Sparò a un ladro in campagna |Chiesta condanna a 21 anni - Live Sicilia

Sparò a un ladro in campagna |Chiesta condanna a 21 anni

Il Pm Alessandro La Rosa ha chiesto alla Corte d'assise di Catania la condanna per omicidio volontario. La difesa dell'imputato, rappresentata dall'avvocato Giuseppe Lipera, sostiene la tesi della legittima difesa.

La requisitoria
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CATANIA. Ha chiesto una condanna esemplare a ben 21 anni e 6 mesi di carcere il pubblico ministero Alessandro La Rosa per Giuseppe Caruso, imputato per l’omicidio volontario del 26enne Roberto Grasso, ucciso con quattro colpi di pistola, e per il porto abusivo di arma da sparo. Durante la lunga requisitoria il pm ha ricostruito la dinamica della tragedia, escludendo che il 71enne abbia sparato quattro colpi di pistola contro il giovane per legittima difesa. “La legge non consente di farsi giustizia da sé”, ha detto La Rosa in aula, prima di ripercorrere quanto accaduto nel fondo agricolo di Puntalazzo, frazione di Mascali, di proprietà dell’imputato, la notte tra il 25 ed il 26 aprile del 2013. Per l’accusa Caruso, che ha subito numerosi furti di poco valore in campagna, l’ultimo dei quali la notte precedente, è mosso da una rabbia, per certi versi comprensibile, che lo spinge ad appostarsi nel proprio terreno con una pistola e ben due caricatori con 12 proiettili ciascuno. Quella notte, dice il pm, Caruso è pronto all’estrema ratio pur di tutelare i propri beni. Il racconto dell’imputato, che fornisce differenti versioni ai carabinieri e al pubblico ministero, non coinciderebbe per l’accusa con la realtà dei fatti. Nessun colpo, come invece raccontato dal pensionato, sarebbe stato esploso in aria per spaventare il ladro. Lo proverebbe il conteggio dei proiettili rinvenuti sulla scena del crimine dai carabinieri della Compagnia di Giarre. Un dato importante che, secondo l’accusa, avvalorerebbe l’ipotesi che nessun altra strada è stata presa in considerazione dall’imputato prima dell’estrema ratio.

Ma a non coincidere per il sostituto procuratore di Catania è anche il racconto della colluttazione tra il 71enne ed il 26enne. Non si spiegherebbe altrimenti come uno dei quattro proiettili esplosi abbia potuto raggiungere la vittima alle spalle. Non solo. Il perito della Procura, Carlo Rossitto, ha definito altamente lesivi due dei quattro proiettili sparati. La vittima, dice il pm, non avrebbe avuto ancora la forza di opporsi. “Capisco la frustrazione che si può provare quando si subiscono numerosi furti – conclude Alessandro La Rosa prima di formulare la richiesta di condanna – Ma dobbiamo valutare che una vita umana è stata persa per una cosa di poco conto”.

PARTI CIVILI. Escludono la legittima difesa anche i tre legali di parte civile, Lucia Spicuzza, Claudio Grassi e Giuseppe Di Mauro, che si sono associati alle richieste del pm. Per l’avvocato Spicuzza l’imputato si sarebbe appostato come un cacciatore in attesa della preda. Quando Roberto Grasso si introduce nella proprietà, dice il legale, Caruso esce dal container e spara il primo colpo, presumibilmente alle spalle. E quel colpo, forse l’ultimo, sparato dall’alto in basso, prosegue Lucia Spicuzza, dimostrerebbe la volontà di uccidere dell’imputato. Il quinto colpo non raggiunge la vittima, dice ancora il legale, perché l’arma si inceppa. Per il difensore di parte civile non ci sarebbero dubbi sull’ipotesi di reato, a cui andrebbe aggiunta l’aggravante della premeditazione.

Si concentra sulle caratteristiche tecniche dell’arma, una Beretta 81 BB calibro 7,65, il legale Claudio Grassi, definendo il modello altamente lesivo. I 24 proiettili non denunciati dimostrerebbero che l’imputato temeva qualcosa. Se vi fosse stata una colluttazione Caruso non avrebbe avuto il tempo di scarrellare l’arma per ben tre volte, spiega Grassi, per il quale non si tratta di legittima difesa ma di follia omicida.

Stesse valutazioni anche per Giuseppe Di Mauro per il quale l’imputato porta a compimento un disegno ben preciso: dare una lezione a chi lo aveva derubato. A lasciare perplessi, ha detto il legale, il colpo che raggiunge Grasso alla nuca, non il primo ad essere esploso.

LA DIFESA. Ricostruzioni fantasiose quelle del pm e delle parti civili per Giuseppe Lipera, difensore di fiducia dell’imputato. Per il legale la reazione di Giuseppe Caruso, che ha sparato non per strada ma all’interno del proprio fondo agricolo, è legittima e giustificata. Il 71enne si sarebbe trovato al buio, davanti ad un uomo con il volto travisato dal casco. Aggredito dal 26enne, ha detto Lipera, l’imputato si sarebbe solo difeso. Tutto è accaduto in pochi attimi, prosegue il legale, nel corso dei quali Caruso ha dovuto scegliere tra la propria vita e quella di Grasso. Nessun tiro a segno sarebbe stato compiuto nei confronti della vittima. Il proprio assistito non avrebbe avuto alcuna volontà di uccidere, ma solo di difendere la proprietà acquistata con tanta fatica. Per Giuseppe Lipera ci sarebbero tutti gli elementi per invocare una legittima difesa. Per questo il legale ha chiesto l’assoluzione dell’imputato e, in subordine, l’eccesso colposo.

Il 27 ottobre la Corte di Assise di Catania, presieduta da Rosario Cuteri, pronuncerà la sentenza.

 

 

 


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