Linda Vancheri lascia | La rivoluzione è finita - Live Sicilia

Linda Vancheri lascia | La rivoluzione è finita

Entro la fine del mese anche l'assessore alle Attività produttive lascerà l'esecutivo. Esponente di Confindustria, insieme a Lucia Borsellino, era stata una "intoccabile" all'interno del governo. Anche sul rapporto con gli industriali siciliani, il governatore fondò la sua scalata verso Palazzo d'Orleans.

Crisi di governo
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PALERMO – Dopo Lucia, anche Linda. Tra pochi giorni anche l’altra “donna di Saro” sbatterà la porta e lascerà il governo regionale. Chiudendo definitivamente quella stagione avviata tra entusiasmi e speranze nel novembre del 2012. Linda Vancheri ieri sera era in giunta. E chi era presente racconta il nervosismo dell’assessore alle Attività produttive che avrebbe chiesto di affrontare alcuni temi legati al proprio assessorato. La risposta negativa “ne riparleremo nella prossima giunta” avrebbe infastidito la giovane componente dell’esecutivo di Crocetta. La prossima giunta, infatti, potrebbe arrivare troppo tardi.

Perché Linda Vancheri entro la fine di luglio andrà via. Probabilmente per ricoprire un ruolo di vertice in Confindustria. Proprio l’associazione degli industriali che rappresentò uno dei pilastri sui quali Crocetta fondò il proprio approdo a Palazzo d’Orleans. E alla quale dedicò un intero capitolo della sua ultima autobiografia “Io non ci sto”. Tutto, racconta Crocetta in quel libro, cominciò da lì. Dalle “affinità elettive” con Ivan Lo Bello e Antonello Montante. Quest’ultimo coinvolto recentemente in una inchiesta su presunte “relazioni pericolose” che affondano molti anni addietro e per la quale si è auto-sospeso dalla guida della Agenzia dei beni confiscati.

L’addio di Linda Vancheri quindi ha chiaramente un enorme significato politico. Non a caso, l’assessore alle Attività produttive era stato, insieme a Lucia Borsellino, un “intoccabile”. Mai sfiorato dai continui rimpasti di governo, che presto porteranno attorno al tavolo della giunta il trentottesimo assessore in meno di tre anni. Un record assoluto.

Ma l’abbandono di quell’esecutivo da parte della rappresentante di Confindustria, come detto, va oltre i numeri. Erano, lei e Lucia, gli avamposti di quella rivoluzione. I pilastri che non dovevano mai incrinarsi, mentre tutto attorno cambiava. E mentre saltavano fedelissime del governatore come Nelli Scilabra o Michela Stancheris, mentre i partiti piazzavano e ripiazzavano “tecnici” dal retrogusto politico, Linda e Lucia non si spostavano di un millimetro. Quei due posti in giunta non erano mai in discussione. Ma una delle due ha già lasciato. Con toni polemici. A causa di fatti noti e legati, ormai è evidente, ai rapporti col presidente della Regione e alle trame che i medici amici di Crocetta tessevano alle sue spalle.

L’addio di Linda Vancheri, però, ha, a differenza di quello di Lucia Borsellino, persino l’immagine del presagio. Non è una novità, infatti, la presenza di un rappresentante di Confindustria in giunta. Anzi, sotto certi aspetti, per le modalità con cui questa presenza si è concretizzata negli ultimi anni, si potrebbe persino parlare di una “anomalia”. Con Lombardo e con Crocetta, infatti, un esponente degli industriali, è sempre stato al vertice dell’assessorato più “vicino” agli interessi dell’associazione, cioè quello delle Attività produttive, appunto. Quasi otto anni di regno, con Marco Venturi prima (Linda Vancheri in quegli anni era una sua consulente) e con la stessa Vancheri poi. Quasi otto anni, segnati da una cesura, da una “pausa”. Quella che portò Marco Venturi a un polemico addio, in aperto contrasto con Raffaele Lombardo. Il tema, allora, fu la guida dell’Irsap, l’ente nel quale sono confluite le ex Asi, e fortemente voluto da quello che era allora uno dei dirigenti più influenti della Confindustria. Pochi mesi dopo l’abbandono di Venturi, arrivò a conclusione l’avventura di Raffaele Lombardo, travolto dalle inchieste giudiziarie. Eccolo, il presagio.

Adesso tocca a Linda. Pronta a lasciare. Pronta, cioè, a cancellare l’ultimo segno di quella tentata e fallita rivoluzione crocettiana. E a fare spazio al nuovo assessore alle Attività produttive. Una poltrona che Crocetta potrebbe colmare seguendo sostanzialmente tre strade. La più comoda, e battuta molto spesso nel corso di questo caotico scorcio di legislatura, è quella di andare a pescare nella folta schiera di burocrati regionali. Un po’ come ha fatto per la sostituzione di Nino Caleca, rivolgendosi all’esperto dirigente generale Rosaria Barresi. La seconda via porta all’incarico di una persona di fiducia, da pescare all’esterno dell’amministrazione. Ma le recenti vicende relative al cerchio magico del presidente, e gli attacchi anche politici legati proprio all’abuso di “fedelissimi” del governatore nei posti chiave della Regione, potrebbe convincere Crocetta a evitare di percorrere questa strada. Infine ecco l’ultima ipotesi: offrire, disperatamente, quella poltrona ai partiti. Che dopo gli ingressi di Giovanni Pistorio e Baldo Gucciardi, chiedono una rappresentanza politica in giunta. Quale occasione migliore?

Qualunque sia l’identikit del prossimo assessore, restano i numeri. Trentotto assessori in 33 mesi. Uno ogni venti giorni. L’equivalente di tre intere giunte cambiate in meno di tre anni. Giunte che hanno assunto l’immagine di una giostra. Dalla quale si scende e si sale, per i capricci del governatore, per quelli degli alleati, per motivazioni “personali”, per problemi di “viabilità”, per ritrovare “l’armonia perduta” nella maggioranza, per “rafforzare l’azione di governo”, per “lavorare alla prossima giunta delle cose da fare”. Un motivo, in fondo, vale l’altro. Restano i dati. E sono quelli del fallimento di una esperienza di governo. Altro giro, altro assessore.


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