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LiveSicilia.it / Archivio / Cerco l’estate tutto l’anno

Cerco l’estate tutto l’anno

La Sicilia potrebbe attrarre turisti anche d'inverno. Ma non succede. La colpa? Del sistema.Persino a Taormina, tra novembre e marzo, trovi alberghi e ristoranti chiusi. Urge cambiare.

Le idee
di Dario Ferrante
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Destagionalizzare, ovvero estendere la stagione turistica a 12 mesi l’anno. Il sogno di ogni imprenditore del settore, ma termine di cui troppo spesso e sempre più ricorrentemente si fa un uso smodato, quasi come un jolly da usare a fini statistici e/o come slogan per campagne elettorali.

Chi fa questo mestiere ha perfettamente idea dei movimenti e dei potenziali flussi turistici che la Sicilia sarebbe in grado di accogliere e non ha certo bisogno di nascondersi dietro a un neologismo, ma oggi, nella nostra terra, avere lo stesso o un costante flusso di turisti tutto l’anno, differenti target (età, ceto sociale, professione, interessi, passioni e motivazioni) e una programmazione più ampia è solo una chimera.

Le ragioni sono molteplici, e in linea di massima esulano dalle strutture ricettive. Ma purtroppo una risoluzione non è facilmente auspicabile perché tutte le ragioni riconducono allo stesso punto, il sistema. Che non funziona.

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Oggi la Sicilia è una destinazione stagionale con un forte appeal “destagionalizzato”. Sono moltissimi i viaggiatori pronti ad arrivare nell’isola anche in autunno e inverno, e soprattutto negli ultimi mesi, grazie a una oculata opera di promozione e commercializzazione soprattutto del prodotto “Luxury Travel” (che per sua essenza non ha stagionalità), si sono moltiplicate le richieste di viaggiatori di alta gamma interessati a trascorrere l’inverno in Sicilia. Si tratta di turisti per lo più indipendenti, di fascia socio-economico altissima e noti opinion-leader interessati a unire cultura e tradizione, calore e colore, e a scoprire eventi, itinerari enogastronomici e strutture ricettive di livello superiore. Il sogno di ogni addetto ai lavori, insomma. Gente facoltosa pronta a spendere, in destinazioni top. Come Taormina. Che da novembre a marzo chiude i battenti. Sì. La stessa Taormina che, fino agli anni ‘60 ospitava scrittori, artisti, attori, capi di stato ed era al centro dell’universo turistico mondiale, oggi si ritrova a essere deserta per tutto l’inverno. Deserta.

Chiudono le migliori strutture alberghiere, i negozi e i ristoranti. Quella stessa Taormina regina del turismo dell’isola, immortalata e descritta da tutti i grandi viaggiatori degli ultimi tre secoli, chiude per ferie, una sorta di “fuori stagione”. Come se fosse un negozio. Qualsiasi albergo di categoria superiore preferisce chiudere, sostenendo comunque gli oneri invernali dovuti, piuttosto che rischiare di scommettere sulla bassa stagione. E così, pian piano, è morta una delle nostre più importanti destinazioni. E purtroppo Taormina, soggiogata anche dalla recente politica turistica punitiva adottata dall’amministrazione, cioè l’aumento massimo dell’imposta di soggiorno, è solo la punta dell’iceberg. Quella più esposta, poiché più nota.

Perché la vera origine del problema è sempre lì, il sistema: il turista vuole poter contare su determinati servizi che, se non trova, lo spingono, inevitabilmente, a cambiare destinazione. Quindi anziché scegliere una Sicilia deserta, lontana dai circuiti mondiali perché priva di qualsiasi forma di intrattenimento che spazi dalle manifestazioni teatrali e concertistiche alle tappe delle più importanti competizioni sportive, finiscono per optare per il deserto, sì, quello vero del Kalahari o del Sahara, in cui a differenza della Sicilia è plausibile aspettarsi un lungo elenco di disservizi: spiagge non attrezzate, collegamenti difficili se non addirittura interrotti, alberghi e ristoranti chiusi. Come salvarci? Come parlare di destagionalizzazione, allora?

Ai singoli imprenditori turistici non si può addebitare nulla. Sono gli unici che continuano a credere che un cambiamento sia possibile. Solo che farlo con abnegazione non serve, né tantomeno in maniera del tutto autoreferenziale, come spesso accade, perché é improduttivo. Il cane che si morde la coda, insomma. Urge cambiare. Il turismo necessita di una sinergia che deve nascere da un dialogo chiaro, forte tra gli interessati, imprenditori e istituzioni, che abbia come fine ultimo l’interesse e il miglioramento comune. Prima di qualsiasi destagionalizzazione che al momento non è chiaramente possibile. Servono tavoli tecnici concreti. Serve investire pensando al domani, non a un futuro lontano. La prossima (e vicina) stagione è già in arrivo.

