Tutti gli uomini del presidente | Catalogo del cerchio magico - Live Sicilia

Tutti gli uomini del presidente | Catalogo del cerchio magico

L'arresto di Matteo Tutino è solo l'ultima vicenda giudiziaria che coinvolge un fedelissimo di Rosario Crocetta. Dalle dirigenti Monterosso e Corsello, fino al neo assessore Pistorio e all'ex pm Ingroia non sono mancate condanne (contabili), rinvii a giudizio e indagini. Ma il presidente della "moralizzazione", in questi casi, tace.

PALERMO – Per essere un governatore dal “fiuto sbirresco”, come Crocetta disse di sé, qualcosa non torna. Perché a guardare bene, il “cerchio magico” del governatore è anche un girotondo di guai giudiziari, inciampi e imbarazzi.

Matteo Tutino, medico graditissimo a Rosario Crocetta, è in carcere con accuse legate alla sua attività di primario all’ospedale Cervello-Villa Sofia: peculato, truffa e abuso d’ufficio. Addebiti tutti da dimostrare, ovviamente. Un discorso che vale per il primario, così come per gli altri fedelissimi del presidente della Regione. Anche se per qualcuno, ed è il caso del segretario generale Patrizia Monterosso o del nuovo assessore Giovanni Pistorio, una sentenza dei magistrati contabili c’è già.

Eppure, in passato, per Rosario Crocetta sarebbe bastato anche meno. Uno spiffero, un venticello di sospetto era sufficiente per prendere le distanze, anche in maniera plateale e persino, magari, citando esponenti politici come Pio La Torre o intellettuali come Pier Paolo Pasolini: “Io so, ma non ho le prove”, ama ripetere Crocetta. Anche quando, magari, ha puntato il dito contro un deputato tutt’ora incensurato come Riccardo Savona, cacciandolo da una convention di un partito che non era nemmeno il suo (e lì, più che il venticello del sospetto giocò lo scirocco che muove le pale eoliche in Sicilia). O magari quando ha ricordato, a cose fatte, di aver preso le distanze, durante la campagna elettorale, dal deputato recentemente indagato Nino Dina o di aver chiuso le porte del governo ad altri parlamentari: “Vi immaginate? A quest’ora avrei in giunta Franco Rinaldi”. Un fiuto a scoppio ritardato, ovviamente. Perché mesi prima, gli stessi parlamentari tornavano buoni per sostenere la corsa a Palazzo d’Orleans del governatore.

E invece, ironia della rivoluzione, mentre il governatore sottolineava le crepe dei palazzi vicini iniziava a piovere dentro il suo cerchio magico. Fedelissimi, intoccabili e ovviamente al di sopra di ogni sospetto. Anche di fronte a sentenze o a rinvii a giudizio. Come quello, recentissimo, che ha riguardato la dirigente generale Anna Rosa Corsello. Una burocrate solo apparentemente messa da parte dopo lo scandalo del click day, e tornata al suo posto dopo la cacciata di Nelli Scilabra. Al dipartimento Lavoro, per l’esattezza. “Così non si occuperà più di Formazione”, precisò Crocetta, pochi giorni prima che la Corsello sfornasse i primi decreti riguardanti il progetto “Garanzia giovani”. Una puntualizzazione, quella del governatore, simile a quella tirata fuori in occasione delle notizie che riguardavano l’indagine sulla dirigente per un uso quantomeno “disinvolto” dell’auto blu: “In questi casi – disse Crocetta a Livesicilia – è previsto il trasferimento del dirigente, ma in questa vicenda è inutile, visto che le auto blu sono in tutti i dipartimenti”. Una giustificazione surreale che però adesso si scontra con la realtà di un rinvio a giudizio per peculato.

Sempre sul lato “burocratico” del cerchio magico, era già piovuta la sentenza di primo grado della Procura della Corte dei conti nei confronti di Patrizia Monterosso per la vicenda degli extrabudget nella Formazione. Una storia nella quale il Segretario generale (esterno) della Regione è finita sul banco degli “imputati” insieme all’ex governatore Raffaele Lombardo e ad alcuni ex assessori di quella giunta. Una condanna che Crocetta derubricò in qualcosa di poco superiore a una multa. Scatenando la reazione, nemmeno troppo diplomatica, del presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti Luciana Savagnone, che senza mezzi termini contestò al presidente “di aver sottovalutato la portata di una sentenza di quel tipo”.

