Truffa all'Inps e pensioni d'oro| Al falso invalido oltre 200 mila euro - Live Sicilia

Truffa all’Inps e pensioni d’oro| Al falso invalido oltre 200 mila euro

Giuseppe Cinà, al centro dell'organizzazione che tramite un giro di falsi invalidi avrebbe truffato un milione e mezzo di euro all'Inps, era pensionato da quando aveva poco più che 30 anni. In pochi anni altri indagati nell'inchiesta che ha portato pochi giorni fa a sei arresti, erano riusciti a intascare migliaia di euro.

Palermo - l'inchiesta
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PALERMO – Era il capo dell’organizzazione e, fino allo scorso anno, era riuscito a far finire nelle sue tasche più di duecentomila euro. Soldi sborsati dall’Inps a scapito dei veri invalidi, come hanno accertato le indagini dei carabinieri coordinate dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dai sostituti Roberto Tartaglia e Annamaria Picozzi. Un’operazione che pochi giorni fa ha portato a sei arresti e a dodici obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria per una maxi truffa la cui regia era nelle mani di Giuseppe Cinà, già arrestato nel 2007 per un altro raggiro ai danni dell’istituto di previdenza.

Titolare di una pensione dal lontano 1984, ovvero da quando aveva soltanto trent’anni, il 61enne Cinà ha incassato fino al 29 settembre 2014 circa 232mila euro: fino al 2010 l’Inps ha erogato per lui anche l’indennità di accompagnamento. Dal diabete mellito con complicazioni ed epatite cronica, alla depressione e alla psicosi paranoidea. Queste le diagnosi con cui riusciva, puntualmente, ad ottenere dall’ottanta al cento per cento di invalidità, necessarie per avere la pensione. Almeno fino alla visita straordinaria, quando la commissione ha abbassato notevolmente la percentuale refertando una “psicosi schizofrenica in soggetto con attuale obiettività nella norma”.

In base a quanto emerso dalle intercettazioni, ogni “aspirante invalido” versava mensilmente una somma precedentemente stabilita a Cinà. I falsi portatori di handicap erano titolari di pensioni che superavano anche i mille euro mensili. I documenti forniti da Patrizia Ribaudo – la donna che l’anno scorso trovò le carte false in un appartamento di via Oreto riconducibile a Cinà e a Giovanni Tantillo – hanno infatti reso necessarie decine di visite straordinarie da parte della commissione medica centrale di Roma, per verificare i requisiti di ogni beneficiario. I dubbi sono ben presto diventati certezze: su ventotto casi riesaminati in totale, infatti, soltanto quattro erano regolari. Per ventiquattro persone, tutte gravitanti attorno alla figura di Cinà, è così scattato il blocco dei pagamenti. Per ogni singolo falso invalido scoperto, è stato chiesto all’Inps di fornire l’elenco dei pagamenti effettuati dalla data di decorrenza della pensione fino al giorno della revoca.

Il risultato fornisce numeri da capogiro. Basti pensare che Loreta Giammona, moglie di Cinà, ha incassato, in base a quanto calcolato dall’Inps, più di 97mila euro dal 1988 al 2014. Tra gli importi totali più alti, anche i novantotto mila euro finiti nelle tasche di Giuseppe Di Gaetano, i 169.488 euro percepiti da Paolo Meli, gli 88.878 euro ottenuti da Giuseppe Mignosi, i 74.151 intascati da Giovanni Tantillo e i 59 mila ricevuti dal fratello Andrea dal 2006. Anni ed anni di raggiri, di messe in scena davanti alle commissioni sanitarie con tanto di finte badanti la cui presenza veniva pagata cinquanta euro ogni volta. E una danno economico totale all’Inps che ammonta a più di un milione e mezzo di euro.


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