Limitarsi a ribadire quanto la “Sicilia possa vivere di turismo” è solo un bla bla bla riempi vuoti che non salva nessuno. Qui si tratta di sopravvivenza, di capire che la concorrenza si è già attrezzata a misura di turista. Persino il deserto oggi ha più appeal della Sicilia in inverno. Vogliamo restare a guardare? Concorrenti che hanno indiscutibilmente messo al primo posto il comune interesse mirato a uno sviluppo e a un potenziamento forte del settore turistico stanno avendo la meglio. E’ indiscutibile. Servono fatti concreti e istituzioni disponibili a rivalutare la nostra Isola. Addetti ai lavori, chi apre il tavolo tecnico?

Tags: alberghi · estate · stagione · Turismo

Pubblicato il 20 Settembre 2015, 10:05
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Commenti
  1. cittadino 5 anni fa

    I siciliani e di conseguenza la incompetente sottoclasse politica che finora è stata chiamata a gestire gli interessi (pochi) e le necessità (tante) dell’isola, sono interessati ad inseguire solo chimere nel nome di uno sviluppo che in realtà non è mai stato orientato, per propria vocazione, all’industria ed alla gestione e trasformazione delle risorse petrolifere.
    I siciliani non si sono mai innamorati del proprio territorio e delle innumerevoli perle naturalistiche che ci sono state donate.
    Pertanto hanno permesso la devastazione di Augusta, Gela, Milazzo, Termini Imerese e via dicendo, ivi comprese tutte le coste che giornalmente subiscono scempi.
    Hanno consentito l’abbandono delle campagne e dei prodotti unici qui coltivati a fronte di una massiccia invasione di cloni senza gusto alcuno (arance californiane, pistacchio cileno etc etc).
    Hanno negli anni violentato il turista cercando di scippare il più possibile dal suo soggiorno mordi e fuggi piuttosto che coccolarlo e farlo tornare.
    Hanno consentito che arrivando a Catania per esempio e dovendosi spostare autonomamente in macchina per un periplo dell’isola, tutto il percorso diventasse un’odissea, per la viabilità da foresta amazzonica.
    Hanno consentito ai loro figli di pensare che questa terra sia da abbandonare poichè loro hanno abbandonato il piacere di sentire l’odore della zagara e di guardare il mare e di sentirne il suo profumo.
    Non abbiamo più in fondo due sensi importanti l’olfatto e la vista.
    L’intelligenza l’abbiamo schiacciata con il bisogno di sopravvivere, tenendo sempre in mano il cappello, per avere una monetina in elemosina da chi abbiamo noi stesso eletto a rappresentarci.
    Abbiamo perso tanto tantissimo tempo prezioso.
    E chi se ne sta rendendo conto, da tempo soffre per trovare una propria affermazione per riprendersi ciò che ci è stato rubato o meglio nascosto.
    (gestori di B&B, microaziende agricole e di servizi etc)
    Gli altri, quelli che ancora dormono, sono intenti a rubare quei pochi spiccioli che ci sono per terra.

    Rispondi
  2. Arturo 5 anni fa

    Basterebbe poco. Prendiamo gli stabilimenti balneari, per esempio. Sono già tutti in fase di smontaggio. Eppure hanno la concessione per tutto l’anno. Loro si giustificano dicendo che non possono mantenere un esercito di bagnini con scarsa affluenza e che se non lo fanno vengono multati. Però magari a 2 metri, su spiaggia libera, la balneazione é consentita purché ci sia un cartello che avvisi che la balneazione non è sicura per mancanza di bagnini. Ecco basterebbe maggior chiarezza ed elasticità A