Procura contabile e Procura della Repubblica di Palermo stanno invece indagando su un amministratore fortemente voluto da Crocetta. E a dire il vero, il “caso Ingroia” è un po’ diverso dagli altri. Intanto perché il governatore, indicando un ex pm alla guida di una società regionale come Sicilia e-Servizi (dopo il fallito tentativo di piazzare Ingroia a Riscossione Sicilia), affermava di essersi assicurato una sorta di “garanzia di legalità”. Inoltre, a dirla tutta, sulla vicenda delle assunzioni a Sicilia e-Servizi, a essere “rinviato a giudizio” dalla Procura contabile e a essere sotto indagine dai magistrati palermitani, è lo stesso Crocetta, che poche settimane fa ha dovuto rispondere alle domande dei pm tra i muri della caserma della Guardia di Finanza.

Ma come detto, oltre all’indagine penale (l’accusa è quella di abuso d’ufficio) c’è l’inchiesta contabile. E lì il governatore è in buona compagnia. Visto che a rispondere di un possibile danno erariale sono anche sei ex assessori della giunta. Quelli, in pratica, che hanno firmato la delibera che dava il via a quelle assunzioni. E tra questi, non mancano altri fedelissimi del governatore: dall’ex assessore alla Formazione e oggi segreteria particolare del presidente, Nelli Scilabra, all’ex segretaria del governatore poi diventata assessore al Turismo Michela Stancheris, o ancora ecco l’ex assessore all’Agricoltura Dario Cartabellotta che il presidente – prima di un recentissimo strappo – aveva “ripescato” come dirigente generale (ruolo ricoperto dal burocrate per tanti anni) per poi indicarlo come responsabile del Cluster Bio-Mediterraneo all’Expo di Milano. Un incarico sul quale sono piovute (è proprio il caso di dirlo) abbondanti polemiche. Tra gli ex componenti della giunta coinvolti nel caos Sicilia e-Servizi, poi, anche quella che Crocetta scelse come vicepresidente, Patrizia Valenti.

E a proposito di “assunzioni sospette”, il presidente della Regione, che ha più volte alzato un muro contro l’ingresso in giunta di deputati, proprio per la paura che il suo governo possa essere “macchiato” da qualche vicenda giudiziaria (per le stesse ragioni, però, cacciò dall’esecutivo Mariarita Sgarlata, assessore ‘condannato’ politicamente e mediaticamente per una piscina che poi si rivelò essere non abusiva), decide di abbracciare Giovanni Pistorio. Togliendosi in qualche modo un pensiero, visto che una condanna da parte della Corte dei conti all’ex assessore alla Sanità, è già arrivata: circa 35 mila euro di danno all’erario per la storia del personale della Seus-118.

Storie vecchie e storie nuove, quindi, ad agitare le acque dentro il cerchio magico. Perché l’arresto di Matteo Tutino, avvenuto stamattina, è il frutto di un inchiesta che vede, iscritto nel registro degli indagati anche Giacomo Sampieri, tra i manager della Sanità più graditi al presidente. Così gradito da spingere Crocetta a intervenire in prima persona, più di un anno fa, quando l’assessore Lucia Borsellino era in procinto di revocargli l’incarico in seguito alle indagini su Villa Sofia e anche a seri dubbi sulla gestione economico-finanziaria dell’azienda ospedaliera. Una revoca che avrebbe impedito a Sampieri di ottenere un nuovo incarico alla Regione nell’immediato futuro. Anche per questo, Crocetta spinse Sampieri a dimettersi. “Gli abbiamo reso l’onore delle armi”, commentò il governatore, che poche settimane sembra abbia proposto, senza successo, lo stesso Sampieri alla guida della Seus. Quando si dice il fiuto.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI