La caduta dei signori di Librino |Mafia militare smantellata - Live Sicilia

La caduta dei signori di Librino |Mafia militare smantellata

Con l'arresto del figlio di Giovanni Arena, Massimiliano, è stato azzerato il potere di una delle famiglie che da decenni gestiscono gli affari illeciti della zona del "palazzo di cemento". E' caccia aperta all'ultimo latitante di Librino: Andrea Nizza, rampollo di una "dinastia" di trafficanti di droga.

La cattura di Giovanni Arena

CATANIA –  Arena e Nizza in “caduta libera”. Non hanno abdicato, la corona gli è stata strappata dalla testa da carabinieri e polizia che negli ultimi anni hanno ripulito Librino dai boss e dai trafficanti che in questa ‘terra di nessuno’ hanno creato la loro roccaforte di potere mafioso. Un fortino dell’illegalità alimentato dalla domanda (mai in calo) di droga. Una “caduta” che inizia dal 2011 con la cattura dello “zar” del palazzo di cemento, Giovanni Arena, che per un ventennio come un fantasma aveva retto le file della centrale dello spaccio di viale Moncada, prima sotto l’effige dei Santapaola e poi come “indipendente” del clan Cappello. “Sepolto” nel suo bunker dietro un letto a ponte a pochi metri dal suo “regno incontrastato” la polizia lo ha arrestato dopo un’indagine articolata di mesi che serviva a fare terra bruciata attorno a lui, assicurando alla giustizia uno per uno i componenti della sua famiglia, figli e consorte. Erano loro che “proteggevano” il super ricercato: il Viminale lo aveva inserito tra i trenta più pericolosi. Arena era finito anche tra i sospettati (fu poi prosciolto) di una delle più tristi pagine di Catania: l’attentato alla Standa.

Ma la cattura del capostipite della famiglia Giovanni Arena è solo l’inizio. L’inizio di un’escalation di duri (anzi durissimi) colpi inferti ai signori malavitosi di Librino. Ieri l’arresto di Massimiliano Arena ha determinato “l’estinzione” della famiglia che per decenni ha “governato” gli affari illeciti del quartiere dormitorio. Una serie di arresti e blitz hanno portato in cella quasi tutti gli Arena: dalla madre fino all’ultimo rampollo del boss, Massimiliano, che per un mese era riuscito a nascondersi in un’intercapedine di un palazzo in restaurazione. Nascondiglio però scovato dai carabinieri dopo trenta giorni.

Andrea Luca Nizza

Ora rimangono i Nizza da azzerare definitivamente. Resta una “testa da decapitare”, quella del latitante Andrea Nizza, fratello di Fabrizio che con il suo carisma criminale è riuscito a diventare, come ha raccontato il pentito Paolo Mirabile nel processo Stella Polare, il monopolista del “fumo” a Catania. Un concorrente troppo scomodo per gli Arena. Fabrizio Nizza diventa uomo d’onore dei Santapaola Ercolano, per battesimo di Santo La Causa, nel 2007. E dopo la sua affiliazione che iniziano le fibrillazioni tra le due famiglie di Librino. Per evitare uno scontro aperto alla fine del 2007 si svolge un summit che ha come oggetto la risoluzione dei contrasti tra gli Arena e i Nizza. Accade che i Santapaola si schierano con i Nizza, determinando il transito degli Arena nel clan degli Sciuto Tigna, alleati del clan Cappello.

Un accordo che ha retto per diverso tempo, fino a quando Fabrizio Nizza non ha deciso di collaborare con la magistratura e vuotare il sacco. Le sue rivelazioni, insieme a quelle del luogotenente Davide Seminara, hanno aperto uno squarcio a Librino: armi e droga finiscono nelle mani dei carabinieri. La mafia militare subisce ingenti perdite. Personaggi di spicco e anche uomini della cosiddetta “manovalanza” sono finiti in carcere. Manca l’ultimo tassello per la “bonifica” totale: la cattura di Andrea Nizza, definito da Seminara “il nuovo capo”. Una caccia all’uomo che potrebbe chiudersi presto, anche se questo non significa che la guerra alla mafia militare sia vinta. Le inchieste e i processi lo dimostrano: una volta svuotato un trono, dopo un periodo di “squilibrio” viene trovato un sostituto, o almeno un “intermediario”. Perchè molte volte, purtroppo, neanche il carcere ferma i boss che continuano da dietro le sbarre a gestire gli “affari”. Dall’altra parte però i vuoti criminali lasciano spazio a piccoli gruppi indipendenti slegati dalla criminalità organizzata ma che sono altrettanto pericolosi. Piccoli e nuovi “picciotti” pronti anche a sparare e a vendicarsi per uno sgarro o per il controllo di una piazza di spaccio. L’omicidio di Daniele Di Pietro e Giovanni Di Bella ne sono la prova.

A Librino in un periodo di nuovi assetti si sono creati anche nuovi “poli” della droga dove i clan si schierano insieme in trincea contro le forze dell’ordine. Un cartello mafioso per difendersi dalle incursioni di polizia e carabinieri: l’operazione Fort Apache è la cartina di tornasole come Santapaola, Cappello e Cursoti Milanesi avevano deciso di siglare un accordo per “smerciare” marijuana, cocaina ed eroina al viale Moncada 16. Librino è stato scoperto essere la piazza di spaccio dell’eronia più grande della Sicilia Orientale. L’inchiesta partì da un dato agghiacciante: il ritorno dell’eroina a Catania scoperta da una scia di morti sospette. Smantellare la mafia militare significa anche questo: fermare un cimitero di vittime.

 

 


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