"Prestiti personali e non mazzette" | Assolto un funzionario regionale - Live Sicilia

“Prestiti personali e non mazzette” | Assolto un funzionario regionale

Pippo Bono era stato rinviato a giudizio con l'accusa di istigazione alla corruzione. Nel processo è emersa la figura di un dipendente pubblico leale ma costretto ad affrontare un momento di difficoltà economiche. Alla fine il collegio della terza sezione penale, presieduto da Vincenzina Massa, lo ha assolto "perché il fatto non sussiste".

PALERMO – Prestiti di denaro chiesti in un momento difficile della propria vita e non tangenti per spingere alcune pratiche in assessorato. Passa questa linea davanti al Tribunale che ha assolto il funzionario regionale Pippo Bono. Era stato rinviato a giudizio con l’accusa di istigazione alla corruzione.

Il legale della difesa, l’avvocato Raffaella Geraci, ha citato in aula una serie di testimoni, a cominciare dagli imprenditori a cui nel 2009 Bono aveva chiesto il denaro, ed è venuta fuori la figura di un dipendente pubblico leale ma costretto ad affrontare un momento di difficoltà economiche dovuto a problemi familiari e di salute. Alla fine il collegio della terza sezione penale, presieduto da Vincenzina Massa, lo ha mandato assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”.

L’ipotesi accusatoria era che avesse chiesto mazzette per compiere un lavoro che gli spettava d’ufficio, quando Bono era funzionario del servizio Demanio marittimo dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente. Erano tre gli episodi contestati all’imputato, nel frattempo trasferito al servizio “Protezione patrimonio naturale” dello stesso assessorato. E risalivano tutti al 2009. Un imprenditore di Termini Imerese si era rivolto alla Regione per una pratica di sdemanializzazione di un centro sportivo sul lungomare. Bono, come lui stesso ha ammesso, gli chiese 500 euro. Somma che lievitò fino a cinque mila euro nel caso del titolare di un rimessaggio di barche, sempre a Termini Imerese, che aveva richiesto il rinnovo di alcune concessione demaniali dalle quali erano scaturiti dei procedimenti amministrativi in assessorato.

Altri tremila euro Bono li avrebbe chiesti, infine, al titolare di uno studio legale di Palermo che stava seguendo delle pratiche demaniali per conto di alcuni clienti. Nel corso del processo è emerso che non c’era alcun collegamento fra le tre pratiche e la richiesta di denaro. Le pratiche, infatti, avevano già seguito tutto l’Inter burocratico fino all’approvazione senza che ci fosse stato, né poteva esserci, l’interessamento illecito di Bono. Gli stessi imprenditori hanno raccontato di non aver ricevuto alcuna minaccia o promessa da parte del funzionario regionale. Erano dei prestiti, per altro mai concessi, che Bono si era impegnato a restituire agli imprenditori conosciuti in ufficio non appena avesse messo a posto la sua complicata situazione. Da qui l’assoluzione.


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