Pizzo e danneggiamenti, il pentito: | "Ecco chi paga in città e provincia" - Live Sicilia

Pizzo e danneggiamenti, il pentito: | “Ecco chi paga in città e provincia”

Il neo collaboratore di giustizia Danilo Gravagna

ESCLUSIVO. Il 31 marzo scorso Danilo Gravagna decide di cambiare vita e inizia a raccontare la sua scalata criminale: da rapinatore a picciotto delle estorsioni all'ombra dei boss di Porta Nuova. Ecco le prime rivelazioni ai magistrati.

Palermo - Mafia
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PALERMO – “Non è una vita che mi appartiene più”. Sono le parole con cui, il 31 marzo scorso, è iniziata la collaborazione con la giustizia di Danilo Gravagna. Da rapinatore a picciotto delle estorsioni, Gravagna racconta così la sua carriera criminale all’ombra dei boss di Porta Nuova: “Da sempre ho lavorato con i camion, dapprima come autista e poi come trasportatore autonomo. Grazie alle conoscenze nel campo, ho avuto contatti con soggetti inseriti in Cosa nostra… sono così entrato in un’associazione di cui faceva parte Tommaso Di Giovanni… Nicola Milano, Tonino detto bambolina (dovrebbe trattarsi di Antonino Lo Iacono, affiliato a Porta Nuova, considerato il braccio destro di Tommaso Di Giovanni, arrestato dai carabinieri dell’operazione Pedro del 2011 ndr)… facevano parte di Porta Nuova”. Sarebbero stati Milano e Di Giovanni, succedutisi alla guida del mandamento che domina sulla zona centrale della città, ad affidargli l’incarico di controllare anche gli affari dentro il porto di Palermo. Nel febbraio scorso, dopo avere patteggiato una condanna per le rapine, su Gravagna è piovuta l’accusa di avere chiesto il pizzo al titolare di una ditta di trasporti che si è ribellato.

Il racconto del neo pentito inizia dal 2010 quando, a suo dire, avrebbe fatto coppia con Domenico Amari, arrestato nel 2013 assieme a lui nel blitz contro la banda che assaltava i Tir appena sbarcati in città: “Dal 2008 al 2010 con Domenico Amari – ha messo a verbale – facevamo dei danneggiamenti… per conto di Tonino Lauricella che era diciamo un esponente della famiglia di Villabate, era quello che gestiva il pizzo, quando lui aveva bisogno di qualcuno che mettesse l’attak o desse fuoco a qualcosa, si rivolgeva a Domenico Amari, la persona che camminava con Domenico Amari ero io…”.

Il Lauricella a cui fa riferimento sarebbe Salvatore Lauricella – figlio di Antonino, boss della Kalsa soprannominato Scintilluni – arrestato con l’accusa di avere fatto parte del clan di Villabate e di essere stato in contatto con i pezzi grossi della mafia di Porta Nuova.

Ad un certo punto, però, Gravagna avrebbe preferito fare un passo indietro perché “non mi piaceva come si muoveva Amari… c’erano sempre discorsi con Lauricella… perché lui diceva che andava a fare una cosa e poi non ci andava a farla… non era una persona affidabile e me ne sono uscito….”.

I primi verbali di Gravagna, resi al pubblico ministero Francesca Mazzoco e ai carabinieri del Nucleo investigativo, sono pieni di omissis che servono per nascondere fatti e misfatti di Cosa nostra. Ci sono, però, tanti nomi espliciti, compresi quelli dei titolari di attività commerciali costretti, secondo il racconto del neo collaboratore, a sottostare alla regola del racket: “Cavallaro automobili in via Messina Montagne… Marino Autotrasporti sempre in via Messina Montagne. E poi c’è stato un deposito di pedane… la strada che va per Ficarazzi… poi a Portella di Mare un negozio che vende elettrodomestici, qua Tonino Lauricella ha voluto che gli dessimo legnate… c’è stata una persona anziana rispettata di Misilmeri che è andata in questo negozio a Portella di mare per acquistare non so cosa e ed era stato trattato male o aveva acquistato qualcosa e c’era un problema di garanzia.. a me e a Domenico Amari chi ha detto di dargli qualche schiaffo e di dirgli che con certe persone bisogna comportarsi bene”. Ed ancora: “D’Angelo… ha il bar di legno in via Oreto… allora lui ha pure… o è il parcheggio o è un pezzo di spiaggia ad Altavilla Milicia… D’Angelo affittava le cabine, dopo di ciò prendeva una quota e la dava ad Altavilla Milicia… un’estorsione”.

Sono solo i primi verbali di cui si conosce il contenuto, per altro parziale, dei tanti che sta riempiendo il neo collaboratore. E di cose da raccontare ne avrebbe parecchie.


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