"Ikea, le nostre condizioni| I cantieri non si fermeranno" - Live Sicilia

“Ikea, le nostre condizioni| I cantieri non si fermeranno”

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando

L'INTERVISTA. Dall'anello ferroviario ai contrasti con Regione e Confindustria, dalla chiusura di corso Vittorio Emanuele alle strigliate alla giunta, passando per le bancarelle, il decoro, la Reset e Apcoa. Ecco il sindaco Orlando a tutto campo.

PALERMO – Signor sindaco, in migliaia in questi giorni affollano la Fiera del Mediterraneo che ha riaperto i battenti. Cosa vuol dire questo, secondo lei?
“E’ il segno di come Palermo stia sostanzialmente cambiando. Siamo passati sempre di più da un’amministrazione sull’orlo del fallimento, con problemi di ordine pubblico legati al crac di Amia e Gesip, a una città in cui sempre di più, oltre al disagio che permane in tanti settori, si nota una ripresa che è evidente in tanti campi. E’ l’immagine di un’amministrazione che, avendo evitato il fallimento, ha il dovere adesso di avere il tratto della formica che affronta quotidianamente i mille problemi della città, avendo però anche elementi da cicala come il grande incremento turistico della città, il rilancio del teatro Massimo, l’incremento degli abbonamenti del Teatro Biondo, il riconoscimento del circuito arabo-normanno, la collaborazione con l’Agenzia dei beni confiscati per il loro utilizzo a fini sociali e per l’emergenza alloggiativa avendo consegnato lunedì il trentesimo appartamento, il fatto che si terrà a Palermo ‘Manifesta’, la più grande biennale di arte a livello mondiale, con il coinvolgimento sempre più forte di un sistema di relazioni internazionali a servizio della sviluppo della città. Penso al Kazakistan, all’Azerbaigian, all’Albania, al mondo arabo ma anche alla delegazione di imprenditori americani che a metà giugno arriverà a Palermo. Iniziative nel segno di un respiro internazionale che produce economia. Accanto a questo ci siamo fatti carico con Amap dell’acqua pubblica e con Rap dei rifiuti dell’ambito provinciale di Palermo, ma abbiamo deciso di affrontare anche il problema dell’occupazione: non più dei nostri occupati, messi in sicurezza con Reset e Rap, ma guardando al sistema dei call center come Accenture, Almaviva, dove c’è stato un mio interessamento personale con Giovanna Marano, 4U che seguiamo da vicino, ma penso anche ai Cantieri Navali perché si realizzi, nonostante i ritardi della Regione, il bacino, avendo ottenuto da Fincantieri la scelta strategica dell’offshore. Penso ai lavori del tram che vanno avanti e producono disagi, a quelli dell’anello ferroviario, al recupero sempre più visibile della vivibilità della città con squadre Reset sul territorio che stanno eliminando il “verde anomalo”. Ci sarà sempre qualche altra segnalazione rispetto a quello che già si fa, ma si vede per strada, giorno dopo giorno, come sia salita l’attenzione. Siamo finalmente nella condizione in cui possiamo fare la formica e la cicala. A questa attività si aggiunge quella svolta in sinergia con l’Anci Sicilia, volta a tutelare il ruolo e le funzioni essenziali dei comuni siciliani, fra cui anche Palermo”.

Per ora fa molto discutere la scelta di voler chiudere al traffico corso Vittorio Emanuele. Cosa dirà venerdì in consiglio comunale?
“Farò una disamina di carattere generale sul significato del riconoscimento del circuito. Poi, avute le indicazioni politiche da parte del consiglio comunale, chiederò una riunione in Prefettura del comitato provinciale per l’ordine pubblico perché è evidente che il tema riguarda anche l’Ars, la Curia, l’Arma dei carabinieri, la Questura, il Palazzo di Giustizia, ovvero tutte le strutture presenti. Ai cittadini spiegheremo che questo passaggio è fondamentale per lo sviluppo della città e insieme a coloro che sono più interessati, come residenti e commercianti, troveremo formule perché sia consentita l’agibilità nel rispetto di alcune condizioni. Abbiamo fatto numerosi incontri preliminari e studi, faremo una proposta per non perdere un’occasione che serve anche a chi opera in quella zona, se è vero come è vero che in via Maqueda aprono nuove attività e c’è stato un aumento del valore degli immobili. Corso Vittorio Emanuele non può essere ridotto a qualche negozio che stenta ad aprire ogni mattina la saracinesca: valorizzare quella zona significa creare uno straordinario circuito da piazza Politeama ai Quattro Canti e poi Palazzo Reale. I commercianti stessi mi dicono che hanno scoperto che le auto sono incompatibili con i loro affari”.

