La Sicilia e le cronache disperate | Chi vuole la mafia invincibile? - Live Sicilia

La Sicilia e le cronache disperate | Chi vuole la mafia invincibile?

Totò Riina

Un questionario su cose di mafia offre un'immagine rassegnata e spenta della legalità. Ma è davvero così? Davvero non possiamo credere in niente? Davvero la Sicilia e l'Italia sono condannate alla sconfitta di ogni speranza?

Il sondaggio e gli studenti
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Se la Sicilia fosse quella che emerge nel riverbero di certe cronache dell’antimafia, meriterebbe di annegare nel suo mare. Con la massima semplicità, con la più serena normalità, spunta fuori il consueto questionario nazionale del centro ‘Pio La Torre’ che recita, secondo la cronaca riportata da LiveSicilia: “Oltre il 71% dei ragazzi ritiene che lo Stato non faccia abbastanza per sconfiggere le mafie e solo il 30,13% ritiene che il fenomeno criminale potrà essere definitivamente sconfitto, contro il 43,47% che si mostra più pessimista. Inoltre, alla domanda su chi sia più forte tra lo Stato e la mafia, il 52,69% dice la mafia”. Semplice, chiaro e sereno e senza alcun sopracciglio levato per il dolore, per il clamore delle affermazioni. Senza alcun rigurgito che non siano i comunicati sbadiglianti della politica.

Rassegniamoci, dunque. Siamo una terra mafiogena, senza speranza, un organismo destinato alla rovina, per meccanica devastazione, in un Paese disperato. Falcone e Borsellino sono morti invano. Cosa nostra regnerà per sempre. Totò Riina e Bernardo Provenzano non sono mai stati arrestati, perché è tutta una piovra intrecciata di tentacoli. Ecco il SIM: lo Stato Italiano delle Mafie.

Ecco – a discendere per logica – l’Isola che non ha oggi né domani, avviluppata in una concatenazione diabolica di consigliori, don e mammasantissima col sigaro, di sicari che esibiscono sulla parete del covo il ritratto del presidente della Repubblica pro tempore.

Ma è davvero così? Oppure possiamo dubitare – non dell’indagine, per carità – della lucidità di uno spirito del tempo che mette insieme l’antimafia dei pregiudizi, la passione degli adolescenti trasformata in ariete della scaltrezza dei grandi e un certo analfabetismo di andata e di ritorno? Sia concesso, almeno, il maleficio eretico del dubbio. Altrimenti, si abbia il coraggio di scriverlo chiaro e tondo. Se questa è l’eco della Sicilia, lì dove il male ebbe inizio – rassegnata come il resto, imbelle, spenta nei pensieri dei giovani – che questa terra affoghi una buona volta nel suo mare. E non se ne parli più.

 


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