Cosentino e il crollo del Catania | I due anni d'inferno dell'argentino - Live Sicilia

Cosentino e il crollo del Catania | I due anni d’inferno dell’argentino

L'ex agente FIFA, che ha contribuito all'arrivo di diversi talenti in maglia rossoazzurra prima di accettare l'incarico di vice-presidente (divenuto poi amministratore delegato), non ha vissuto due stagioni semplici ai piedi dell'Etna. E il suo ruolo nell'operazione "I treni del gol" è ancora da dimostrare.

il ritratto dell'ad
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CATANIA – Sono passate poco più di 24 ore da quando è scoppiato quello che, senza timore di smentita, possiamo definire come il più grosso scandalo del calcio catanese, e più in generale del calcio e dello sport siciliano. Gli aggettivi a disposizione degli appassionati, probabilmente, sono finiti, ma ciò che non si è ancora esaurito è l’indignazione e la rabbia nei confronti di chi ha architettato e messo in pratica un meccanismo meschino e che tendeva a giustificare con le vittorie sul campo qualcosa che con lo sport aveva ben poco a che spartire. Ma c’è un personaggio, all’interno di questo caos, al quale appare complicato, almeno per il momento, attribuire delle responsabilità, nonostante il suo ruolo di alto livello all’interno del Calcio Catania. Stiamo parlando di Pablo Cosentino, divenuto il braccio destro di Nino Pulvirenti da due anni a questa parte e che è perseguitato da un atroce destino: dal giorno del suo ingresso nell’organigramma societario del club etneo, la parabola della squadra, splendidamente ascendente fino a quel momento, è divenuta all’improvviso discendente, fino a toccare, nella giornata di ieri, il suo picco più basso.

Tutto ha inizio a cavallo tra il decennio scorso e quello ancora in corso. Pablo Cosentino è uno degli agenti FIFA più brillanti in circolazione, vista la sua ampia conoscenza del calcio sudamericano (in particolare quello argentino) e la sua capacità di trattare l’arrivo in Europa di talenti dal futuro assicurato. Dopo aver curato la procura degli allora giovanissimi Lavezzi e Milito, portati in Italia proprio grazie al suo operato, Cosentino cotribuisce allo sbarco in Sicilia di alcuni giocatori destinati a fare ottime cose, con le maglie di Palermo e soprattutto Catania: in rosanero arriva un ancora acerbo Franco Vazquez, mentre ai piedi dell’Etna sbarcano giocatori del calibro di Silvestre, Barrientos e Castro, oltre ad altri elementi certamente non indimenticabili come Faurlin (a Palermo) e Leto (a Catania). Si deve in parte a lui, in base ad alcune storie che circolano da queste parti, anche l’arrivo sulla panchina rossoazzurra di Diego Simeone, che da Catania ha iniziato una carriera che lo ha reso uno dei tecnici più bravi e rispettati al mondo.

Nino Pulvirenti sa essere riconoscente, e nell’ambito dello snellimento del novero dei suoi collaboratori decide di affidare, nella primavera del 2013, il ruolo di vice-presidente proprio a Pablo Cosentino. All’inizio di questa avventura la parola d’ordine è ‘entusiasmo’, ma ben presto ci si accorgerà che le abilità dirigenziali dell’argentino non sono poi così spiccate come quelle di mediatore di mercato. In quell’estate arrivano a Catania dei giovani di talento come Biraghi, Tachtsidis e il portiere Frison, ma anche argentini dalla validità discutibile come Monzon, Peruzzi, Freire e lo stesso Leto, giunto in Sicilia come l’uomo che avrebbe dovuto sostituire El Papu Gomez, ma che in realtà rivelerà ai tifosi rossoazzurri la propria inutilità sul rettangolo verde. La stagione nasce male, con il Catania che riuscirà a vincere solo tre gare nel girone di andata e non riuscirà a fare molto meglio nel girone di ritorno, ottenendo alla penultima giornata la matematica retrocessione in serie B dopo nove stagioni consecutive nella massima serie.

Nell’estate che segue ci si aspetta un Catania stellare, per tentare l’assalto alla promozione diretta in A. Il lavoro svolto da Cosentino (divenuto nel frattempo amministratore delegato) e dal suo staff sembra essere valido, anche se la conferma del modesto Pellegrino come tecnico della prima squadra appare una crepa non da poco, e i risultati daranno ragione a questa tesi. Ma non c’è solo la mano dell’allenatore, che verrà esonerato dopo tre giornate, a rendere la stagione un autentico disastro. Sono ancora una volta le scelte di mercato a penalizzare il Catania: attorno a vecchie volpi della categoria come Calaiò e Rosina, infatti, viene costruita una rosa deficitaria, con acquisti discutibili come quelli di Sauro, Escalante, Cani, Marcelinho e Calello. Detto dell’addio a metà ottobre di Pellegrino, la squadra viene affidato a Beppe Sannino, il quale appare l’uomo giusto per riportare sulla retta via una barca in alto mare, ma qui si concretizza l’ennesimo errore di Cosentino, coadiuvato questa volta anche da Pulvirenti. Fin dalle prime gare, il tecnico di Mugnano lamenta l’inadeguata condizione fisica dei suoi giocatori, puntando il dito contro il preparatore atletico Giampiero Ventrone, ma l’amministratore delegato difende l’ex juventino e punta a propria volta il dito contro Sannino, praticamente costretto, alle soglie del 2015, a rassegnare le dimissioni.

Il resto è storia non troppo lontana a noi. L’arrivo di Marcolin, la rosa rivoluzionata dal mercato di riparazione e persino l’allontanamento di Ventrone, a conferma del fatto che Cosentino in quella occasione (e non solo) aveva preso un abbaglio clamoroso. E in fine il raggiungimento della salvezza, seppur attraverso mezzi non leciti, almeno fino a prova contraria. La storia di Cosentino a Catania non è stata certo costellata di successi, almeno sul piano dirigenziale. Qualora il calcio dovesse dargli una seconda occasione, vedendola come una via per la redenzione, è difficile consigliare al mediatore argentino di ripartire come dirigente di una squadra, propendendo per il ritorno al ‘primo amore’, ovvero la procura dei calciatori.


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