Senz’acqua per 17 giorni | Imbufaliti i residenti - Live Sicilia

Senz’acqua per 17 giorni | Imbufaliti i residenti

Il disservizio si è verificato in via Armando Rapisarda e si è risolto solo martedì 21 luglio.

MASCALUCIA – Con l’acqua alla gola per 17 giorni. Il paradosso rende bene l’idea della “problematica apocalittica” – come la definiscono i cittadini di Mascalucia, che per ben 17 giorni, dal 4 al 21 luglio sono rimasti senz’acqua a causa dell’ennesimo disservizio a cui l’Acoset sembra non aver posto rimedio in maniera efficiente e tempestiva. Nello specifico il disservizio si è verificato in via Armando Rapisarda e si è risolto solo martedì 21 luglio. “I cittadini di via Armando Rapisarda a Mascalucia sono rimasti senz’acqua per settimane intere.

Il motivo? È stato eliminato dall’Acoset il collegamento che porta l’acqua nella via succitata – spiega il consigliere Giovanni Consoli -. Ma si può continuare così?” A lanciare l’allarme il consigliere del Pd che si dice “basito” per una crisi idrica “senza precedenti”, la quale “rischia di lasciare periodicamente i cittadini residenti senza un bene di prima necessità per un lasso di tempo insopportabile.” Alcuni cittadini lamentano altresì il mal funzionamento del servizio di call center dell’Acoset che “fa orecchio da mercante alle nostre sollecitazioni” – spiega il signor Giovanni, imbufalito per la cronica carenza d’acqua nel periodo estivo che ha raggiunto questa volta livelli record.

“Sono arrivato a fare più di 20 segnalazioni al giorno – racconta un altro cittadino esasperato, che preferisce mantenere l’anonimato – ma dal call center hanno dimostrato disprezzo e noncuranza e quasi mi hanno rimproverato per le reiterate chiamate che mi sono permesso di fare. È imbarazzante dover affrontare una situazione come quella attuale in cui manca l’acqua di solito per 2, 3 o anche 4 giorni consecutivi a settimana o addirittura fronteggiare come in questo caso più di 15 giorni senza poter contare sul servizio. In particolare per chi ha figli piccoli, o disabili, o più in generale necessità contingenti, diventa davvero inammissibile dover fronteggiare tale situazione. In queste circostanze ci troviamo costretti ad acquistare l’acqua in bottiglia per i servizi igienico – sanitari e ciò non è giusto, anche perché paghiamo bollette salate e vorremmo avere un servizio adeguato.”

In attesa di una risposta ufficiale da parte dell’azienda che gestisce il servizio idrico, filtrano le prime indiscrezioni sul “clamoroso disservizio”. Secondo tali rumors, pare che la disfunzione sia stata provocata da una otturazione alla condotta idrica, ma per ulteriori dettagli in merito si rimanda alla risposta ufficiale da parte dell’Acoset. “Alcuni amministratori – protesta la signora Franca – ci hanno consigliato di cambiare gestore del servizio, senza contare che per i lavori di allacciamento dovremmo spendere “cada uno” più di mille euro: una spesa assolutamente iniqua che non ci sentiamo di dover affrontare.”

A proposito della crisi del servizio idrico, interviene anche l’esponente in Consiglio comunale del Movimento 5 stelle, Agata Montesanto, la quale parla di 3 interrogazioni protocollate al Comune etneo il 27 marzo 2014 a cui sostiene di non aver avuto risposta. La Montesanto chiede se l’attuale assetto del Cda sia legittimo venendo a mancare, dopo l’ultima nomina del consigliere entrante, le prerogative definite nel DPR n.251 del 30.11.2012 che stabilisce che “il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo dei componenti di ciascun organo”.

Attualmente il Cda è composto interamente da consiglieri di genere maschile. Crediamo sia lecito ed importante sapere se ciò che delibera questo Cda possa essere inficiato, non legittimo e quindi ho chiesto apertamente di verificare eventuali irregolarità”. “La seconda Interrogazione – continua la Montesanto – verte sulle autorizzazioni tra Ente e pozzi privati per la distribuzione di acqua ad uso umano, perchè è sempre più diffusa nel nostro territorio (ma anche negli altri) una espansione di scavi e passaggi di condotte da parte di ditte private; per cui chiediamo se sia tutto in regola: domanda che ha la sua valenza se pensiamo sia agli enormi interessi che alle enormi difficoltà in cui versano i nostri territori in termini di consumo di acqua, perdite, qualità e tariffe.” Ultima ma non meno importante – secondo la Montesanto – “visto che solo nel 2014 si sono verificati più di 60 disservizi, è che questi dati non tendono a diminuire, anzi sono frequenti gli episodi di mancanza d’acqua, insieme alla situazione economica e gestionale ormai fallimentare; ci si chiede dunque cosa intenda fare la nostra amministrazione e di rendere più partecipi i consiglieri che devono essere messi a conoscenza dei verbali e delle assemblee degli azionisti sindaci (che prima approvano gli aumenti e poi se ne lamentano).”

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