Palermo patrimonio Unesco? | Primi risultati sotto le previsioni - Live Sicilia

Palermo patrimonio Unesco? | Primi risultati sotto le previsioni

La Zisa, uno dei nove monumenti inseriti nell'itinerario

Orlando aveva pronosticato un incremento delle visite del 30 per cento. Ma gli unici due monumenti con una biglietteria si fermano molto più in basso. E i fondi per promuovere l'itinerario arabo-normanno ancora non ci sono.

PALERMO – A parole, almeno a parole, sono tutti entusiasti. Nei fatti, però, l’esultanza non è ancora supportata dai numeri. Che invece descrivono un beneficio tutto sommato nella media – se non al di sotto – per l’inserimento dell’itinerario arabo-normanno di Palermo, Cefalù e Monreale fra i beni patrimonio dell’umanità. Una notizia salutata con grande entusiasmo tre mesi fa dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che aveva pronosticato un incremento del 30 per cento nelle presenze turistiche, ma che alla fine dell’estate – dati alla mano – ha portato appena un 10-15 per cento di visitatori in più. Meglio di niente, si potrebbe dire, se non fosse che l’aumento delle visite stimate dalla Regione per tutta la Sicilia si attesta invece intorno al 20 per cento. Quanto basta per spingere la stessa sovrintendente ai Beni culturali di Palermo, Maria Elena Volpes, a frenare: “I benefici – osserva – si noteranno col tempo. Appena inizierà a diffondersi la notizia l’aumento delle visite sarà esponenziale”.

Il piatto piange
Già, perché – come spesso accade – al progetto mancano ancora i soldi da investire per decollare. Il direttore per la Sicilia della fondazione Unesco Aurelio Angelini, l’uomo insomma a cui è affidato il compito di tenere il timone dell’iniziativa, lo dice con una battuta: “La macchina sta scaldando i motori, ma non è ancora partita. Aspettiamo il rifornimento”. Rifornimenti, cioè quattrini, che dovrebbero arrivare da fonti istituzionali: i tre Comuni, la fondazione Federico II e la Regione. Che, però, non hanno ancora versato neanche uno spicciolo.
Non che ci sia malafede, attenzione. Prendete i Comuni: Palermo, Monreale e Cefalù dovrebbero versare 30 centesimi all’anno per abitante, ma quei soldi – circa 200 mila euro in tutto – non sono ancora arrivati. “Perché lo facciano – taglia corto Angelini – è necessario approvare i bilanci. E ogni anno i Comuni si prendono fino all’ultimo giorno utile”. E se i 60 mila euro della fondazione Federico II, che gestisce Palazzo dei Normanni, arriveranno solo nelle prossime settimane, ben più lunghi saranno i tempi d’attesa per il contributo della Regione, ancora da quantificare e da iscrivere in bilancio. “La Lombardia – annota Angelini – ha finanziato i suoi siti con due milioni. Non ci aspettiamo lo stesso importo, ma di certo la Regione spende soldi per iniziative di minor valore culturale”.
All’assessorato regionale ai Beni culturali, c’è da dire, i toni sono concilianti. “La nostra idea – garantisce l’assessore Antonio Purpura – è di destinare ai siti Unesco gran parte dei finanziamenti della programmazione europea 2014-2020. Ci saranno grandi investimenti”. Il sogno nel cassetto, per l’assessore, è riprendere il castello di Maredolce e ottenerne l’“annessione” all’itinerario, che ad oggi comprende sette monumenti di Palermo (Palazzo Reale, Zisa, Cattedrale, Ponte dell’Ammiraglio e chiese di San Giovanni degli Eremiti, della Martorana e di San Cataldo), il Duomo di Cefalù e quello di Monreale. Quelli sul castello di Maredolce, però, al momento sono progetti. Solo progetti.

Il comitato sai che fa?
Progetti. Come quelli che riguardano l’uso dei finanziamenti finora rimasti solo sulla carta. Di concreto, al momento, ci sono solo gli organismi per gestirli: la fondazione Unesco Sicilia per la parte pratica e il “comitato di pilotaggio” per gli indirizzi politici. Del secondo fanno parte lo stesso Angelini, i rappresentanti dei tre Comuni, gli assessori regionali ai Beni culturali e al Turismo, Antonio Purpura e Cleo Li Calzi, e Gianni Puglisi nelle vesti di presidente della Commissione Unesco per l’Italia, l’organismo nazionale che ha presentato la candidatura alla commissione internazionale. Il comitato fin qui si è riunito due volte: il 10 e il 23 luglio, quando Orlando è stato eletto alla presidenza e sono state definite le linee generali di indirizzo. “In questi giorni – annunciano dalla fondazione Unesco – saranno definiti i prossimi appuntamenti”.
All’ordine del giorno un punto su tutti: la realizzazione di un collegamento stabile fra le tre città, a partire da quello fra Palermo e Monreale, al momento garantito in maniera saltuaria. Le ipotesi circolate sono varie, fra le quali la singolare idea di un collegamento ferroviario fra Palermo e Monreale, ma al momento non c’è nulla di concreto. Più fattibili, quando arriveranno i soldi, sono semmai le altre iniziative in campo, dalla realizzazione di un portale con visite virtuali alla cartellonistica dotata di codice QR, un’immagine che fotografata con uno smartphone o con un tablet permette di accedere alle informazioni sui monumenti. “Poi – promette Angelini – ci occuperemo della comunicazione istituzionale, degli eventi come i concerti di musica sacra nelle chiese che fanno parte del percorso, della valorizzazione del Ponte dell’Ammiraglio e di altri progetti. Ovviamente la prima azione è la cartellonistica”.

