La differenziata è al palo |E spunta l'"ecotassa" - Live Sicilia

La differenziata è al palo |E spunta l'”ecotassa”

Mentre Roma diffida la Sicilia sulle società di raccolta e propone la realizzazione di strutture per trasformare l'immondizia in energia, il riciclaggio di spazzatura è bloccato. E la Regione introduce una "multa" per i Comuni che non lo incentivano.

PALERMO – “Persino la Campania si è messa in riga. Noi, intanto, stiamo a guardare”. Nei corridoi non troppo affollati dei giorni che seguono il Ferragosto al dipartimento Energia, un dirigente ripete il suo mantra. Evoca il suo spettro: la Campania, la vituperata Campania che s’è messa in testa di fare meglio della Sicilia sulla differenziata, lasciando all’Isola il ruolo poco ambìto di fanalino di coda. Senza neanche sapere con chiarezza quale sia il distacco da recuperare: l’ultimo dato certo risale al 2013 e fotografa un poco lusinghiero 13 per cento, trentadue punti percentuali sotto l’obiettivo che la stessa Regione si era data per quell’anno, ma da allora nessun rilevamento oggettivo è arrivato. “Siamo al quindici”, dicono in assessorato. “Siamo scesi al dieci”, controbatte l’assessore. Già, perché mentre Roma mostra i muscoli, chiede termovalorizzatori e minaccia commissariamenti, fra Vania Contrafatto e i suoi dirigenti c’è una piccola guerra sotto traccia.

Musica e parole dell’assessore, l’unica in questi giorni caldi – non solo per il termometro – a voler parlare mettendoci nome e cognome. “Nel mese di maggio – spiega – ho chiesto il dato sulla differenziata. Per le croniche deficienze funzionali del dipartimento l’ultimo dato era il rilevamento Ispra del 2013. Ho chiesto varie volte all’ufficio competente di aggiornarlo, ma non ho ottenuto risposta”. Da qui in poi si ragiona per stime: “Ho chiesto il dato ai consulenti che mi assistono a titolo gratuito – prosegue Vania Contrafatto – e ne viene fuori che siamo addirittura peggiorati. Siamo sotto il 10 per cento”. Che sia così o che siano corrette le stime più ottimistiche, il dato è comunque sconfortante, se si pensa che l’obiettivo fissato dalla Regione per il 2015 era il 65 per cento.

Così, a metà luglio il presidente della Regione Rosario Crocetta è corso ai ripari. Introducendo con un’ordinanza una norma entrata a spizzichi e bocconi nel dibattito politico degli ultimi mesi: l’“ecotassa” sulla differenziata, un meccanismo che dall’1 gennaio dell’anno prossimo premia con uno sconto sui conferimenti in discarica i Comuni che fanno almeno il 36 per cento di differenziata e penalizza con una tariffa più elevata quelli che ne fanno di meno. Con il rischio, neanche tanto velato, che a pagare siano i contribuenti tramite l’aumento della Tarsu: “Il rischio c’è – ammette Contrafatto – ma qualcosa si deve pur fare. Poi il bravo amministratore deciderà se scaricare sul cittadino i costi aggiuntivi oppure affrontare il problema. Certo è che deve finire lo scaricabarile”.

Tanto più che per l’assessore la norma deve confluire in una legge. Non una novità, a dire il vero: l’“ecotassa” era stata inserita e poi espunta dalla Finanziaria prima, dalla riforma delle Province poi e infine da quella dell’acqua. “Adesso – spiega l’ex magistrato – dobbiamo mettere mano a una riforma generale del sistema”. Anche perché – per citare un refrain che risuona da qualche tempo – “ce lo chiede l’Europa”, che minaccia sanzioni, e di conseguenza lo chiede Roma, che qualche settimana fa ha agitato lo spettro del commissariamento per il caos sulle Società di raccolta rifiuti, l’organismo che ha sostituito i vecchi Ato: di fatto le Srr non sono mai partite e sono state spezzettate ben oltre le nove iniziali, e adesso il governo centrale vuole chiarezza entro trenta giorni. “Da questo punto di vista – osserva Contrafatto – non capiamo perché nella diffida il governo abbia indicato la necessità di cinque Srr e non tre o sette. Una soluzione, però, è possibile: la riforma dell’acqua l’abbiamo approvata in tre giorni. Volere è potere. L’interlocuzione con il governo su questo fronte continuerà”.

Il prossimo appuntamento è per il 9 settembre. E qui la partita si intreccia con un’altra, perché il vero problema dei rifiuti in Sicilia rimane lo smaltimento: visto che la differenziata resta ferma, il volume dell’immondizia da gestire rimane a livelli elevatissimi. E perché arrivino le due nuove discariche di Gela ed Enna serviranno ancora almeno nove mesi, mentre il progetto di una nuova struttura a Messina è ancora bloccato dalla burocrazia. Così, almeno fino alla prossima primavera, bisognerà fare i conti con le otto discariche esistenti: quelle pubbliche di Bellolampo, Campobello di Mazara, Trapani, Ragusa e Castellana Sicula, le due puramente private di Lentini e Siculiana e quella di Oikos nel Catanese, sulla carta privata ma di fatto gestita dalla prefettura dopo il commissariamento.

La proposta del governo è tornare ai termovalorizzatori. E “proposta” non è forse la parola giusta: sebbene la Regione abbia ovviamente un ruolo in questa partita, lo ‘Sblocca Italia’ dà al governo centrale l’ultima parola sulla realizzazione. Resta sostanzialmente la possibilità di trattare sul quanto, sul come e sul dove: il governo Renzi vorrebbe realizzarne due per smaltire 700 mila tonnellate di immondizia all’anno, ma il 9 settembre Palazzo d’Orléans presenterà alla Conferenza Stato-Regioni le sue osservazioni. Sulle quali, al momento, in assessorato si tengono le carte coperte: “Il presidente Crocetta – assicura l’assessore – avrà un’interlocuzione con i gruppi parlamentari e con gli ambientalisti. Studieremo insieme le soluzioni migliori. È vero, Roma ha l’ultima parola, ma porteremo motivazioni tecniche, politiche e giuridiche per una soluzione che riduca l’impatto ambientale”.

L’“impatto ambientale”, del resto, è una specie di ritornello. Contrafatto lo evoca per scacciare la parola “inceneritori”: “Questi impianti non bruciano rifiuti: trasformano un combustibile in energia. Siamo lontani anni luce sia dagli inceneritori sia dalle tecnologie ipotizzate nel piano dell’epoca Cuffaro”. Il combustibile da far “digerire” ai termovalorizzatori, sulla carta, può essere già prodotto a Bellolampo, ma l’autorizzazione rimane ovviamente solo virtuale, visto che non ci sarebbe dove far finire il “combustibile solido secondario” ricavato dall’immondizia. Che al momento, quindi, viene solo accatastata in discarica. Tranne quel 10, o forse 15 per cento, di riciclaggio. Peggio della vituperata Campania.


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