Riscossione Sicilia è un caso | "Basta chiacchiere e spot" - Live Sicilia

Riscossione Sicilia è un caso | “Basta chiacchiere e spot”

Il segretario del Pd e l'ex ministro al governatore: "La denuncia è giusta. Ma finora il governo non ha fatto nulla di nuovo. Su un tema così delicato serve più serietà. Fiumefreddo si limiti al ruolo previsto dalla società. E Crocetta venga a riferire all'Ars".

PALERMO – “I grandi evasori in Sicilia? Finora non ho letto niente di nuovo. Spero che da adesso in poi si passi dalle chiacchiere ai fatti concreti”. Riscossione Sicilia diventa un caso “politico”. Dal segretario regionale del Pd Fausto Raciti al leader siciliano dell’Udc Gianpiero D’Alia, gli alleati chiedono a Crocetta di “affrontare il tema dell’evasione in maniera seria, riferendo in parlamento. Di ‘fuffa’ – attacca ad esempio l’ex ministro – in questi giorni ne abbiamo vista fin troppa”. Fuffa. Cioè aria fritta, nulla di concreto. Mentre a dire il vero, anche tramite il fresco account di Twitter, la società dà conto degli ultimi pignoramenti: una Rolls Royce e quattro Porsche sequestrate ad Agrigento. Altre fuoriserie fermate a Trapani e Ragusa. Prime ipoteche su immobili di lusso a Catania. Interventi, stando almeno alle notizie diffuse dalla partecipata regionale, che si aggiungono a quelli diffusi pochi giorni prima: tre Ferrari e due Porsche Carrera fermate a Catania. Erano intestate a nullatenenti.

“Non capisco cosa ci sia di nuovo”, insiste D’Alia. Per il leader centrista, il tema sollevato da Crocetta è “serio e grave. E ovviamente sulla lotta all’evasione avrà tutto il nostro sostegno. Ma proprio per questo motivo – prosegue – servono fatti concreti, non solo enunciazioni lanciate in una conferenza stampa. E finora quello che abbiamo sentito e letto è solo il frutto dell’azione dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza. I soggetti cioè che hanno effettivamente il compito di ‘scovare’ gli evasori. A Riscossione Sicilia spetta solo l’ultimo passo, molto importante, che è quello, appunto, del recupero delle somme. Temo che si corra il rischio di sovrapporsi ad attività portate avanti dai soggetti che ne hanno titolo: cioè gli organi inquirenti”. E sulla stessa linea è il segretario del Pd Raciti: “Non possiamo permetterci, su un tema così delicato – ha detto – di fare confusione: Riscossione Sicilia deve limitarsi a quello che è il suo ruolo. Credo che il presidente Fiumefreddo sia invece andato un po’ oltre”. E il riferimento è alla nota di qualche giorno fa con cui l’avvocato catanese ha fatto riferimento a un “sistema politico e di potere” che avrebbe in questi anni impedito l’effettiva riscossione delle imposte. “Il mio partito – precisa infatti Raciti – è ovviamente e in maniera convinta pronto a sostenere la lotta all’evasione fiscale, aiutando il governo in ogni modo. Ma quando si lanciano accuse generiche non si fa un buon servizio a nessuno. Crocetta e Fiumefreddo, insomma, facciano nomi e cognomi. Dicano chiaramente chi ha impedito le operazioni di riscossione in questi anni. Altrimenti si rischia di restare sul piano delle chiacchiere”.

