Quanto vale la parola | di questo presidente? - Live Sicilia

Quanto vale la parola | di questo presidente?

Appena tre mesi fa Crocetta aveva escluso la possibilità di aprire il proprio governo a Ncd, un partito macchiato, secondo il governatore, dall'inchiesta sul Cara di Mineo e Mafia Capitale. Adesso ci ha ripensato. E non è la prima volta.

PALERMO – “Non ci si può fidanzare con l’amante di Berlusconi”. Era il 17 giugno. Meno di tre mesi fa. Così Rosario Crocetta sgombrava il campo dai dubbi: “Il Nuovo centrodestra in giunta? Non scherziamo”. Evidentemente, però, le convinzioni del governatore durano meno di una stagione, poco più di una mozzarella. Meno di tre mesi e voilà: il presidente apre a Ncd. Gli alfaniani al governo della Regione, perché no?

Già, perché no? Basterebbe rispondere che quel ‘no’ era stato espresso proprio dal diretto interessato. In più occasioni. E con argomentazioni che sembravano non ammettere ripensamenti. “La mia prudenza nei loro confronti -disse in occasione di una animata conferenza stampa – è solo antipolitica o magari è dovuta a fatti legati ad esempio alle indagini che riguardano il Cara di Mineo?”. Pochi giorni prima, riguardo al tema del centro per i richiedenti asilo, sul quotidiano La Repubblica Rosario Crocetta si esprimeva con toni ancora più duri: “Ecco con chi mi vogliono far fare l’alleanza»” disse il governatore dopo l’uscita delle prime notizie su Mafia Capitale e in particolare sul coinvolgimento del sottosegretario Giuseppe Castiglione.

Ma Ncd era indigesto a Crocetta persino a casa sua. A Gela, cioè, dove in occasione delle ultime elezioni gli alfaniani avrebbero scelto lo schieramento “sbagliato”: “I grillini – disse Crocetta – non hanno avuto problemi ad allearsi con loro e con Forza Italia. Come fanno i grillini a chiedere a Roma le dimissioni di Castiglione, della Vicari o di Alfano e poi fare questa politica qui?”. Già, che incoerenti questi grillini…

Poco male, a dire il vero, perché per Crocetta il Nuovo centrodestra siciliano conta poco o nulla. Un concetto ribadito dopo le amministrative siciliane: “L’Ncd ormai è residuale. Penso a Bronte, dove anch’io ho fatto campagna elettorale”. Contribuendo ad abbattere, evidentemente, il fortino di Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione.

Del resto, il governatore ha da tre anni dato il via a una rivoluzione. Che spazzerà via i rappresentanti del vecchio potere in Sicilia. “Sia chiaro – puntualizzò in quella conferenza stampa – il centrodestra in Sicilia non ci ritorna”. E c’è davvero da crederci. È sufficiente una breve carrellata delle promesse del presidente in questi primi tre anni di legislatura. “Nessun deputato entrerà in giunta”, disse Crocetta a più riprese, tirando fuori, a sostegno della propria tesi, gli scivoloni di qualche parlamentare democratico nella Formazione come Franco Rinaldi, o i guai più recenti di Nino Dina o quelli degli inquilini di Sala d’Ercole coinvolti (e nella maggior parte ‘assolti’) nelle inchieste sulle spese pazze dei gruppi. Ovviamente, il deputato in giunta c’è entrato (Baldo Gucciardi) e potrebbero seguirlo altri. Ma non solo. Basterebbe pensare al “No-Muos” del presidente, trasformatosi in un “Boh-Muos” fino al “Sì-Muos” sul quale è dovuto intervenire il tribunale amministrativo. E ci sono le parole al vento del “no all’Eolico”. C’è la nomina a superdirigente di un simbolo dell’antimafia come Tano Grasso (che non arriverà mai a sedersi su quella poltrona), la decisione di trasformare i pullman dell’Ast in aerei, la creazione dei “Trinacria bond” per risollevare l’economia siciliana, il taglio dei dirigenti generali a 12-13 al massimo (sono più di 25), la chiusura di tutte le società partecipate per non parlare dei governi. Dopo il “varo” dell’ultimo, Crocetta aveva assicurato: “Adesso si può iniziare a lavorare. Ma i partiti non tornino a chiedere un rimpasto. Non posso certamente fare un rimpasto l’anno” E infatti un anno non è nemmeno passato e già si parla di un nuovo governo. Parole, soltanto parole. Buttate lì, nella polvere della politica. E presto evaporate.

Così, giusto per tornare alle nuove ipotesi di allargamento ad altri alleati di governo, non resta che affidarsi alla coerenza dell’altro presunto interlocutore. L’Ncd di Angelino Alfano. Che, ad esempio, non più tardi del maggio scorso, attraverso le parole del segretario regionale Francesco Cascio aveva assicurato: “Mai con Crocetta”. Il ministro dell’Interno, poi, è andato anche oltre, definendo “esaurita l’azione del governo Crocetta – ha detto Alfano pochi mesi fa – dal quale il Nuovo Centrodestra è stato sempre distinto e distante”. Adesso invece pare più vicino. Ma potrebbe trattarsi di una illusione ottica. A meno che non si voglia pensare che anche le parole del ministro non contino molto. Come quelle del governatore.


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