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LiveSicilia.it / Recupero ricomincia da tre Riapre il bar di via Malaspina

Recupero ricomincia da tre
Riapre il bar di via Malaspina

Venerdì rialza la saracinesca il locale storico, che si aggiunge ai due punti vendita di via dei Nebrodi e viale Strasburgo. "Riassorbiti tutti i dipendenti".

Inaugurazione venerdì
di Federica Virga
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PALERMO – Uno stop di appena otto mesi cui segue la riapertura. Perché sebbene il bar Recupero abbia già riaperto in viale Strasburgo a marzo e inauguri un nuovo punto vendita in via dei Nebrodi a fine mese, la saga dei Recupero si chiude con la riapertura dello storico locale di via Malaspina, prevista per venerdì. Una riapertura che spazza via le grane economiche che in questi mesi hanno visto abbassare la saracinesca del bar al civico 94 e 96. Così la terza generazione della famiglia, dopo la chiusura di qualche mese, si restituisce alla città.
A raccogliere il testimone è ancora una volta la nipote del capostipite che nel 1970 fondò l’azienda che in poco tempo divenne un punto di riferimento in città per la gastronomia e la gelateria. Chiara Recupero è a un passo dalla laurea in lingue: dopo un Erasmus in Germania e una tesi in arabo ancora da discutere, preferisce dedicarsi alla attività di famiglia che ama molto. “Abbiamo avuto delle difficoltà economiche notevoli – spiega la figlia di Davide Recupero -. Io e i miei cugini abbiamo voglia di lavorare. Se dovessi dire quale sia stata la verità in merito alla chiusura direi che ci sono stati problemi di gestione e che la crisi ha giocato un ruolo fondamentale”.
La società che riparte sotto la guida della nuova generazione Recupero, infatti, guarda al futuro con un occhio diverso rispetto al passato, ma che non può non percorrere i passi di famiglia. “Ho iniziato a lavorare in via Malaspina prima che chiudesse. Non avevo ancora un ruolo così importante all’interno dell’azienda, eppure mi rendevo conto che mancavano sotto il profilo dell’innovazione. Tutto era immobile come quarant’anni fa e questo, unito alla crisi che tutte le attività commerciali stanno vivendo, ha comportato una grave perdita non solo per noi ma per tutti gli affezionati clienti che negli anni abbiamo fidelizzato”.
Adesso in via Malaspina, completamente ristrutturato e dall’aspetto minimal, oltre a gastronomia, pasticceria e gelateria che hanno fatto la fortuna del bar Recupero, ai più moderni aperitivi e lounge bar, Chiara ha in mente di aprirsi al mondo dei catering, attraverso la selezione di finger food a opera di un rinomato chef locale, al momento top secret. Ma non solo. Perché il futuro della gastronomia 2.0 è nell’e-commerce che hanno realizzato. “La mia idea è quella di poter creare un brand da esportare all’estero – prosegue Chiara -. Attraverso il sito si possono ordinare tutte le prelibatezze della nostra cucina tipica e dei prodotti siciliani; in Europa vengono consegnati in 24 ore, in America massimo due-tre giorni. In futuro vorrei aprire a Londra, Milano o chissà”.
Un franchising anche all’estero è dunque la risposta alla crisi che ha visto la chiusura di via Malaspina, con annessi licenziamenti di personale, e la sua rinascita in altri tre punti vendita. Ma proprio sui suoi impiegati Chiara Recupero si mostra risoluta: “Abbiamo fatto in modo di riassumere tutti, suddivisi tra i tre bar – racconta -. Adesso in via Malaspina, dove si troverà il laboratorio, molti sono quelli della vecchia guardia. Poi molte ragazze e giovani in primis, ad aiutare mia madre Alessandra, mia sorella Roberta e ovviamente mio padre Davide. Io per il momento resterò in viale Strasburgo. I miei cugini in via dei Nebrodi. La nostra famiglia è una squadra”.
Dopo i sigilli, posti tre anni fa in seguito alla procedura fallimentare per un contenzioso con il condominio che ospitava l’esercizio commerciale di proprietà della stessa famiglia, la crisi e la chiusura a novembre, Recupero riconosce un ruolo importante alla gente che in questi anni ha espresso stima nei loro confronti. “L’affetto dei nostri clienti è ciò che ci dà stimoli ogni giorno – conclude Chiara -. Ci sono uomini che mi raccontano di aver conosciuto da noi le proprie mogli, ci trasmettono i loro ricordi. Ed è questo che ci ha fatto reagire al detto ‘la terza generazione è quella che cade per terra e muore’. Noi siamo rinati, o meglio nati. È stata una sfida che dovevamo, io come i miei cugini, a mio nonno. Lui segnò la storia del cibo. Non molti sanno che fu lui a inventarsi il cosiddetto ‘spitino’. Nella Vucciria degli anni ’50, nel suo Frankie Bar, infilzava in due astine di ferro pancarré e carne, poi lo friggeva tutto insieme. Così nacque lo spiedino che ancora oggi è simbolo della nostra tradizione”.

Pubblicato il 23 Giugno 2015, 12:51
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