E' caccia al "signore" di Librino |Terra bruciata attorno a Nizza - Live Sicilia

E’ caccia al “signore” di Librino |Terra bruciata attorno a Nizza

Indagini serrate per la cattura dell'ultimo rampollo dei Nizza. L'inchiesta avviata dai carabinieri svela anche i nuovi organigrammi mafiosi di chi controlla il traffico di droga a Catania.

 

CATANIA – Ha trovato una persona di fiducia che “sorveglia” gli affari a Librino. Andrea Nizza non esce allo scoperto per paura di essere catturato. Da sette mesi il capo dello spaccio tra i vialoni e il cemento del quartiere sud di Catania è diventato un fantasma. Condannato nel processo Fiori Bianchi e destinatario di un’ordinanza per traffico di stupefacenti dall’Albania,  il rampollo della famiglia Nizza ha trovato un “covo sicuro” da dove dare direttive a distanza al suo gruppo criminale. Il suo “vice” garantisce che i suoi ordini vengano eseguiti, mentre un muro di omertà copre e protegge la sua latitanza.

Attorno al ricercato i carabinieri hanno fatto terra bruciata. Le ultime indagini, scaturite anche dalle rivelazioni del fratello e uomo d’onore Fabrizio Nizza, hanno decapitato il potere criminale della cosca che dopo l’arresto del “gotha” dei Cappello, nel 2008, è diventato il gruppo mafioso più forte di Catania. Un clan legato a doppio filo con Vincenzo Santapaola: con i vertici di cosa nostra catanese, insomma. Questo per compredere il potere criminale ereditato dall’ultimo genito dei fratelli Nizza.

“E’ lui adesso il capo” ha dichiarato ai magistrati della Dda di Catania, Lina Trovato e Rocco Liguori, il collaboratore di giustizia Davide Seminara guardando la foto del latitante. E chi meglio di lui lo conosce, visto che il “luogotenente” pentito era il suo autista. Seminara è l’uomo che per ottenere la fiducia della magistratura e degli investigatori ha indicato il nascondiglio di un arsenale da guerra di una potenza di fuoco mostruosa. Agli inquirenti ha raccontato contatti, progetti e affari di Andrea Nizza. Ha svelato anche i metodi con cui il latitante manteneva i “contatti” con alcuni detenuti importanti. Giovani Battaglia avrebbe inviato  – si legge in un verbale –  “molti bigliettini ad Andrea Nizza un paio di mesi fa (estate 2014, ndr) da Bicocca, lamentandosi del comportamento di Andrea Nizza, che non mandava sufficienti somme di denaro ai vari componenti del gruppo; alcuni di questi bigliettini li ho letti personalmente”. Un sistema di comunicazione ben collaudato: i bigliettini “vengono piegati – racconta Seminara – e collocati all’interno dei bicchieri di plastica che poi, al termine dei colloqui, il familiare riporta con sé”.

Andrea Nizza avrebbe preso il posto del fratello Fabrizio, che aveva il controllo degli affari illeciti su Librino.  Un potere (quasi) da monopolista su Librino quello del latitante. Da quanto raccontano i collaboratori di giustizia i “giochi” del traffico di droga si sono rimescolati in questi anni, perchè se prima i Nizza dovevano spartire il potere con gli Arena, oggi gli “avversari” sarebbero rientrati in “famiglia”. Nel 2007 gli Arena avevano deciso di cambiare casacca cercando la “protezione” degli Sciuto – Tigna.  Passaggio “ufficializzato” durante un incontro convocato dai Santapaola per “evitare” una guerra tra i Nizza e gli Arena per il controllo di Librino. Gli Arena, con il boss Giovanni catturato e gli Sciuto Tigna azzerati, avrebbero deciso di “allearsi” ai Nizza. Un ritorno annunciato tra le righe, ma che non poteva sfuggire a chi conosce le dinamiche dei clan mafiosi, dalla nota dei carabinieri sulla cattura di Massimiliano Arena, che ha determinato “l’estinzione” della famiglia che per decenni ha “governato” gli affari illeciti attorno al palazzo di cemento.

Tutt’altro discorso per la gestione di San Cristoforo, che era stata assegnata a Daniele Nizza. Con il boss dietro le sbarre le fila del traffico di droga a San Cristoforo non sarebbe andato (anche come diritto di famiglia) al fratello Andrea, ma a un’altra figura di “rango” del crimine catanese e personaggio di “fiducia” della consorteria santapaoliana. Un ruolo di enorme “potere” perchè le zone da controllare sono tantissime, con giri d’affari a quattro zeri a settimana. A fare da “spartiacque” è il blitz Revenge che nel 2009 porta in galera i vertici dei Cappello, fino a quel giorno i “re” assassini di San Cristoforo. I Nizza (ri)conquistano – come scaturisce dal processo Stella Polare – le piazze di spaccio di Iano Lo Giudice, killer e capomafia dei Carateddi, asservendo ai propri “servigi” manovalanza e pusher per lo spaccio.

L’indagine avviata per la cattura di “sorella”, così è chiamato Andrea Nizza negli ambienti malavitosi, ha dunque aperto la possibilità di un obiettivo più ampio di quello di mettere le manette al latitante ma di “disinnescare” i meccanismi dello spaccio a Librino e a San Cristoforo, le due roccaforti catanesi della droga, assicurando alla giustizia capi e nuovi capi.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI