Dai 4 voti di Miceli a Firrarello | Quelli che “perdono” a casa loro - Live Sicilia

Dai 4 voti di Miceli a Firrarello | Quelli che “perdono” a casa loro

Il segretario provinciale del Pd riceve una manciata di preferenze a Carini, il suo comune: "Ma la mia presenza in lista era solo simbolica". Inaspettati invece gli stop al candidato di Crocetta a Gela e a Crisafulli a Enna. Mentre a Bronte si candida il nipote dell'ex senatore azzurro e figlio del sottosegretario Castiglione, ma arriva solo nono.

PALERMO – I suoi votanti avrebbero potuto ritrovarsi comodamente attorno al tavolino di un bar. Peccato che Carmelo Miceli, oggi, ricopra il ruolo di segretario provinciale del Partito democratico a Palermo. Per lui, nelle elezioni amministrative di Carini, sono “piovuti” appena quattro voti. Un nucleo familiare, poco più. “A dire il vero, io non so nemmeno come mai quei quattro cittadini mi abbiano votato”, commenta il candidato. Per lui che del Pd, e dell’area dei renziani a cui fa riferimento dati i buoni rapporti con Davide Faraone, è il rappresentante in provincia, quello è un risultato quantomeno curioso. Sorprendente. Che però Miceli spiega. “A dire il vero io non dovevo nemmeno partecipare a quelle elezioni. Ho deciso di entrare in lista nei giorni in cui il Pd aveva chiare difficoltà a mettere insieme l’elenco dei candidati. Con quel gesto ho dato un segnale ai dirigenti locali del partito. E in effetti poi mi hanno seguito”.

Ma a lui, come detto, sono arrivati solo quattro voti. “Con quella candidatura – insiste Miceli – ho solo lanciato un messaggio. Ma ho anche chiesto espressamente di non essere votato. Ho preteso infatti che i voti andassero ai tanti giovani in lista. E alla fine è andate bene. Il Pd a Carini ha raggiunto risultati mai visti in passato. La mia scelta sarà stata ‘strana’, ma ha funzionato, eccome”.

Un fatto insolito, quantomeno. Che si aggiunge però alle storie di chi ha perso in casa. O quantomeno non ha vinto. Anzi, le altre vicende vanno ben oltre la “curiosità” e assumano un aspetto politico. E un vero segnale di “cambiamento”, di apparente rinnovamento richiesto dagli elettori. Che non votano più i soliti big. Almeno non allo stesso modo.

Il caso del governatore Crocetta è il più evidente. E ne abbiamo parlato. Il candidato Angelo Fasulo (anche lui, però, a dire il vero, caro anche ai renziani) è stato batutto dallo sfidante grillino Domenico Messinese. Creando un “caso politico” e rilanciando le tesi di chi vede ormai appannata la figura del governatore della rivoluzione. Che adesso dovrà evitare lo scivolone clamoroso al ballottaggio.

Ma a ricevere lo “stop” di fronte alla corsa verso la vittoria al primo turno è stato anche Mirello Crisafulli. E qui la storia si complica. Finora, infatti, quella del segretario provinciale di Enna somigliava alla storia di una mini-monarchia. Di una città e una provincia a “Statuto speciale”: quello di Mirello, appunto. Politico in grado di resistere senza apparenti scossoni anche alle scomuniche piovute da colleghi del Pd e dagli artisti come Pif persino dalla Leopolda renziana. E poi addirittura, in tempi recenti, recentissimi, dal vicesegretario nazionale Debora Serracchiani. Mirello, però, fino a poco tempo fa a Enna faceva la differenza. Al punto da accantonare senza troppe polemiche il simbolo del Pd per sventolare quello di “Enna democratica”. Numeri alla mano, però, qualcosa non torna. Perché i voti giunti a Crisafulli sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli portati in dote dalle liste che hanno sostenuto la sua candidatura. Oltre il 55 per cento, la percentuale dei partiti. Ben quindici punti in meno, poco sopra il 40 per cento, quelli di Mirello. “Tradito” da molti concittadini, in quello che è sempre stato il suo feudo.

Certo, Crisafulli resta di gran lunga il candidato più votato a Enna. Ma dovrà adesso sottoporsi a un supplemento di campagna elettorale in gran parte inaspettata. Ma il tempo passa, forse. A sinistra come a destra. A Bronte, ad esempio, sembra attenuarsi anche la “potenza” di Pino Firrarello. L’ex senatore, suocero dell’attuale sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, infatti, non è riuscito a far vincere al primo turno il proprio candidato Salvatore Gullotta, fermatosi sotto il 31 per cento dei voti. Ma non solo. Altro “segnale” di un potere che sta scemando, è il risultato del nipote di Firrarello, nonché figlio di Castiglione. Per Carlo Maria Castiglione, appena 20 anni, sono arrivati “solo” 238 voti. Non pochi. Ma è solo il nono, in termini di preferenze, tra i candidati al consiglio comunale. Nella città che fu la “signoria” del nonno.


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