La fiera dei senza rossore |Ma nessuno merita medaglie - Live Sicilia

La fiera dei senza rossore |Ma nessuno merita medaglie

Politici siciliani in tripudio per lo stato d'emergenza dichiarato dal consiglio dei ministri dopo cinque settimane e mezzo dal cedimento. E parte la gara ad accarezzare il piede del proprio "santo". Ma quando inizieranno i lavori? LEGGI ANCHE: VIADOTTO HIMERA, TEMPI INCERTI PER L'APERTURA DEI CANTIERI

Il viadotto
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PALERMO – Dopo trentotto giorni nel deserto della Sicilia spezzata in due, il consiglio dei ministri ha deciso ieri la dichiarazione dello stato d’emergenza. Ci sono volute cinque settimane e mezzo per prendere atto che il cedimento del viadotto Himera ha creato una situazione d’emergenza nei trasporti regionali. E l’elemento surreale sta tutto nei toni trionfalistici dei comunicati stampa dei corifei renziani (anche di complemento). Un esercizio corale di quell’arte del non avere rossore che è ormai la cifra della classe politica nostrana. Una colossale e collettiva presa per il pilone dei siciliani tutti. Soprattutto di quelli che da cinque settimane e mezzo si arrampicano per l’impervia strada di Polizzi e che sarebbero stati ben lieti di offrire un passaggio a qualcuno dei signori preposti a dichiarare lo stato d’emergenza, per fugare in lui ogni possibile e ragionevole dubbio ben più rapidamente.

Trentotto giorni d’attesa e uno stanziamento che non copre nemmeno un decimo di quanto serve alla sicurezza delle strade siciliane. Il minimo sindacale, insomma, per dimostrare di voler mantenere la Sicilia nell’alveo della civiltà. E la politica siciliana che fa? Si spella le mani per gli applausi, in uno sfrontato sfoggio d’ascarismo che richiama alla memoria le ovazioni degli impiegati della fantozziana megaditta con tanto di grido “è un bel direttore!”. A fornire l’ultima pennellata di grottesco nel leggere la sfilza di comunicati è il gioco della carezza al piedino del proprio santo, con i renziani siciliani turibolanti verso il loro proconsole Davide Faraone (e il ministro Delrio, che ad aprile ci raccontò che in tre mesi se ne usciva fuori), i notabili di Ncd prodighi di gratitudine verso Angelino Alfano. L’elenco è infinito e non snoccioliamo in questa sede i nomi per carità di patria ed esigenza di spazio. Ma davvero l’entusiasmo delle note stampa, di fronte a quello che è solo un primo, primissimo passo per restituire un barlume di dignità alla Sicilia dopo il disastro dell’Himera, lascia di stucco.

Qualcuno, almeno, nella corsa ad attaccarsi una medaglia al petto (è merito mio! No, mio! Macché, noi ci avevamo pensato prima di tutti… e via discorrendo) si sforza di mantenere qualche centimetro di piedi per terra chiedendo tempi stretti per la realizzazione della bretella. L’Anas aveva parlato di tre mesi. Che decorreranno però dalla consegna dei lavori. E se 38 giorni sono stati necessari solo per acclarare uno stato d’emergenza chiaro come il sole, stiamo freschi. La speranza di riacciuffare un po’ di normalità prima della fine dell’estate è svanita da quel dì. Ma c’è un autunno che incombe, con le sue piogge che tanto male sanno fare alle tortuose strade madonite. Attendere il loro arrivo costringendo i siciliani a ulteriori supplizi da incubo sarebbe uno scempio. Speriamo di non dover aspettare gli sperticati applausi dei piccoli fan del governo per la fine dei lavori della bretella nel 2016. Riservando l’ultima infornata di note stampa trionfali alla ricostruzione definitiva del viadotto, magari in concomitanza col sessantesimo compleanno di Matteo Renzi (auguri).


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