Saguto e lo scandalo beni confiscati | Ipotesi autoriciclaggio - Live Sicilia

Saguto e lo scandalo beni confiscati | Ipotesi autoriciclaggio

Al reato si fa riferimento nel decreto di perquisizione ai danni dell'ex presidente della Sezione misure di Prevenzione. Lo strano coinvolgimento del padre del magistrato apre nuovi scenari.

PALERMO – A casa di Silvana Saguto i finanzieri della Tributaria ci sono rimasti quasi venti ore. Quando nei giorni scorsi si sono presentati con un mandato di perquisizione firmato dai pubblici ministeri di Caltanissetta cercavano tracce dei soldi frutto della presunta corruzione. Passaggi bancari e investimenti.

La conferma dell’ipotesi a cui si lavora arriva dal riferimento, contenuto nel decreto di perquisizione, al reato di autoriciclaggio. Un riferimento stringato senza spiegazione alcuna. Il reato di riciclaggio viene contestato a colui che investe il denaro che qualcun altro ha ottenuto illecitamente. Una sorta di mediatore. Cosa diversa è l’autoriciclaggio che si configura quando a ripulire i soldi è la stessa persona che ha commesso il delitto presupposto. Faccenda complicata da ricostruire, specie nel “buio” investigativo. Che si complica ancor di più, nel caso specifico, con il coinvolgimento di Vittorio Saguto, il padre pensionato dell’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Sarebbe stato lui a ricevere somme di denaro e a che titolo? Sarebbe stato lui l’artefice di chissà quale investimento? Domande, al momento, senza risposta.

Le indagini vanno avanti in gran segreto lontano dal clamore suscitato dalle perquisizioni dei giorni scorsi con gli agenti arrivati fin dentro il Palazzo di Giustizia, nella stanza della Saguto e nella cancelleria della Sezione che si occupa del sequestro e della confisca dei beni ai mafiosi. Una sezione travolta dall’inchiesta e rivoluzionata dal neo presidente del Tribunale Salvatore Di Vitale d’intesa con Mario Fontana, successore della Saguto. Sono andati via Lorenzo Chiaramonte (indagato per abuso d’ufficio nella stessa inchiesta) e Claudia Rosini (estranea all’indagine, aveva chiesto da tempo il trasferimento). Al loro posto sono stati nominati Luigi Petrucci e Vincenzo Liotta. Della vecchia gestione resta il solo Fabio Licata che però aveva già fatto richiesta di trasferimento prima che esplodesse lo scandalo. Di Vitale ha annunciato ieri che sarà costituito un albo degli amministratori giudiziari e si fisseranno regole per i compensi da rivedere al ribasso. Adesso i finanzieri lavorano nel chiuso delle loro stanze, sempre che non serva uno spostamento improvviso. Bocce ferme per legali degli indagati. Una calma solo apparente.

 


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