la prima volta ad essere difeso da un avvocato per reati inesistenti. Siamo stanchi di lottare ogni anno contro una classe burocratica vessatoria che fa di tutto per ostacolare un’’attività che vuole rispettare le leggi. Burocrazia autoreferente spesso addirittura poco dotta e presuntuosa per cui devi essere più preparato di essa per riuscire a superare gli ostacoli, ma comunque dopo stancanti e costose vicissitudini”.

Paternò guarda avanti e lancia una stoccata: “Voglio sperare che per il futuro le autorità competenti, il sindaco in primo luogo, diano direttive precise, possibilmente anche ruotando i funzionari, affinché le leggi non siano interpretate solo per ostacolare, affinché possano andare celermente avanti le iniziative che intendono rispettare le norme, affinché le imprese non siano vessate da asfissianti e frequenti controlli sempre in merito alle stesse fattispecie in quanto il controllore bravo e preparato si accorge subito se un’attività intende rispettare le norme”.


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