Borgo medievale come le strade | Il festival e la Sicilia a pezzi - Live Sicilia

Borgo medievale come le strade | Il festival e la Sicilia a pezzi

L'assessore Li Calzi "vara" il "festival dei borghi siciliani". Ma raggiungere quei paesi è a volte impossibile. E difficili sono gli spostamenti all'interno dell'Isola dove alcune zone sono sprovviste anche della copertura della rete internet. Nonostante ciò, crescono i visitatori. Ma Torrisi (Federalberghi) mette in guardia: "Infrastrutture pessime, gli operatori si lamentano. E il turista potrebbe non tornare più".

PALERMO – Il borgo è medievale. E a dire il vero, anche le strade, le infrastrutture. L’assessore al Turismo Cleo Li Calzi ha “varato” pochi giorni fa il “festival dei borghi di Sicilia”, una manifestazione che coinvolgerà 18 comuni dell’Isola tramite eventi, degustazioni, convegni, spettacoli. Tutto molto bello. E apprezzato dagli amministratori. Ma qualcuno ha idea di come raggiungere Gangi o Montalbano Elicona, Petralia Soprana o Geraci?

Già, perché se quei centri siciliani sono rimasti meravigliosamente sospesi nel tempo, nella stessa condizione, molto spesso versano le vie di collegamento a questi paesi. Una condizione diffusa in tutta l’Isola, insieme ad altri disagi che rendono la Sicilia anacronisticamente scomoda per i turisti, anche a casa della balbettante le copertura telefonica o della rete internet. Servizi sempre più essenziali per chi si sposta.

E già lo spostamento è un’avventura. Le strade siciliane sono spesso disastrate, sia a causa del disinteresse storico dello Stato, sia, più recentemente, per i ritardi clamorosi con cui si è giunti alla riforma delle Province. Ritardi che sono ricaduti anche sulle vie che dovrebbero condurre a piccoli tesori. Premiati regolarmente come “borghi più belli d’Italia”. È il caso, per il 2015, di Montalbano Elicona. L’anno prima era toccato a Gangi. A proposito di quest’ultimo paese, poche settimane fa il sindaco Giuseppe Ferrarello denunciava: “In certi casi la politica finisce per vanificare i nostri sforzi. Siamo riusciti a rendere Gangi, ad esempio, uno dei borghi più belli d’Italia. Ma a volte è quasi impossibile raggiungerlo”. Strade provinciali ridotte in trazzere, che d’inverno rischiano di rendere il centro del tutto isolato: “L’unico operatore in grado di usare lo spazzanevi – raccontava poi Ferrarello – vive a Polizzi. Deve venire qui a prendere il veicolo, ma per mettere il carburante deve recarsi a Castelbuono. Una sera, una persona ha avuto un malore nella zona di Geraci e sono dovuto intervenire attraverso la Protezione civile e il pick-up del Comune. Tra Gangi e San Mauro – continua Ferrarello – è franato un tratto di strada: un percorso costellato dalla bellezza di cinquecento aziende agricole”. Il borgo sarà bello, ma il tratto per raggiungerlo rischia di somigliare a un percorso da rally.

“In tutta la provincia di Palermo – ha fatto notare il segretario della Cgil di Palermo, Enzo Campo – ampi tratti di 17 strade provinciali, dissestate, sono chiusi per pubblica incolumità. Strade come mulattiere, perché l’abolizione delle province ha cancellato le risorse per gestire 2.300 km di viabilità secondaria, ridotta in condizioni catastrofiche e dove non interviene più nessuno. Nell’area delle alte e basse Madonie – continua il sindacalista – l’assenza di manutenzione negli ultimi anni ha comportato sempre più la chiusura di arterie viarie di collegamento. E la stagione particolarmente piovosa, con frane e smottanti, ha determinato il moltiplicarsi di ordinanze di chiusura di stare, soprattutto provinciali e comunali. Ci sono interi comuni isolati. Altri, come nell’area del Corleonese, difficilmente raggiungibili. Sembra di essere tornati alle regge trazzere”. O al medioevo, appunto. E lo stesso “panorama” è quello che circonda il meraviglioso borgo di Montalbano Elicona.