Il turismo però si lega alla questione del decoro e delle bancarelle, su cui ha emanato un’apposita ordinanza…
“Non si può pensare che il centro città sia trasformato in un luogo di sosta senza controllo di tutti e di ciascuno. Questo non è accettabile, ecco perché abbiamo fatto una prima e ora una seconda ordinanza. La seconda nasce dal mancato rispetto della prima. In tutto il mondo esistono zone in cui questa attività viene interdetta, non si tratta del singolo venditore che passa ma di un corridoio fra i negozi che pagano le tasse anche con alti affitti, mentre a terra c’è una fila ininterrotta di merce esposta alla vendita. Tutto questo non è opportuno, il decoro è interesse di tutti: ecco perché ci sono alcune aree in cui concentrare queste attività. Vale in via Ruggero Settimo quello che vale in corso Vittorio Emanuele: la città ha esigenze che devono essere compatibili con residenti e ambulanti, ma non si può pensare che la città resti prigioniera di qualcuno”.

Dopo il crollo del pilone del viadotto Himera Ikea ha annunciato di voler accelerare sull’apertura di un punto vendita a Palermo, visto che molti clienti non si recano più a Catania. A che punto sono le trattative?
“Negli incontri avuti con Ikea abbiamo sempre manifestato il nostro interesse a esaminare ogni ipotesi progettuale, ponendo però due condizioni: un patto di legalità e il no al consumo di nuovo territorio, fermo restando che a decidere l’ubicazione sarà il consiglio comunale. Io penso che sia nell’interesse di questa società svedese, che fa della legalità una bandiera, stipulare un protocollo in Prefettura che riguardi tutti i passaggi come il rispetto dei diritti dei lavoratori, la proprietà degli immobili e la certificazione antimafia. Le varie ipotesi devono ovviamente tener conto dell’assetto del territorio, anche se poi sarà il consiglio a decidere avendo come criterio prioritario la riqualificazione del già edificato, anziché consumare ulteriore suolo. Anche l’Ance, l’associazione dei costruttori, dice che a Palermo bisogna riqualificare l’esistente e loro avrebbero tutto l’interesse a costruire. Adesso attendiamo di avere una proposta da parte di Ikea, noi siamo comunque d’accordo in linea di principio con l’apertura di un punto vendita visto che questo produce economia e occupazione, del resto non sarà un centro commerciale: un cliente di Ikea va da Ikea. E se non c’è a Palermo, si sposta a Catania. La società ha però scoperto che qui c’è un mercato che comprende tutta la Sicilia occidentale”.

Sullo stadio invece c’è stata qualche incomprensione con Zamparini. Il progetto è ancora in piedi?
“Il Comune non è in condizione di esprimere un parere perché manca un progetto, da parte di un soggetto privato, compatibile con la vigente legislazione. Esiste un progetto presentato quattro anni fa in base a una legislazione cambiata però tre anni fa, quindi non si può andare avanti come sanno i tecnici della società interessata alla costruzione. L’amministrazione sta facendo una forzatura in assenza di progetto, dicendo che lo esaminerà positivamente appena presentato ponendo come condizione che sia il consiglio comunale a decidere e che il progetto sia conforme alla legge. Abbiamo fatto un incontro un mese e mezzo fa, c’era stato detto che entro giugno avremmo avuto la proposta. Aspettiamo”.

La scorsa settimana c’è stato un confronto, non troppo sereno, fra l’amministrazione e Confindustria sulle partecipate che, secondo gli industriali, sono un buco nero che toglie possibilità al privato…
“Il Comune può dire oggi che, per la prima volta in 14 anni, tutte le aziende sono in utile, anche l’Amat. Siamo usciti dalla logica del fallimento, del dissesto, del pareggio di bilancio e siamo in un range di utile che va dal più basso, che è quello di Amat, al più alto che è quello di Gesap. Abbiamo ricordato agli imprenditori che le aziende comunali sono nate dopo il fallimento dei privati come Vaselli, Cassina, Parisi e più recentemente Aps. Il pubblico sta gestendo i servizi, è evidente che questo non vuol dire la mortificazione dei privati. Siamo passati dall’1% di investimenti del 2011, pari a 11 milioni di euro, al 23% attuale in bilancio: spese di investimento significano lavori affidati ai privati. Abbiamo moltiplicato per 23 in due anni le spese di investimento. Questo è un tema che si collega alla rottura delle posizioni di monopolio della nostra città: il monopolio è una preoccupazione quando esiste, ma diventa soffocante e intollerabile quando è frutto della mancanza di regolamentazione e di continuazione di pratiche concessorie del passato senza gara. Un luogo in cui esistono operatori di altissimo livello ma in regime di monopolio, in mancanza di regolamentazione, è il campo pubblicitario. Anche gli impianti pubblicitari fanno parte del decoro della città. Da un anno e mezzo c’è in consiglio un regolamento, facciamo appello perché Sala delle Lapidi lo approvi in tempi rapidi. Mi sono permesso di dire agli operatori di Confindustria che l’interesse allo sviluppo di una città si dimostra non creando un clima ostile alla regolamentazione. Da un anno e mezzo ho anche dato anche ordine al comandante della Polizia Municipale, Vincenzo Messina, di denunciare tutti i casi di abuso nei settori degli impianti pubblicitari. Chiedo periodicamente notizie sugli accertamenti fatti, questa vicenda un giorno scoppierà anche in sede penale: voglio poter dire che non è mancato per me. E’ interesse di tutti, anche degli operatori del settore, non trasformare una normale vicenda amministrativa in materia da codice penale”.

