Regionali contro Ars e Crocetta: | "Il governo non vuole ascoltarci" - Live Sicilia

Regionali contro Ars e Crocetta: | “Il governo non vuole ascoltarci”

(archivio)

Nel mirino le norme della finanziaria che prevedono tagli alle voci accessorie della retribuzione ma soprattutto l'adeguamento al sistema pensionistico degli statali anche per circa 6 mila regionali.

contro il governo
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PALERMO-  Uffici deserti, traffico in tilt. Nella Sicilia spaccata in due dall’autostrada, i regionali si fermano per un giorno e si radunano a Palermo e Catania, date le condizioni proibitive che collegano le due maggiori città dell’Isola. I più sono nel capoluogo, davanti il portone chiuso dell’Assemblea regionale siciliana, in attesa che le norme sui dipendenti della pubblica amministrazione venga esaminata a Sala d’Ercole. Contratti, pensioni e assetto organizzativo dei funzionari regionali: questi i temi inseriti in Finanziaria, contro i quali i sindacati confederali al fianco delle sigle autonome (Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Cobas/Codir, Sadirs, Ugl, Siad, Dirsi) sono scesi in piazza per lanciare un appello “al buon senso dei parlamentari regionali”.

Già lo scorso mese Fp Cgil e Uil Fpl erano scese in piazza per dire “no” alla norma che ridimensiona gli stipendi dei regionali. Una manifestazione che avrebbe dovuto vedere tutti i sindacati camminare fianco a fianco per le stesse rivendicazioni, ma che invece aveva registrato il passo indietro della maggioranza delle sigle in vista del tavolo tecnico con l’Aran proposto dal governo. “Quell’incontro – attacca Enzo Abbinanti, della segreteria Fp Cgil – è stato soltanto una passeggiata inutile, per consentire al governo di peggiorare addirittura la norma. Una norma che taglia soltanto diritti, a cominciare dalle pensioni, mentre a Sala d’Ercole si continuano a garantire quelle dei deputati”. Secondo Abbinanti, “i motivi del dialogo con questo governo che non ascolta sono ormai venuti meno, per questo oggi il nostro appello è al Parlamento affinché intervenga contro questo scempio”.

Gli fa eco Salvatore Grigoli, tecnico del Corpo Forestale in servizio da 37 anni, secondo cui “è stata intesa come “privilegio” anche la nostra indennità mensile pensionabile, che è invece parte integrante del nostro stipendio. Se la norma venisse approvata così com’è, ci ritroveremmo con circa 700 euro netti in meno al mese in busta paga. Insomma, il tavolo tecnico con l’Aran è stato un fallimento, senza il quale avremmo avuto 30 giorni di lotta in più, invece di ridurci all’ultimo giorno utile”.

Non soltanto il comparto tecnico del Corpo Forestale tra i manifestanti questa mattina in piazza del Parlamento a Palermo, ma anche una rappresentanza dei 6800 operai forestali della sezione antincendio boschivo, “preoccupati – ammette il loro rappresentante, Salvatore Ferrara – dalla riduzione del 20% del personale. Soltanto lo scorso anno in Sicilia 9000 ettari di territorio sono andati in fiamme, per questo chiediamo di mantenere intatto il comparto, per avere tutte le forze a disposizione per arginare gli incendi”. Gli operai chiedono inoltre al governo di tornare sotto la competenza dell’assessorato all’Ambiente e Territorio, proprio al dipartimento del Corpo Forestale. “Circa un mese fa – ammette Vincenzo Bustinto, segretario generale del Siad – non abbiamo aderito allo sciopero perché abbiamo scelto di tentare la via del dialogo col governo. Un governo che si è invece rivelato sordo, che alla fine ha portato in Aula una finanziaria fatta sulla pelle dei lavoratori”.

Ancora, sulle decurtazioni alle pensioni dei dipendenti regionali, Bustinto sottolinea che “la norma vuole intervenire sia sulle somme retributive, che su quelle contributive, arrivando a ridurre anche del 30% le pensioni dei dipendenti regionali. Se questo articolo dovesse essere approvato così com’è, ci sono migliaia di funzionari pronti a fare ricorso”. “Abbiamo già gli avvocati pronti – rincara Gigi Caracausi, segretario regionale della Cisl Fp – contro questa norma che sembra avere il sapore della vendetta, soprattutto nella parte in cui si ridimensionano le pensioni secondo criteri quasi punitivi”.

“Intanto – ammette ancora il segretario della Cisl Fp – non si conosce nemmeno la natura economica di questa riforma, che non è corredata da alcuna relazione tecnica, per quanto ne sappiamo. Insomma, un provvedimento – conclude Caracausi – che rischia di costare alla Regione, di ricorso in ricorso, molto più di quanto potenzialmente vorrebbe risparmiare”.

“Quello della retroattività è un principio incostituzionale, per questo oggi siamo scesi in piazza” attacca Dario Matranga, segretario dei Cobas/Codir. “La verità – aggiunge – è che siamo davanti a una follia politica. Quando ci siamo ritirati dallo sciopero è stato perché Crocetta, insieme agli assessori Baccei, Caruso e Leotta avevano firmato un documento in cui sostanzialmente si impegnavano a superare l’incostituzionalità della norma attraverso il tavolo tecnico con l’Aran. È stato poi il governo a tirarsi indietro. Oggi noi ci auguriamo una presa di coscienza da parte dei parlamentari regionali, anche alla luce del fatto che la giurisprudenza censura, come è noto, le riforme retroattive”. Intanto la piazza del Parlamento è sempre più calda, mentre gli agenti in tenuta antisommossa sorvegliano il portone dell’Assemblea. Lì, oltre le robuste mura del Palazzo, la politica dovrà fare i conti con la piazza. “Mi auguro – conclude Fulvio Pantano, segretario Sadirs – che tutto questo non sia servito al governo soltanto per rifarsi una verginità con Roma, passando sulla pelle dei dipendenti regionali”.


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