Lampedusa mai così distante |L'odissea di Massimo Costanza - Live Sicilia

Lampedusa mai così distante |L’odissea di Massimo Costanza

Avrebbe dovuto raggiungere l'isola più a sud d'Europa lunedì, ma il guasto all'unico traghetto lo ha costretto a terra. Forse partirà stasera, ma quello che avrebbe dovuto portare si è ormai deperito. "In che modo - si chiede - viene garantito ai cittadini il servizio, obbligatorio, di continuità territoriale?".

Massimo Costanza

CATANIA – Massimo Costanza è nato a Lampedusa 41 anni fa e anche se la sua residenza è da tempo in provincia di Catania, quell’isola delle Pelagie fa parte del suo cuore e della sua vita. Lì infatti c’è la seconda sede di Lapablu un’associazione che si occupa di eventi divisa, come Massimo, tra Catania e l’isola più a sud d’Europa. La sede principale di questa associazione, che si occupa di valorizzazione e promozione della cultura del territorio, è a Misterbianco e Massimo è il presidente. Domenica sera, con due auto stracariche di necessità da utilizzare sull’isola e il padre, si dirige a Porto Empedocle per imbarcarsi sul traghetto Sansovino della Siremar.

Unico mezzo di trasporto per raggiungere Lampedusa con l’auto, la barca o il motorino, e unica partenza giornaliera alle 23. Sistema le auto secondo le disposizioni degli addetti della Siremar e si prepara a nove ore di traghettata già inserite sulla tabella di marcia. Eppure, l’alba che li aspetta non sarà quella che guarda l’isola dei conigli ma sullo stesso porto da cui erano partiti, Porto Empedocle. Poche ore dopo la partenza, infatti, un guasto al motore impone il rientro. In quel viaggio di ritorno tutto tace, anche la filodiffusione, e per evitare distrazioni di sorta è chiuso anche il bar .

“Solo alle nove del mattino – racconta Massimo Costanza – il comandante ci informa che dovevamo scendere dalla nave per consentire le operazioni di ripristino e che, se lo desideravamo, avremmo potuto avere i dettagli dall’agenzia che ci aveva venduto i biglietti. In agenzia ci rimborsano il biglietto e ci dicono “La nave non parte. Decide il comandante”. Non esiste nessuna altra nave in sostituzione e non c’è nessun altro vettore in grado di farci traghettare”.

Che si fa? Si guarda il porto, si prende un caffè, in attesa di riconnettere il cervello per capire il da farsi. Quanto ci vorrà a riparare il guasto? E anche se ripareranno il guasto, il Maestrale in arrivo ci grazierà? Conviene aspettare qui o è meglio tornare a Catania? Le domande si rincorrono tra padre e figlio mentre pensano che fine faranno quelle piantine per l’orto che avevano acquistato per Lampedusa.

Deciso, si torna a Catania. Ed è stata la scelta più sensata visto che il guasto del Sansovino è più grave del previsto. “A 13 ore dall’incidente, una zelante signorina dell’info point – continua Massimo Costanza – ci dice che non sanno cosa fare”. Si saprà dopo che ci vorranno due settimane per riparare il Sansovino e nel frattempo, chi era sulla nave, dovrà attendere pur imprecando in tutte le lingue del mondo per un servizio in monopolio che non prevede un mezzo in sostituzione.

Lunedì passa in cavalleria e stava per farlo anche il martedì se la Siremar non avesse deciso di spostare da Trapani un traghetto molto più piccolo per il servizio Porto Empedocle-Lampedusa. “Il traghetto arriva martedì – ci dice Massimo – ma non parte, c’è il Maestrale. E non partirà neanche mercoledì. Se tutto va bene si spera per oggi, ma non è detto. E il problema non è solo questo – continua un po’ alterato: in questo momento non esiste nessuna lista di priorità per chi era imbarcato sul Sansovino. È giusto che si pensi a frutta, verdura e derrate alimentari che non arrivano a Lampedusa da una settimana, ma ci siamo anche noi lasciati allo sbaraglio. Ho chiamato l’agenzia e mi hanno detto che posso provare a presentarmi tutte le sere al porto e sperare che mi facciano imbarcare. Ma si può pensare di fare ogni giorno Catania-Porto Empedocle solo attaccati a una speranza?”.

Massimo Costanza è avvilito mentre racconta che ha provato a chiamare anche la sede della Siremar di Palermo ma senza alcun risultato e alla fine si chiede “In che modo viene garantito ai cittadini il servizio, obbligatorio, di continuità territoriale? Staremo a vedere – conclude – io di sicuro non mi arrendo”. Lui no, le piantine per l’orto sì. Sono morte tutte.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI