Truffa a un'azienda confiscata |Condannato Salvatore Ferlito - Live Sicilia

Truffa a un’azienda confiscata |Condannato Salvatore Ferlito

NOSTRA ESCLUSIVA. Il Presidente siciliano dell'Ance è stato condannato a tre anni per truffa nel processo per l'appalto della strada provinciale 102. TUTTI I PARTICOLARI

terremoto ai vertici di confindustria
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CATANIA- Avrebbe truffato un’azienda confiscata alla mafia. Salvatore Ferlito, presidente siciliano dell’Ance, è stato condannato a 3 anni di reclusione nel processo per l’appalto della strada provinciale 120. Il Giudice Giuliana Sammartino, col rito abbreviato, ha dichiarato Ferlito “incapace a contrarre con la pubblica amministrazione” escludendo l’aggravante mafiosa.

Un processo lampo scaturito dalle indagini della Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi, un’inchiesta delicata affidata al Pm Antonino Fanara, che coordina la gestione dei beni confiscati alla mafia, tra i quali spiccano le aziende dei Basilotta, signori del movimento terra. Vincenzo Basilotta, fondatore della Basilotta Spa, società che ha partecipato alla costruzione delle principali opere pubbliche e private catanesi, già condannato per concorso in associazione mafiosa, è deceduto di recente.

La nota di Addiopizzo. “Addiopizzo Catania nell’apprendere la notizia della condanna del Presidente dell’Ance Sicilia, Ferlito, per truffa ai danni di una azienda confiscata, manifesta amaro stupore nel leggere che il Presidente non è intenzionato a dimettersi in quanto manca l’aggravante mafiosa e il suo codice etico non prevede le dimissioni. Riteniamo che tirare in ballo i codici etici di fronte a condanne e presunti danni erariali sia una grande ipocrisia. Ci chiediamo come sia possibile oggi non dimettersi di fronte a una condanna per truffa di 400.000 euro ai danni di una azienda confiscata. Certi che chiarirá “ogni passaggio”, ci auguriamo che nel frattempo il Presidente Ferlito dimostri di essere legato non al suo incarico ma a questa terra, che non ha bisogno di ” codici” etici per andare avanti, ma, semmai, di etica, rispetto, e trasparenza”.

Ad analizzare i dati per portare alla luce la truffa è stata la Direzione investigativa Antimafia guidata da Renato Panvino.

Secondo le tesi dell’accusa, sarebbe esistito un accordo tra Salvatore Basilotta, figlio di Vincenzo e i titolari della Comer (Salvatore Ferlito e la moglie), per fare eseguire alla Incoter (impresa dei Basilotta confiscata), i lavori appaltati all’impresa di Ferlito. In pratica, l’impresa confiscata avrebbe sostenuto i costi del personale mentre l’azienda di Ferlito incassava gli stati di avanzamento dei lavori, producendo un danno erariale. I dipendenti dell’azienda confiscata si sarebbero occupati di fresatura e scarifica della strada, trasporto del materiale e fornitura di conglomerati bituminosi. E’ questa la genesi della truffa che è falsa la condanna del presidente siciliano dell’Ance. Truffa con un danno erariale provocato a un’azienda confiscata.

A questo si aggiunge che l’unità di misura del prezzo nel contratto di fornitura del bitume firmato tra Incoter e Comer nel 2012 sarebbe stato “modificato a penna”, “rapportandolo non più a metri cubi, ma a metri quadri, senza indicare alcun spessore, rendendo così di fatto non certa e contestabile la fatturazione di Incoter a Comer”.

Dietro l’accusa di truffa c’è un fiume di soldi. Ferlito e i Basilotta omesso di certificare il deposito, negli stabilimenti dell’azienda confiscata, del rifiuto derivante dalla scarifica dell’asfalto, permettendo alla Incoter dei Basilotta di fatturare alla Comer “le procedure per la gestione di tali rifiuti per oltre 100mila euro”.

Per nascondere agli amministratori giudiziari della Incoter quello che accadeva, Basilotta non avrebbe ottenuto l’autorizzazione al recupero del materiale asportato come misto stabilizzato e non avrebbe aggiornato i registri di carico e scarico.

Questo meccanismo avrebbe causato un danno di 400mila euro alla gestione dei beni confiscati alla mafia.

LA REPLICA- “Ci sarà tempo e modo per chiarire ogni passaggio -spiega Ferlito a Livesicilia- non è stato nominato un Ctu che poteva appurare ogni particolare tecnico. E’ una questione complessa, al momento sono soddisfatto perchè è caduta l’aggravante mafiosa, che per me era infamante”.

Il Presidente dell’Ance aveva ricevuto la solidarietà dell’organismo che presiede dopo la notizia dell’inchiesta a suo carico, diffusa da Repubblica. “Attendo il deposito delle motivazione, il codice etico non prevede le mie dimissioni, l’importante è che non ci sono collegamenti con la mafia”.


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