Dell'Utri, il "baciamano" e la fuga | Quei rapporti con Mokbel - Live Sicilia

Dell’Utri, il “baciamano” e la fuga | Quei rapporti con Mokbel

Un capitolo dell'inchiesta Mafia Capitale riguarda i rapporti fra l'ex senatore azzurro e il faccendiere Gennaro Mokbel. Una serie di appuntamenti romani sono stati monitorati dai carabinieri del Ros.

"MAFIA CAPITALE"
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PALERMO – E adesso spunta pure il baciamano fra Gennaro Mokbel e Marcello Dell’Utri. Il primo, secondo gli investigatori, avrebbe aiutato il secondo a fuggire in Libano prima che la Cassazione rendesse definitiva la condanna a sette anni per mafia dell’ex senatore di Forza Italia. Mokbel, imprenditore già condannato per riciclaggio, ha sempre negato la circostanza, sostenendo addirittura di non conoscere Dell’Utri. O meglio, si erano incontrarti nel 2009 ad una mostra: così disse Mokbel in un’intervista al giornale “Il Tempo”. La passione per l’arte, a detta dello stesso Dell’Utri, sarebbe stato l’unico motivo di contatto con l’imprenditore già condannato per riciclaggio.

Ora, però, il baciamano e una serie di incontri monitorati dai carabinieri del Ros di Roma rafforzerebbe l’ipotesi che Dell’Utri, con l’aiuto di Mokbel, sarebbe scappato  per evitare di finire in carcere. La sua fuga durò 24 ore, poi fu arrestato in un hotel di Beirut.

Eccoli i passaggi ricostruiti dai militari romani in un capitolo dell’informativa che fa parte dell’inchiesta “Mafia Capitale” e che riguarda “i rapporti fra Mokbel e i fratelli Alberto e Marcello Dell’Utri”. Su Mokbel gli investigatori si sono concentrati per via dei suoi rapporti con Massimo Carminati.

Il 21 gennaio 2014, alle ore 20.25, Mokbel e la moglie si trovano in un ristorante di Roma, l’“Osteria da Claudio – Il Localino”. Attendono all’ingresso, così annotano i carabinieri nei brogliacci, l’arrivo dei fratelli Marcello e Alberto Dell’Utri. Mokbel abbraccia il primo e riserva un baciamano al secondo. Poi entrano nel ristorante e vi restano fino alle 23 e 18. L’episodio è solo uno dei tanti contatti fra i Dell’Utri e Mokbel. Il più antico è datato 22 febbraio 2008, quando fu intercettata una conversazione fra Mokbel e Aurelio Gionta, che erano finiti sotto inchiesta assieme. “Saluta il nostro amico…”, diceva Gionta riferendosi a Marcello Dell’Utri. L’11 novembre 2013 Mokbel viene visto uscire dal ristorante “Lo Zodiaco” per raggiungere il privè di un altro locale, “La Camilluccia”. È lo stesso locale dove, quindici minuti dopo, arrivano i fratelli Dell’Utri. Il 7 gennaio 2014 Mokbel viene intercettato mentre giunge all'”Osteria da Claudio”, seguito da Alberto Dell’Utri, che stavolta arriva a bordo di una macchina guidata da Gionta. E i due si rivedono nello stesso ristorante l’8, il 21, il 25 e il 28 gennaio, mentre il 19 febbraio la macchina di Mokbel e della moglie si trova parcheggiata nei pressi della casa di Alberto Dell’Utri.

Pochi mesi dopo, l’11 aprile 2014, la terza sezione della Corte d’Appello di Palermo emette l’ordine di arresto per Dell’Utri. Troppo tardi, perché il 24 marzo l’ex senatore è atterrato in Libano, via Parigi. La sua latitanza durerà una manciata di ore: all’indomani, infatti, viene arrestato in un albergo di Beirut. Sarà estradato il 13 giugno successivo.

I militari del Ros monitorano Mokbel anche nei giorni antecedenti all’ordine di arresto dell’11 aprile. Il faccendiere, non solo cerca sul web notizie sulle vicende giudiziarie dell’ex senatore, ma clicca pure alcune siti con informazioni sullo stato africano della Guinea e dell’arcipelago delle isole Bijagos. Proprio quest’ultimo dato viene considerato “singolare” dagli investigatori “perché si tratta dell’area geografica indicata tra quelle considerate rifugio sicuro da Dell’Utri Marcello”.

Della fuga in Guinea sono certi che si parlasse da tempo gli uomini della Direzione investigativa antimafia di Palermo che ebbero per le mani un’intercettazione dell’8 novembre 2013 fra Alberto Dell’Utri e Vincenzo Mancuso. Erano seduti al tavolo del ristorante romano “Assunta madre” quando il fratello di Marcello diceva “che qua bisogna accelerare i tempi, finquanto che Marcello, se poi non ce le fa… e lui è andato lì… insieme a questi della Guinea Bissau che lo hanno preso in seria considerazione e gli hanno dato il passaporto diplomatico… gli hanno aperto le porte”. L’incontro sarebbe avvenuto a Bruxelles.

La scelta del paese dove fuggire prima della condanna sarebbe caduta sul Libano. Circostanza che emergerebbe dal successivo passaggio della conversazione nel corso della quale Alberto Dell’Utri raccontava a Mancuso che il fratello aveva avuto indicazione da un certo Gennaro. Gli investigatori lo identificano in Mokbel. Ancora Alberto: “… devi avere gente sul posto che ti da una mano, che ti aiuta… che fai vai lì e non conosci nessuno… invece questi sono bene sistemati”. Perché serve “una casa, un appoggio”. Conclusione degli investigatori: non si stava parlando di un viaggio di piacere, ma di una fuga. Mancuso: “… sei io fossi Marcello prenderei un volo diretto per Tel Aviv”. Alberto: “… e poi da là… non deve andare direttamente…”. Ancora Mancuso: “Se è possibile andarci in macchina è meglio… è meglio…. anche se si fa due ore e mezzo… aereo no… parte il timbro… resta… perché il timbro dell’aeroporto perché il passaporto a lui rimane… invece tutti gli aerei hanno accesso anche se le compagnie sono diverse… non bisogna lasciare traccia… io non conosco le distanze… però non ci deve arrivare con l’aereo”.

Che la destinazione finale fosse il Libano emergerebbe dal fatto che l’ex senatore dieci giorni prima aveva pranzato con “un politico importante del Libano”. Perché proprio il Libano? Il fratello di Dell’Utri così spiegava la scelta: “Allora siccome i tempi stringono… sta pensando appunto… allora Marcello 10 giorni fa ha cenato con un politico importante in Libano che è stato presidente e che adesso si candida per le prossime elezioni… il programma è quello di andarsene in Libano perché lì è una città dove Marcello ci starebbe bene perché lui c’è già stato la conosce c’è un grande fermento culturale… per lui andrebbe bene”.

Il Libano e la Guinea sono due delle mete scandagliate da altri investigatori e cioè i finanzieri che stanno cercando di ricostruire il patrimonio di Marcello Dell’Utri su delega della Procura di Palermo. Tra le conseguenze della condanna divenuta definitiva il 9 maggio 2014 c’è anche al misura di prevenzione patrimoniale.


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