Pizzo al rosticciere | e botte agli abusivi: 4 arresti - Live Sicilia

Pizzo al rosticciere | e botte agli abusivi: 4 arresti

La sezione criminalità organizzata della Squadra mobile ricostruisce la storia di un commerciante della zona dell'ospedale Civico. Si sarebbe rivolto per la messa a posto alle persone sbagliate, punite per avere chiesto soldi senza autorizzazione. Tra gli arrestati, Vincenzo Giudice, uno dei presunti triumviri del mandamento mafioso di Pagliarelli. I NOMI

mafia, PALERMO
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PALERMO – È una storia di soprusi che fotografa un’amara realtà: il pizzo a Palermo si continua a pagare. La sezione criminalità organizzata della Squadra mobile ha arrestato quattro persone. Una delle misure cautelari colpisce ancora una volta Vicenzo Giudice, 37 anni, finito in carcere pochi giorni fa con l’accusa di essere uno dei triumviri che guidano il mandamento mafioso di Pagliareli è considerato il gestore del bar all’interno dell’ospedale. Avrebbe imposto al titolare di una rosticceria, non lontana dalla struttura sanitaria, il pagamento della messa a posto – duemila euro, poi schizzati a quindici mila – e il divieto di fare affari con clienti e dipendenti dell’ospedale. Oltre a Giudice, sono finiti in carcere anche Attilio Di Stefano, di 47 anni, Eugenio Donato, di 35, e Piero Oriti Misterio, di 34.

C’è, però, una storia nella storia perché gli uomini del racket avrebbero segnato il territorio a suon di botte. Le botte subite da chi aveva osato chiedere soldi senza autorizzazione. Il commerciante, infatti, come spesso accade, prima ancora di alzare la saracinesca sarebbe stato avvicinato durante la ristrutturazione del locale. Nel tentativo di mettersi in regola si sarebbe rivolto ai referenti sbagliati che, pur senza autorizzazione, gli avrebbero chiesto quindici mila euro.

Fino a quando lo stesso commerciante non ha chiesto ad altri di intervenire per ottenere uno sconto. Erano coloro che comandavano davvero in zona e le hanno suonate di santa ragione agli abusivi del racket, organizzando una spedizione punitiva. Poco è cambiato per il commerciante che, secondo quanto ricostruito dagli investigatori guidati dal capo della Sezione criminalità organizzata, Antonino De Santis, e dagli agenti del commissariato Porta Nuova, i soldi doveva sborsarli lo stesso.

Per lavorare in serenità, oltre a pagare, doveva rispettare pure un’altra regola: niente forniture ai clienti che chiamavano dall’ospedale. Qualcun altro aveva l’esclusiva e cioè lo stesso Giudice che sarebbe il titolare del bar all’interno del Civico, finito sotto sequestro nel blitz dei carabinieri di due giorni fa. E così al commerciante è stata tesa una trappola per verificare il rispetto degli accordi: qualcuno ha telefonato e si è finto dipendente dell’ospedale per ordinare della merce. Solo quando il garzone non è riuscito a fare la consegna, il commerciante ha capito di averla fatta grossa.


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