Il kamasutra di Ncd | attorno al 2 per cento - Live Sicilia

Il kamasutra di Ncd | attorno al 2 per cento

Dopo la vittoria di Firetto ad Agrigento si era "brindato" alla riproposizione in salsa sicula dell'alleanza romana. Ma dopo 15 giorni tutto è cambiato. Il partito del ministro Alfano gioca contro i democratici a Gela, insieme a Crisafulli a Enna, va per conto suo (e perde) a Bronte. E l'asse con i dem non esiste già più.

PALERMO – Nemmeno il tempo di brindare, all’ombra dei templi, alla nuova “centralità” dei moderati. Manco il tempo di disegnare un futuro sull’asse Pd-Ncd-Udc, ed ecco che l’asse si è infranto, sotto il peso dei ballottaggi, della schizofrenia, della mancanza di una linea chiara, in quella che Francesco Merlo su La Repubblica definì un “kamasutra” di alleanze. Che coinvolge innanzitutto, anche in Sicilia, il partito di Alfano. Un partito che, stando anche alle lamentele di qualche big, starebbe pagando questa mancanza di una vera identità dal punto di vista elettorale. Preoccupazioni confermate dai sondaggi più recenti che fanno “ballare” Ncd attorno alla striscia del 2 per cento.

Nemmeno il tempo di brindare, insomma. Quell’alleanza che ha portato Lillo Firetto sulla prima poltrona del Comune di Agrigento, insomma, altro non era – stando ai leader politici moderati che hanno sfornato, in quelle ore, comunicati stampa a raffica – se non una riedizione felice e in scala locale della grande alleanza romana. Ovviamente, in quelle ore ci si era dimenticati di qualche piccolo dettaglio. Ad esempio che il Pd finì solo per “ripiegare”, dopo le primarie farsa, sul candidato moderato che aveva deciso di andare avanti comunque. Con o senza il Pd. Anzi, senza i partiti. Tenuti da Firetto fuori dalla porta. Almeno nella comunicazione, nella presentazione del proprio progetto. Che civico doveva essere.

E dire che ad Agrigento c’era – eccome – modo di giocarsi qualche cartuccia politica. Il capoluogo è la città di Angelino Alfano, il ministro dell’Interno. Rimasto però ai margini di quella competizione elettorale. Vinta, per carità. Ma soprattutto dal candidato. Eppure è bastato quello, per far gonfiare il petto ai diretti interessati. Dal segretario regionale del Pd Raciti al leader Udc D’Alia: eccola, finalmente, la formula vincente. Macché.

Passano quindici giorni e lo scenario è completamente mutato. E molto, in questo senso, si deve al Nuovo centrodestra di Alfano. Da una parte con i grillini, dall’altra con l’impresentabile ennese del Pd, dall’altra ancora scomparso, appena “aleggiante” attorno a questo o quel candidato. A Licata Ncd corre con i democratici e vince. Così come riesce a fare anche a Ribera, ma senza il Pd. Mentre a Carini recita un ruolo da comprimario, comunque in opposizione al candidato del Pd. Senza una regia, insomma. Senza un progetto. Nemmeno per l’immediato presente. E l’asse con i democratici? L’alleanza romana?

Il caso gelese in questo senso è esemplare. Enzo Greco, il candidato sindaco di Ncd ha deciso di sostenere… il Movimento cinque stelle. Che c’azzecca? Direbbe qualcuno. Nulla. Se non l’opposizione al Pd rappresentato in quella città soprattutto dal governatore. Un’alleanza che, insieme al sostegno più o meno ufficiale di altre forze di centrodestra, ha consentito a Domenico Messinese di vincere. A dire il vero, se non era ufficiale, l’appoggio di Ncd ai grillini era quantomeno pubblico. Immortalato in un abbraccio tra lo stesso Greco e Messinese. Una immagine che scatenò ovviamente l’ira del leader siciliano dei democratici, Fausto Raciti: “La foto di Messinese abbracciato al candidato sindaco Ncd Lucio Greco, classificatosi terzo al primo turno elettorale, – disse una settimana fa – diventa il simbolo del ‘tradimento’ dei 5 Stelle che fino ad oggi hanno votato a Roma contro norme giuste, e sostenuto norme ingiuste, pur di non ‘apparire’ d’accordo con qualcuno, pur di tenere fede al motto ‘noi non ci alleiamo, noi siamo diversi, noi non scendiamo a patti con nessuno’. Da oggi in poi – aggiunse Raciti – quel motto è carta straccia, e ogni volta che lo sentirò ripetere tirerò fuori la foto dell’abbraccio di Gela”.

Stranamente, però, in quel caso Raciti non accennò all’altro tradimento. Quello degli alfaniani. Già, che fine ha fatto il vincente asse di ferro tra Pd e moderati? Che poi, sul “materiale” di quell’asse in tanti iniziano a porsi qualche domanda. Anche tra gli stessi democratici, dove big come Giuseppe Lupo iniziano a chiedersi che vantaggi per il Pd possano giungere dall’alleanza con gli alfaniani. E a guardar bene, non è che all’ex segretario manchino gli argomenti. Perché, nelle stesse ore in cui Ncd, a Gela, faceva la guerra al Pd del governatore antimafia, a Enna sosteneva quel candidato del Pd che nemmeno il Pd (quello nazionale soprattutto) voleva. Un impresentabile, secondo i democratici da Leopolda, sebbene incensurato. Ma come dicevamo, mentre a Gela si stava di là, a Enna si stava di qua. Giusto il tempo di passare alla storia per una scoonfitta che cambia, dopo decenni, il volto politico di un capoluogo siciliano.

E del resto, non è che altrove sia andata meglio. A Bronte, almeno a Bronte, quel Nuovo centrodestra avrebbe dovuto spazzare via con un soffio gli avversari. Lì il “carico” era pesante. A fianco di Salvatore Gullotta era sceso non solo lo storico signore della cittadina del pistacchio, Pino Firrarello, ma anche il genero e sottosegretario Giuseppe Castiglione. In prima persona, praticamente. Visto che ha persino fatto candidare il figlio ventenne. Un dominio, quello dei Firrarello-Castiglione così “personale-familiare” da non richiedere nemmeno la presentazione del simbolo Ncd. Ma anche lì, ecco arrivare la sconfitta. Clamorosa. Storica. Vince il candidato avversario, sostenuto dal Pd. E l’asse con i democratici? Troppo corto per unire Bronte con Agrigento.


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