Mafia, maxi-sequestro nel Palermitano |Nei guai imprenditore antiracket - Live Sicilia

Mafia, maxi-sequestro nel Palermitano |Nei guai imprenditore antiracket

Il maxi sequestro da un miliardo e seicento milioni è stato messo a segno dagli investigatori della Dia ai danni di Gaetano Virga, che aveva presentato numerose denunce contro il racket delle estorsioni. Secondo gli inquirenti avrebbe beneficiato dell'appoggio delle cosche per aggiudicarsi appalti. La Dia: "L'adesione all'antiracket un tentativo di ripulirsi"I legali di Stefano Polizzi: "Assolto dall'accusa di estorsione".

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di Lara Sirignano (Ansa)

PALERMO – Come maquillage a un’immagine offuscata dalle inchieste giudiziarie ha scelto il belletto dell’antiracket. E’ andato dagli investigatori e ha raccontato di aver subito pressioni dagli estortori del clan di Misilmeri. Con dovizia di particolari ha parlato di minacce e intimidazioni. Racconti convincenti, quelli di Gaetano Virga, imprenditore del calcestruzzo di Marineo, paese a pochi chilometri da Corleone, che hanno portato all’arresto di Francesco Lo Gerfo, ritenuto il capomafia di Misilmeri, e Stefano Polizzi, presunto estorsore. Dall’inchiesta nata dalle dichiarazioni di Virga ha anche preso il via l’iter che ha portato poi allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Misilmeri.

Ma dietro al “coraggio” dell’imprenditore, che secondo la Dia avrebbe invece stretto rapporti col clan di Corleone, c’era solo un tentativo di rifarsi il look: questo almeno pensano gli inquirenti che, oggi, hanno sequestrato a lui e ai familiari un patrimonio di circa un miliardo e 600mila euro. Uno dei provvedimenti più ingenti mai eseguiti. Le denunce degli estortori risalgono al 2010, allora Polizzi, secondo il racconto di Virga, avrebbe chiesto il pizzo al suo cantiere edile. “Ricordati che hai dei figli, mi hanno detto”, raccontò agli investigatori. “Quando Polizzi è venuto nei nostri uffici – aggiunse – ha affrontato mio zio molto animatamente. Li ho visti discutere da una finestra all’interno della nostra azienda a Marineo. Nella zona tutti sapevano quello che faceva Polizzi. Mio zio l’ha mandato via dicendogli che non avrebbe avuto un centesimo, ma si è ripresentato successivamente”. Ma più che un’estorsione subita, quella di Virga sarebbe stata una dazione di denaro concordata, sospetta il capo operativo della Dia Riccardo Sciuto.

“Ci sono alcune attività tecniche – ha spiegato- che hanno segnalato la scelta precisa di avvicinarsi all’antiracket anche con denunce nei confronti di presunti esattori”. Le indagini patrimoniali fatte dalla Direzione Investigativa Antimafia e coordinate dal generale Nunzio Antonio Ferla hanno accertato che dietro alle imprese di Virga e dei suoi familiari c’era la mafia. E che proprio grazie a Cosa nostra gli imprenditori sarebbero riusciti ad aggiudicarsi decine di appalti, realizzando una escalation economica che ha consentito loro di accumulare una fortuna. Sotto sigilli sono finiti 33 aziende prevalentemente nel settore calcestruzzi, 700 tra case, ville e immobili, 80 rapporti bancari, 40 assicurativi e oltre 40 mezzi. “E’ uno straordinario risultato”, ha commentato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, mentre le associazione antiracket Addiopizzo e Fai hanno preso le distanze dai Virga. “Mai incluso la società nella rete di consumo critico”, ha precisato Addiopizzo.

*Aggornamento ore 20.46
L’imprenditore Gaetano Virga dichiarò ai carabinieri di essere vittima degli estorsori del pizzo. Disse che Stefano Polizzi entrò in cantiere e pretendeva dei soldi. Era il 2013. Nel corso del dibattimento però l’accusa per Polizzi cadde come dicono gli avvocati che difendono Polizzi, Claudio Gallina Montana e Vito Agosta. “Gli imprenditori Virga – spiegano i legali – si presentarono al dibattimento contro Stefano Polizzi accusato di estorsione difesi dall’avvocato di Addiopizzo. Nel corso dell’udienza che si è tenuta davanti alla quinta sezione penale presieduta dal giudice Pietro Falcone vennero confermate le dichiarazioni rese dagli imprenditori di Marineo. Il giudice ha assolto Stefano Polizzi”.


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