Dalla fuga al pentimento |Tutto su Carmelo Di Stefano - Live Sicilia

Dalla fuga al pentimento |Tutto su Carmelo Di Stefano

Era scappato in Germania per paura di essere ammazzato da Daniele Nizza. Dopo due anni di latitanza i carabinieri lo arrestano e diventa collaboratore di giustizia.

CATANIA – E’ stato costretto a fuggire in Germania. Carmelo Di Stefano, collaboratore di giustizia, era entrato a far parte della black list di Daniele Nizza. L’uomo d’onore dei Santapaola e capo delle piazze di spaccio di San Cristoforo voleva farlo fuori perchè lo riteneva responsabile di un ammanco di soldi. Era il 2012, Carmelo Di Stefano era diventato uno degli “specialisti” del clan per il rifornimento di cocaina, dopo che aveva lasciato il gruppo di Monte Po di Mario Strano. Aveva “contatti” importanti a Napoli: canali fiduciari che permettevano spedizioni periodiche della “preziosa” polvere bianca. Carichi che hanno permesso di “piazzare” ai Nizza – dati provenienti dalle indagini – oltre 74 chili di stupefacente in pochi mesi.

I conti non tornano. Manca una somma dalla cassa della cosca mafiosa e Daniele Nizza avrebbe puntato il dito contro Carmelo Di Stefano. E le intenzioni sono quelle di un gesto eclatante: una condanna a morte, quella riservata ai “traditori” e agli “sbirri” secondo le regole delle organizzazioni mafiose. Il trafficante sente quasi l’odore della polvere da sparo e scappa: fugge in Germania per scampare a un possibile attentato. Per non farsi ammazzare da Daniele Nizza. Per non diventare carne da macello di uno dei gruppi mafiosi più potenti di Catania.

Di Stefano fuggito in terra tedesca diventa un latitante da catturare: il suo nome è inserito nella lista degli arrestati del blitz Stella Polare. La retata che nel 2012 portò in carcere i fratelli Daniele e Fabrizio Nizza. I due capi di Librino e San Cristoforo che con Rosario Lombardo avevano monopolizzato lo spaccio nel quadrilatero attorno a via Stella Polare, da qui il nome dell’inchiesta della Dda condotta dai pm Rocco Liguori e Jole Boscarino.

Serve l’estradizione per fargli scattare le manette. Nel frattempo Di Stefano è stato arrestato per una serie di rapine: esce dal carcere e rimane a Napoli. A quel punto, a febbraio dello scorso anno dopo 19 mesi di latitanza, il pm Liguori dispone l’arresto in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare. Ad eseguirlo sono stati i carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Catania supportati dai militari dell’Arma campani. La posizione del 45enne è stata stralciata ed è stata già emessa una sentenza di condanna.

Carmelo Di Stefano appena finito in gattabuia manifesta la sua intenzione a collaborare con la magistratura. Le sue dichiarazioni hanno blindato il processo Stella Polare. Le sue rivelazioni sono state acquisite anche nel procedimento Ghost a carico, tra gli altri, di Daniele Nizza, Saro U Russu Lombardo eBenedetto Cocimano. Capi i primi due di un’organizzazione criminale che gestiva il traffico di droga tra San Cristoforo e il Villaggio Sant’Agata, mentre il Cocimano (sotto processo per l’accusa di omicidio) come “un fantasma” aveva le redini del racket delle estorsioni.

Di Stefano anche se non era un affiliato, aveva un ruolo di responsabilità tra le file dei Nizza, soprattutto per gli affari del Villaggio Sant’Agata. Il collaboratore ha fatto nomi e cognomi di chi almeno fino al 2012 gestiva le piazze di spaccio, ha parlato dei “battitori liberi” come Giuseppe Floridia, U Cavaru, che si metteva a disposizione dei clan per il rifornimento di cocaina proveniente da San Luca in Calabria. E quando Floridia e Lombardo (U Russu) vengono beccati dalla polizia in autostrada con alcune dosi e soprattutto con un bel gruzzoletto in contanti, i vertici della cosca chiedono a Di Stefano di sostituire U Cavaru, che a quel punto “ripristina” i suoi canali napoletani.

Il pentito fa tremare non solo i Santapaola di San Cristoforo ma anche i mafiosi di Monte Po. Di Stefano ha militato nel gruppo capeggiato da Mario Strano ed aveva il ruolo di “manager” delle estorsioni. Ha fornito un dettagliato elenco di ditte e commercianti taglieggiati ma i suoi racconti risalgono a prima del 2009, prima del suo cambio di “casacca” con il clan di Daniele Nizza. Il boss che avrebbe messo una “taglia” sulla sua testa.

 


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