Insomma, gli alleati vogliono nomi e cognomi. Per il timore che le accuse di Crocetta e Fiumefreddo finiscano per gettare ombre nei confronti della politica in genere. “Il governatore – insiste D’Alia – dovrebbe andare all’Ars, cioè in un luogo istituzionale, a spiegare un po’ di cose. Intanto, perché la riscossione non ha funzionato in questi anni e se ci sono aspetti amministrativi che possono essere migliorati. Ma il luogo per risolvere le cose è appunto il parlamento dove si può anche pensare, eventualmente, a un intervento legislativo che possa facilitare il compito della società di riscossione. In questo modo Crocetta potrà anche contare sul sostegno della sua maggioranza”. Ma basta chiacchiere. Basta annunci, chiedono gli alleati. Anche, ad esempio, sul tema degli oltre 800 avvocati di Riscossione, sollevato sempre da Fiumefreddo. “Anche questo fatto – dice D’Alia – andrebbe chiarito. Si tratta semplicemente di avvocati iscritti all’albo dei legali o di incarichi effettivamente attribuiti? E ancora, vorrei ricordare che una recente sentenza della Corte di Cassazione, che riguarda Equitalia, ha precisato che l’agente di riscossione non può difendersi ‘in proprio’ ma che debba rivolgersi a un legale ‘esterno’. Per legge. Ma anche su questo punto – insiste il leader centrista – andrebbe fatta chiarezza. Così come andrebbe precisato lo ‘status’ delle persone inserite nell’elenco stilato dall’Agenzia delle entrate e citato in quella conferenza stampa da Crocetta e Fiumefreddo: una cosa è l’evasione, un’altra è un debito nei confronti del Fisco, sul quale magari c’è ancora un contenzioso in atto. Le cose vanno fatte con serietà. Su un problema così grave non possiamo correre il rischio di coprirci di ridicolo”. A proposito della lunga lista di legali a disposizione della società, Fiumefreddo fa sapere che “l’albo è composto da 450 avvocati, ma poiché occorre sommare quanti hanno incarichi per la pendenza dei diversi procedimenti ecco che si arriva ad 886 attualmente incaricati e quindi in grado di richiedere la parcella”. Avvocati che, stando alle parole di Fiumefreddo, sarebbero cresciuti esponenzialmente (da 500 a 886) solo negli ultimi tre anni. Quelli, insomma, che hanno visto alla guida di Palazzo d’Orleans Rosario Crocetta. E al vertice della società anche qualche fedelissimo del governatore. Come l’avvocato Lucia Di Salvo, che si è dimessa da Riscossione pochi mesi fa, nonostante, proprio grazie all’insistenza del governatore, nella Finanziaria di due anni fa fosse passata una norma che abbatteva il tetto allo stipendio proprio del presidente di Riscossione Sicilia.

Così, il richiamo a Crocetta a riferire in parlamento è stato ribadito anche ieri, dagli scranni di Sala d’Ercole dal capogruppo Udc Mimmo Turano: “Su temi come la lotta all’evasione fiscale non possiamo attendere i tempi lunghi delle interrogazioni parlamentari nè limitarci alle conferenze stampa. E’ necessario che il Presidente Crocetta riferisca urgentemente in aula indicando un percorso chiaro, e dicendoci quali strumenti servono per contrastare questo fenomeno, se una nuova legge o un aumento del personale di Riscossione Sicilia”. “E se il governo riconosce delle responsabilità, anche gestionali – rincara Raciti – si intervenga duramente e con serietà. E per serietà intendo anche il fatto di non far filtrare all’opinione pubblica nomi di persone la cui posizione deve essere verificata. O di comprendere, nella categoria di ‘evasore’ anche chi evasore non è. Certa ‘enfasi’ non attiene al ruolo istituzionale di un agente di riscossione. Il riferimento vago alla politica, poi, non funziona”. E a dire il vero, a quell’area del Pd il nome di Antonio Fiumefreddo era parso indigesto già in passato, quando sia Raciti che Antonello Cracolici avevano apertamente criticato l’ipotesi di un suo ingresso in giunta. “Le nostre perplessità – ribadisce oggi Raciti – non sono mai state un segreto. Ma riguardavano ovviamente un ruolo in giunta. Certo, anche adesso qualche dubbio lo abbiamo. Penso ad esempio al fatto che Fiumefreddo vanti interessi nel campo dell’informazione. Non vorremmo che certi dati, delicatissimi, possano finire in pasto alla stampa”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI