Il "codice" della banda dello Zen | "Tu in campo, tu resti in panchina" - Live Sicilia

Il “codice” della banda dello Zen | “Tu in campo, tu resti in panchina”

Gli arrestati nell'operazione Overall condotta da polizia e carabinieri

La banda comunicava durante i furti attraverso "conference-call" effettuate con i cellulari. I complici si coordinavano per mettere a segno i colpi. E fuori c'erano le vedette, pronte ad avvisare se arrivavano poliziotti o carabinieri.

Operazione "Overall" - Le Intercettazioni
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PALERMO – “Ti faccio la chiamata in conferenza?”. Una domanda all’ordine del giorno per i componenti della banda dell’hi-tech finita in arresto allo Zen. Erano organizzatissimi, disponevano di numerosi cellulari che non mollavano un attimo durante ogni fase del furto. Veniva infatti aperta una “conference-call” e chi coordinava il colpo riusciva a mettere in contatto tutti i partecipanti, dando direttive e lanciando l’allarme in caso della presenza, nelle vicinanze, di polizia o carabinieri.

I telefoni venivano così utilizzati come dei walkie talkie, le voci spesso si accavallavano ma erano diventati strumenti indispensabili per muoversi e coordinarsi con i complici all’interno dei grandi magazzini da prendere d’assalto. Sono state proprio quelle conversazioni a fare emergere nel dettaglio tutti i modi d’operare dell’organizzazione che aveva la sua base operativa tra le vie Costante Girardengo, Fausto Coppi e Agesia di Siracusa, nel cuore dello Zen 2. Intercettate nel corso delle indagini coordinate dalla Procura di Termini Imerese, le confusionarie telefonate hanno svelato il meccanismo adottato dalla banda per fare andare a buon fine i ventuno colpi accertati.

Prima di entrare in azione si stabilivano i vari ruoli:Allora…stasera partita di calcetto…tu e tu state in panchina…gli altri due giocano in campo”. Chiare istruzioni nonostante il tentativo di utilizzare un linguaggio in codice per i componenti della banda. La “partita” rappresentava il colpo da mettere a segno, chi stava “in panchina”, invece, avrebbe dovuto fare da vedetta, ovvero gravitare nella zona in cui si doveva entrare in azione e avvisare nel caso del passaggio di volanti della polizia o gazzelle dei carabinieri. Informazioni che sarebbe arrivate immediatamente all’orecchio del resto della banda nel frattempo “in campo”.

Bronzino: “Mi senti?”
Castelli: “eh Mà”
Bronzino: “minchia…mi sienti?”
Castelli: “Ora si”
Bronzino: “Eh..chiama a tutti…tutti collegati siti?”
Serio: “Si, apposto”
Bronzino: “Antò, buonu si misu tu ddà ‘ncapu”
Mazzè: “Sì, si a posto!”

Mazzè, che quella sera faceva da “vedetta”, era nascosto in una traversa di via Spina Santa, su una altura da cui riusciva a controllare l’obiettivo, un’attività commerciale in via Aiace, utilizzando un binocolo. La banda stava per entrare in azione

Bronzino: “Antò, rapi sta cuosa…tagghia…ca tronchessina, facci livari tutta sta…a posto. Ma cu è ca avi u stereo addumatu?” – chiedeva in conferenza, lamentandosi, a tutti i suoi complici collegati in quel momento -.
Finocchio: “No, niente, passò uno cu stereo a tuttu volume”
Mazzè: “Sta passannu na machina”
Finocchio: “ni mia era..ni mia”
Bronzino: “Io un lu ‘intisi picchi parrati tutti insiemmula”

Bronzino poco dopo era stato avvisato da una delle vedette della presenza di un’auto della polizia.

Bronzino: “Salvo, viri sta machina di crastuna, u capisti?”
Finocchio: “U capivu, u capivu”
Bronzino: “Viri na rotonda, viri si passano”
Finocchio: “Va bene, ancora un spuntanu”
Mazzè: “Io ri ca puru l’Agip viru! Ma u tempu ci vuoli”
Finocchio: “Ou, dicci se era una Punto ra polizia”
Mazzè: “Si, a posto, passò”.

 


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