Passiamo alla Rap e a Bellolampo, su cui è scoppiata la polemica con la Regione…
“L’amministrazione comunale da sempre ha censurato le criticità del sistema regionale dei rifiuti, individuando nelle scelte regionali degli ultimi 15 anni le ragioni di tali criticità che producono disservizi e aumenti di costi per i cittadini. Abbiamo messo a disposizione Bellolampo e abbiamo dato disponibilità alla presa in consegna del Tmb, l’impianto di Trattamento meccanico biologico, che voglio ricordare essere stato realizzato dalla Regione. Il comune di Palermo per far prima e per non darle all’Amia in fallimento, ha consegnato alla Regione le risorse per la sesta vasca e il Tmb: appare singolare che la Rap venga considerata responsabile della difficoltà di avvio del Tmb, opera della Regione, da parte della Regione stessa. Siamo in presenza di un’opera finanziata con risorse del Comune, realizzata dalla Regione, la stessa Regione che ha chiesto a Rap di aiutarla nell’avvio del Tmb, ma i ritardi vengono imputati a Rap che ancora non è soggetto titolare di questo impianto. Quando il presidente Marino mi ha detto che la Regione gli aveva chiesto aiuto in questa fase di definizione, ho dato il mio consenso perché non doveva mancare per noi. Rap poteva anche dire di voler attendere l’impianto”.

Restando alle partecipate, come vi muoverete sul fronte Reset?
“C’era una riunione convocata per oggi tra società e sindacati, ma ho chiamato il presidente chiedendo di fissarla per domani sera così da far essere presente anche l’amministrazione comunale. Decideremo insieme come utilizzare le economie dell’iva”.

Residenti e commercianti di viale Lazio e viale Campania lamentano i disagi per i cantieri dell’anello ferroviario. Cosa vuole dir loro?
“Domani pomeriggio faremo un incontro pubblico in cui spiegheremo tutto il progetto, però una cosa va detta e vale per viale Lazio o piazza Politeama o corso Vittorio Emanuele o via Ruggero Settimo: non possiamo bloccare lo sviluppo della città per un temporaneo disagio dei cittadini. Oggi Palermo è in cammino, realizza opere, programma il futuro e questo produce disagi inevitabili. Non possiamo ascoltare il disagio di una zona e non fare un’opera e poi invece imporre un’altra opera altrove. Stiamo costruendo una svolta vera che produce dei costi. E se fossero anche dei costi di consenso, questo l’ho messo nel conto: a chi mi dice che non mi voterà, rispondo auguri. Io in questa esperienza amministrativa non cerco consensi, ma il consenso che cresce sulla progettualità. Quanti consensi sembrava avessimo perso in piazza San Domenico, in via Maqueda o alla Magione? Oggi i commercianti mi vengono incontro e mi dicono che le cose vanno benissimo, anche se non possono dirlo ad alta voce. Abbiamo liberato la Magione da una cappa di mafia camorrizzata, per questo è stato possibile il ritorno di Addiopizzo. In occasione di quella manifestazione, ho ricordato che molti dei presenti prima protestavano per gli interventi fatti alla Magione per il diritto al divertimento dei propri figli”.

Recentemente ha strigliato la sua giunta: cosa non andava?
“Ho bisogno di far comprendere agli assessori e a me stesso che siamo in una fase particolarmente positiva, che stiamo raccogliendo il frutto dei sacrifici fatti. Per due anni siamo stati in apnea con il chiodo fisso di evitare il baratro, oggi dobbiamo dialogare con la città, gli assessori devono essere presenti. E vorrei lanciare anche un appello, o meglio chiedere una cortesia: mi fa piacere che tanti desiderino la mia presenza in alcuni eventi, ma chiedo a chi li organizza di non farmi trovare il mio nome stampato sull’invito prima ancora che io lo sappia, visto che poi la gente si aspetta di vedermi. Gli inviti a volte arrivano anche il giorno prima”.

Chiudiamo con Apcoa: chiederete indietro i soldi dell’extragettito, pari a 1,3 milioni?
“L’assessore Catania sta affrontando con grande serietà il tema della sostenibilità economica di un contratto che ci siamo trovati, ma abbiamo il dovere di essere rigorosi”.


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