Molto rumore per nulla
Anche perché, forse, i mancati risultati si possono addebitare alla cartellonistica. Perché una cosa è certa: i turisti, fin qui, non hanno gradito la novità quanto Orlando si aspettava. Per avere dati netti sugli afflussi è presto, visto che l’estate è appena finita, e quindi è necessario affidarsi alle stime: “Cefalù e Palermo – spiega il presidente di Federalberghi Sicilia, l’ex assessore regionale alle Infrastrutture Nico Torrisi – sono fra le mete che beneficiano di più della rinnovata appetibilità dell’Isola, trainata anche da località come Taormina e soprattutto dalle isole minori. Gli arrivi a Punta Raisi sono cresciuti esponenzialmente, mentre a Fontanarossa c’è stato un calo molto rilevante. Per i dati reali degli hotel, però, è presto: per i risultati definitivi, che risentiranno del peso soffocante dell’abusivismo alberghiero, sarà necessario attendere ancora”. Su un elemento gli operatori sono abbastanza univoci: l’incremento è strutturale, per effetto dell’euro debole e dei venti di guerra che allontanano i turisti dal Nord Africa. “Noi – incalza l’assessore regionale al Turismo Cleo Li Calzi – stimiamo un 20 per cento di crescita delle presenze turistiche in tutta la Sicilia. Certamente il riconoscimento di un altro sito Unesco nell’Isola è un elemento di grande prestigio per accogliere visitatori in maniera integrata, permettendo loro cioè di organizzare un viaggio che ne comprenda più di uno”.
Qualche dato reale, però, si può estrapolare dai biglietti staccati dai monumenti. Da due soltanto, la Zisa e Palazzo Reale, visto che negli altri l’accesso è gratuito. Il risultato peggiore – o quanto meno l’aumento più contenuto – è quello ottenuto dal gioiello voluto da Guglielmo il Malo: fra luglio e settembre la Sovrintendenza ai beni culturali ha registrato un incremento di appena il 10 per cento rispetto all’anno precedente, anche se Maria Elena Volpes si dice tranquilla. “L’itinerario – commenta – era appena stato riconosciuto. Appena entrerà nei circuiti che contano andrà sicuramente molto meglio”. Risultati migliori sono quelli di Palazzo dei Normanni e della Cappella Palatina. Che fra luglio e agosto di quest’anno hanno staccato 76 mila biglietti contro i 64 mila dello stesso bimestre nel 2014. Un incremento che, a conti fatti, è del 18,75 per cento, ma che potrebbe essere stato determinato da un altro fattore, la mostra di Fernando Botero in corso nella Sala Duca di Montalto: la “Via Crucis” del pittore colombiano, fra luglio e agosto, ha registrato 72 mila visite, appena 4 mila meno del Palazzo Reale, e acquistando i due biglietti insieme si otteneva uno sconto. Sapere cosa abbia trainato cosa è impossibile, ma un dato è certo: l’esposizione che l’anno scorso occupava la Sala Duca di Montalto, un meno prestigioso allestimento intitolato “Lo Scrigno di Palermo”, nello stesso periodo aveva staccato appena 11 mila biglietti. Molti visitatori, insomma, sono certamente andati in piazza Indipendenza per vedere i dipinti dell’artista sudamericano. Ma questa è un’ovvietà.
Angelini, però, non si fa buttare giù dalla prima estate: “I dati di Zisa e Cappella Palatina – chiosa il direttore della Fondazione Unesco – non corrispondono ai flussi turistici reali. Non commento dati frammentari. Ne riparliamo nel 2016, quando ci saranno elementi di valutazione più concreti”. Già, nel 2016, perché secondo l’assessore Purpura “i risultati sono positivi e ancora di più lo saranno quelli futuri”. Perché a parole, almeno a parole, sono già tutti entusiasti. Nonostante i numeri.

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