Una denuncia sullo stato catastrofico delle strade siciliane era approdata anche in parlamento, a firma del deputato di Sinistra ecologia e libertà Erasmo Palazzotto: “La condizione drammatica delle strade provinciali – si legge in un atto ispettivo del parlamentare – è fonte di enormi disagi per intere comunità. A titolo di esempio – prosegue – si richiama la situazione sulla Provinciale Partinico-San Cipirello e la Provinciale Corleone-San Cipirello che è stata ripristinata dagli abitanti del comprensorio in modo non conforme pur di poter raggiungere i propri appezzamenti di terreno. Identica situazione – aggiunge Palazzotto – con frane non segnalate, avvallamenti e rischi, si vive sulle provinciali 20 (San Giuseppe Jato–Monreale) e 34 (San Giuseppe Jato-Piana degli Albanesi), come denunciato dai sindaci della zona, che hanno chiesto interventi urgenti senza, però, ottenere riscontri positivi da regione e provincia per mancanza di fondi”.

E l’elenco delle strade provinciali impercorribili, danneggiate o pericolose è lunghissimo. Ed è desumibile da una recente delibera della giunta regionale. La Provincia più dissestata, nel corso dell’ultimo anno solare, ironia della sorte, è proprio quella del governatore Crocetta, cioè Caltanissetta. Sulla Provinciale 8 registrate voragini e frane con interruzione della viabilità nel territorio di Butera; nel territorio di Mazzarino danni e allegamenti; a Niscemi, colate di fango e smottamenti così come sulla Sutera-Campofranco. E ancora, la Regione ha registrato una serie di movimenti franosi sulla strada che collega Butera a Gela, la Campobello di Licata-Falconara, la Ravanusa-Butera e quella che collega il centro di Butera alla strada “Moddomesi”. E ancora, frane sono state registrate tra Resuttano e il confine con la provincia di Palermo, tra San Cataldo e Santa Caterina e tra San Cataldo e Marianopoli, all’altezza della “Stazione Mimiani”, a Pozzillo, nella zona di Serradifalco, Mazzarino, Riesi, Sommatino e tra il capoluogo Caltanissetta e Delia. Solo esempi. Perché l’elenco è lunghissimo. E comprende strade di collegamento e trazzere sempre di competenza provinciale. Anche nell’Agrigentino, ad esempio, è crollato il ponte San Carlo nel territorio di Caltabellotta, mentre una frana ha distrutto una strada nel territorio di San Giovanni Gemini. Stesso discorso se ci si sposta all’estremo Oriente dell’Isola, dove è franata, ad esempio, la Provinciale tra Taormina e Castelmola che è stata interrotta, mentre nel territorio di Castroreale, si è addirittura abbassata la sede stradale a causa dell’aggravemento di una frana. Frane che hanno reso quasi impraticabili la Provinciale che porta a Fiumedinisi, e anche verso Messina (nella zona industriale di Larderia). Nel territorio di Tripi, sempre nel Messinese, una frana ha provocato il distacco e il crollo di massi di notevoli dimensioni che sono caduti su terreni privati e strade comunali. Stesso discorso sulla Provinciale per Rometta, mentre quella tra Roccalumera e Mandanici è stata interrotta. Solo esempi. Perché di casi simili sono rintracciabili in tutte le Province siciliane. E ovviamente, come già accennato, non va meglio nella Provincia di Palermo, dalle frane e dai massi caduti sulla provinciale che collega Scillato e Collesano, fino alle esondazioni sulla strada tra Partinico a Montelepre. Un disastro.

