Marina e il suo dolore in piazza | "Una legge sull'omicidio stradale" - Live Sicilia

Marina e il suo dolore in piazza | “Una legge sull’omicidio stradale”

La vedova di Roberto Cona, rimasto ucciso in un incidente stradale un anno e mezzo fa, racconta la sua battaglia per l'introduzione del reato di omicidio stradale. Numerosi sit-in nelle piazze italiane.

l'intervista
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3 min di lettura

PALERMO –  Non sono più che un paio di squilli. All’altro capo del telefono una voce risponde pacata e trasmette una serenità che non ci si sarebbe aspettati. È Marina Fontana, vedova di Roberto Cona, rimasto ucciso in un incidente stradale un anno e mezzo fa. La voce di Marina si spezza mentre ricorda gli istanti che hanno preceduto l’incidente, il 26 luglio 2013. Poi ritrova la sua pacatezza e racconta dei sit-in che si terranno domani in diverse città italiane, per chiedere l’approvazione della norma che istituisce il reato di omicidio stradale. Con l’hashtag #omicidiostradalesubito l’iniziativa proposta da Marina su facebook si è diffusa rapidamente sui social network, ricevendo adesioni da tantissime piazze, in cui domani si terranno i sit-in, contestualmente a quello organizzato a Palermo. “Dopo l’ennesima sentenza della Cassazione, che ha annullato la pena all’autista che ha ucciso contromano quattro ragazzi francesi, ho pensato che fosse giunto il momento di scendere in piazza”.

Per chiedere una corsia preferenziale alla vostra proposta di legge.
“Sì. Troppe volte si è discusso dell’istituzione del reato di omicidio stradale. Invece aspettiamo ancora una data che viene sempre posticipata, mentre la proposta di legge che istituisce il reato di omicidio stradale è ferma al Senato da diversi mesi”.

Dunque domani scenderete in piazza, manifestando in sit-in in diverse città.
“Siamo davvero tanti, ho ricevuto adesioni da moltissime città italiane, da Roma a Milano, da Bari fino a Bologna, passando per Grosseto, Augusta, Monza, Reggio Calabria, Napoli, Torino, Messina, La Spezia, L’Aquila, Gorizia, Alessandria. In quest’ultima città saranno presenti i familiari dei quattro ragazzi francesi vittime della strada”.

E, naturalmente, sarete anche a Palermo.
“Sì, qui l’appuntamento è per le 17, davanti alla prefettura. Mi auguro davvero che in città ci sia molta gente, ormai si è sparsa così tanto la voce che sono portata a ben sperare. Anche perché questa manifestazione spontanea, nata da un post su Facebook è la dimostrazione che se si vuole, si può essere uniti per una giusta causa”.

Negli scorsi giorni lei ha lanciato diversi appelli, tra cui due rivolti a Papa Francesco e al Capo dello Stato, Sergio Mattarella.
“Papa Francesco ha dato un segnale importante qualche giorno fa, a Napoli, indossando un casco per sostenere la campagna sulla sicurezza. Ho chiesto che domani le messe siano dedicate alle tantissime vittime della strada e ai loro familiari. Mi sono rivolta al Pontefice anche perché lui ha subito sulla sua pelle il dolore per la perdita di familiari sulla strada. Confido che il mio appello non resti inatteso”.

Mentre un’altra missiva è stata inviata al presidente Mattarella.
“Se la promessa del premier Matteo Renzi è vera, allora bisogna fare in fretta. Per questo ho scritto un appello al Capo dello Stato, perché possa vigilare sull’iter parlamentare del ddl”.

Un testo di legge che, se approvato, cosa istituirebbe?
Il reato di omicidio stradale applicato agli autisti che abbiano fatto uso di alcool o sostanze stupefacenti. Quello che io chiedo è di aggiungere anche la distrazione consapevole, ad esempio l’utilizzo del cellulare alla guida, e l’eccesso di velocità, perché si tratta di distrazioni che possono causare la propria morte e quella di altre persone. Io sono viva per miracolo”.

E da quel momento la sua vita è cambiata per sempre.
“La prima cosa che ho fatto è stato documentarmi sulle vittime della strada. Da lì mi si è aperto un mondo, sono venuta in contatto con altre realtà, che a loro volta sono venute a cercarmi. Così sono entrata nel mondo dei familiari delle vittime della strada e ho conosciuto tantissime storie come la mia. Pian piano sono diventata un punto di ascolto e lì ho capito che bisognava cercare di fare un lavoro di squadra”.

Cosa vorrebbe dire all’autista che causò l’incidente in cui rimase ucciso suo marito?
“Mi creda, io non odio la persona che ha creato tutto questo, ma sono sinceramente delusa perché mi sarei aspettata quantomeno un “mi dispiace”, che invece non è mai arrivato”.


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