    Rispondi
  3. Gigi T 5 anni fa

    Condivido a pieno quanto scritto da Dario sul ” sistema turistico della Sicilia “.
    Non c’è stata una politica rivolta al turismo ( vedi per esempio quello che hanno saputo fare gli Spagnoli in Catalogna ) una politica che incoraggia e sostiene chi investe in questo settore .
    Forse in questi ultimi anni (in modo frazionato) cominciamo a renderci conto che il turismo dovrebbe essere un “industria” che non chiude mai e che viene rispettata dalla classe politica.
    Molte posso essere le attrattive nostrane ( storia, enogastronomia, tradizioni popolari, eventi , oltre naturalmente al mare ed alla natura, ) .
    Fin quando la politica in Sicilia ( ma anche la mentalità dei Siciliani in generale ) sarà solo uno scambio di poltrone e di favori, i segnali che arrivano dal mondo del turismo ( come quello sopra scritto da Dario Ferrante ) saranno solo un grido d’ allarme e di speranza.
    F.to
    un operatore del settore
    Gigi T

    Rispondi
  4. Bambi 5 anni fa

    Il turismo non importa alla politica, i turisti non votano in sicilia. Se qualcuno pensa che ci sia stata una strategia che ha fallito si sbaglia non c’è e non c’è mai stata nessuna strategia . Qualunque sgarrupata strategia necessita di programmazione e la politica invece cerca guadagni immediati, niente programmazione ma gestione dei fondi, perché del domani politico non c’è certezza…Negli ultimi anni poi si sono fatte scelte scellerate spezzettando le competenze e criminalizzando gli eventi attrattivi , per spezzare presunti centri di potere si sono distrutti i pochi collegamenti tra le categorie produttive e l’amministrazione. Un pasticcio dal quale uscire, ma come? Depressione

    Rispondi
  5. Vincenzo D. 5 anni fa

    La politica ha,senza dubbio,le sue colpe e questa,specialmente in Sicilia,non è affatto una novità. Volevo però aggiungere che nemmeno gli operatori del settore sono del tutto esenti da responsabilità. Una buona parte di albargatori e ristoratori (non tutti ad onor del vero, ma soprattutto coloro che si sono improvvisati tali) non vedono il turista come una risorsa ma solo come un pollo da spennare per 4 mesi:trascorso il periodo canonico della stagione estiva,costoro o campano di rendita oppure, per il resto dell’anno,si dedicano ad altre attività. A questi,ovviamente,non interessano i discorsi su una stagione lunga 12 mesi e la riprova sta in ciò che dice l’articolo:da novembre, si chiude perchè manca la volontà di allargare l’offerta o non si vuole pagare personale col rischio di non guadagnare a sufficienza. Porto anche un esempio concreto. Qualche giorno fa,mi sono recato in un ristorante di una nota località turistica siciliana. Premetto che non era la prima volta che ci andavo,in passato mi ero trovato bene e col mio gruppo eravamo già persone conosciute. Il locale era ancora abbastanza pieno,nonostante la stagione inoltrata,eppure dai volti e dagli atteggiamenti dei titolari e dei dipendenti,si capiva che oramai dopo 4 mesi “non ne volevano proprio più di lavorare ancora”. Eravamo una decina,mancava il tavolo idoneo e potevano ovviare unendone altri perchè ne avevano diversi liberi:eppure per questa semplice operazione (fatta altre volte) hanno posto diverse scuse, pur di ritardarla il più possibile. Il cibo,non è risultato della migliore qualità, e le pizze poco cotte:insomma tutti fattori addebitabili al fatto che oramai, per loro la stagione era finita e, con essa, pure la voglia di lavorare bene. Insomma,nonostante il clima siciliano possa consentire il prolungamento della stagione,la mentalità della stagione turistica che deve “necessariemente” durare solo 4 mesi, è dura da superare:come la mettiamo poi però, quando gli stessi operatori si lamentano che le cose vanno male ed i dipendenti perchè perdono il lavoro????

    Rispondi
  6. Monica 5 anni fa

    Utopia…come tutto in Sicilia, basti pensare a come (non) vengono tenuti gli accessi a mare dell’Addaura a Palermo, uno dei pezzi di costa del nord Sicilia più belli in assoluto. Uno scempio, una vergogna! In qualsiasi altro posto tutte le discese sarebbe rese accessibili ai cittadini che sicuramente sarebbero disposti a pagare per avere un minimo di servizi e pulizia e invece niente, il degrado, l’incuria, il pericolo che incombe sulla bellezza assoluta della natura!
    E basterebbe poco: togliere le erbacce, mettere cestini X rifiuti, fare stradine e scalini X accessi sicuri al mare, e soprattutto multare i delinquenti che scaricano schifezze nel mare. La nostra inciviltà e stupidità e cecità si vede da questo, da come trattiamo casa nostra a nostro uso e consumo, figuriamo se potremmo mai essere capaci di trarre profitto dall’oro di cui abitiamo!

    Rispondi

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