Come se non bastasse, i ritardi della Regione hanno portato alla perdita di milioni di fondi Pac, che il governo Renzi si è ripreso con l’ultima finanziaria nazionale. Tra i vari interventi previsti e “sfumati”, anche i 45 milioni per completare l’autostrada Siracusa-Gela, 25 milioni per l’ammodernamento della Santo Stefano Camastra-Gela, 30 milioni per i collegamenti con l’aeroporto di Comiso, 58 milioni per sistemare le strade provinciali e secondarie, 7 milioni per migliorare la sicurezza sulle arterie stradali dell’Isola. Quasi comico, invece, il tentativo della Regione di “mettere una pezza”. In Finanziaria, infatti, erano stati inizialmente previsti dieci milioni per la sistemazione delle strade provinciali. Un “successo” rivendicato dal governo e da diversi deputati. Scesa la polvere delle proteste, quei soldi sono stati “spostati”: dalle strade ai lavoratori delle Province, in difficoltà. Gli stessi soldi, insomma, sono stati apparentemente utilizzati per coprire due emergenze diverse: la viabilità e gli stipendi. Ovviamente, la realtà è un’altra: niente soldi per quelle strade ridotte in trazzere.

Eppure, i dati sul turismo in Sicilia, quest’anno, sono tra i migliori di sempre. Con un incremento consistente dei visitatori. Ma questo “tesoretto” di turisti, rischia di essere dilapidato. “C’è il rischio – conferma ad esempio il presidente regionale di Federalberghi, Nico Torrisi – che i visitatori giunti in Sicilia quest’anno, decidano di non tornare”. E il problema, per il rappresentante degli albergatori dell’Isola è sempre quello: le strade. Un tema del quale, tra l’altro, Torrisi fino a un anno fa si era interessato in un’altra veste, quella di assessore regionale alle Infrastruttture. Anche se solo per sei mesi. “Nonostante la parentesi sia stata breve – racconta Torrisi – avevamo provato a fare alcune cose. Molte di questi progetti, finanziati dall’Ue, erano giunti quasi a conclusione, mancava una firma. Poi non so come siano andate le cose”. L’impressione è che non siano migliorate, complice ad esempio il crollo del viadotto Himera. “Il nostro gap rispetto alle altre regioni – spiega Torrisi – è proprio quello delle infrastruttture. Non a caso allora chiesi di ricevere questa delega, invece di quella del Turismo. E questo gap purtroppo non è stato colmato: sia le strade che la rete ferroviaria sono in pessime condizioni”. Una condizione che suscita “la rabbia degli operatori – racconta il presidente di Federalberghi – che incontrano enormi difficoltà nel lavoro di tutti i giorni. Basti pensare a quanto diventi complicato in Sicilia organizzare un tour guidato. Nonostante i turisti – aggiunge Torrisi – apprezzino la bellezza paesaggistica dell’Isola, si lamentano della lentezza degli spostamenti. Alcuni tratti vanno percorsi alla velocità di un carretto. E questo non fa bene alla nostra economia”.

Disagi che sarebbero quantomeno sopportabili se le altre “vie”, quelle virtuali, fossero più agevoli. Ma se fai un giro tra le zone turistiche di Sicilia ti accorgi che ad esempio la “copertura” telefonica o di internet è un singhiozzo. Da Cefalù a Sciacca, fino a Capo d’Orlando, sono diversi i cittadini che segnalano l’impossibilità persino di aprire una mail in diversi punti del litorale. E lo stesso avviene ad esempio a Scopello, all’ombra della tonnara o nelle zone maggiormente battute dai turisti. Identici problemi un po’ più lontano dal mare, come nell’altro splendido borgo di Castelbuono. In questo caso la conformazione del territorio, insieme, forse, a qualche “difetto” nella disposizione dei ripetitori, finisce per isolare chi era riuscito a raggiungere, tra deviazioni e smottamenti, file e buche, i tesori dell’Isola. Compresi gli splendidi borghi. Medievali, come le strade.


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