Il governo blocca la spesa | Ecco chi resterà a secco - Live Sicilia

Il governo blocca la spesa | Ecco chi resterà a secco

La giunta si è riunita senza l'assessore Baccei, impegnato a Roma dove ha incontrato il sottosegretario Bressa per provare a far quadrare i conti per il 2016. Ma il "piano" per fermare l'emorragia delle casse regionali è quasi pronto. E per alcuni lavoratori sarà un Natale più povero.

 

Conti in rosso
di
4 min di lettura

PALERMO – Il blocco alla spesa al momento non c’è ancora. Ma presto mezza Sicilia si fermerà. Nella giunta di governo di oggi, infatti, sul tavolo dell’esecutivo non è giunto il “piano” che avrebbe dovuto portare al congelamento di alcune uscite in bilancio, dopo l’allarme lanciato ieri dalla Corte dei conti e confermato da Alessandro Baccei: “Mancano 500 milioni, la situazione è critica”. Ma oggi l’assessore all’Economia non si è presentato alla riunione di governo. C’era già in agenda un incontro romano, proprio sui conti dell’Isola. Baccei, secondo quanto risulta all’Ansa, starebbe lavorando, in raccordo col suo staff, a una serie di proposte per emendare la legge di stabilità nazionale con l’obiettivo di recuperare risorse per mettere in equilibrio i conti della Regione.

E così, anche oggi il provvedimento “anti-spesa” non si è visto in giunta. Ma nelle ultime ore gli uffici dell’assessorato al bilancio hanno lavorato sodo per individuare alcuni capitoli in uscita che possono essere per il momento “chiusi” in vista di tempi migliori. Ovviamente, il piano di risparmi di Baccei non consentirà il rientro da quella voragine evidenziata dalla Corte dei conti. Ma servirà come primo intervento di urgenza, nella speranza che anche il governo nazionale apprezzi gli sforzi e possa intervenire dando una mano all’Isola.

Così, il blocco della spesa dovrebbe attestarsi a circa 50 milioni, anche se la Ragioneria generale sta verificando se è possibile reperire una cifra superiore, magari a ridosso dei 100 milioni. Certamente verranno bloccati i capitoli riguardanti beni, servizi e forniture. Una chiusura dei rubinetti che, ovviamente, finirà per ripercuotersi nei confronti dei fornitori della Regione, a tutti i livelli. Non certamente una buona notizia per una Regione in gravissimo affanno. Non a caso, tra i motivi legati alla nascita della voragine da mezzo miliardo, l’assessore Baccei ha indicato il calo delle entrate legate anche a Irpef e Iva. Insomma, scendono redditi, occupazione e produzione. Una condizione che ricade sulla capacità di incassare le imposte: entrate, appunto, assai più basse rispetto a quelle inserite nel bilancio di previsione. Un decremento che, secondo tanti, come gli economisti di “Progetto Sicilia”, che hanno manifestato due giorni fa di fronte alla sede della Corte dei conti, era facilmente preventivabile: “Come si fa – hanno detto – a prevedere entrate relative all’Irpef superiori agli anni scorsi, se nel frattempo sono stati persi nuovi posti di lavoro?”. In realtà, il governo aveva sperato in una ripartenza immediata, in una uscita – anche per l’Isola – dalla recessione. E invece, anche quest’anno il Pil ha mostrato il segno “meno”. No, la Sicilia non cresce. Anzi, arretra. E adesso si spera nell’anno che verrà: il governo ha deciso di rivedere il documento di programmazione economico-finanziaria con una previsione ottimistica sul Pil. Un fatto già stigmatizzato da molti: “L’ufficio statistica regionale, stando a quanto riferito – ha detto il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone – sarebbe pronto a rivedere in positivo le stime del PIL della nostra regione a fine 2015. Situazione alquanto surreale, prendendo per di più in considerazione la lunga sequenza di indicatori negativi, non ultimo quanto riferito dall’Ance Sicilia, che solo poche settimane fa denunciava la drastica riduzione degli appalti banditi e assegnati nella nostra terra”.

Intanto, però, bisogna fermare l’emorragia. E così, come detto, il governo interverrà sulla spesa. Oltre alle forniture, infatti, quasi certamente verranno bloccati i contributi destinati agli enti della cosiddetta “ex Tabella H”. Ma in quell’elenco, il cosiddetto “Allegato 1”, si trova di tutto, compresi interventi importanti come quelli finalizzati alla riduzione del rischio idrogeologico o i contributi alle associazioni antiracket. Ma anche stipendi. Come quelli dei lavoratori degli Enti parco, dell’Arpa (l’Agenzia regionale per l’ambiente), del personale dell’ex Ente minerario, degli enti Azasi, Espi, Ems, delle cooperative agricole, dei consorzi agrari. E ancora, quelli destinati ai dipendenti dell’Irsap, dell’Esa, dell’Istituto zootecnico e quello dell’incremento ippico. Oltre ovviamente al personale dei Teatri siciliani, dei Consorzi di bonifica.

Ma non solo. L’esecutivo sembra intenzionato anche a bloccare la spesa di quelle voci che erano state in Finanziaria in un primo tempo “congelate” e recentemente recuperate attraverso la “manovrina” d’assestamento di un paio di settimane fa. Tra queste, le spese relative al ricovero dei minori o alle comunità alloggio per disabili, dai soldi per le ex Province alle spese per le società partecipate. E ancora, in quell’elenco anche parte delle somme destinate ai Forestali, all’Eas e a quelle per i precari dei Comuni. Per questi ultimi, infatti, la Regione sembra destinata a riconoscere agli enti locali solo la prima trimestralità dei contributi, rimandando all’anno nuovo il resto dei finanziamenti. E qualche ritardo potrebbe essere registrato nell’erogazione degli altri stipendi. Problemi di “patto di stabilità”, in questo caso. Così per i dipendenti di aziende regionali e società partecipate potrebbe essere un Natale più povero: la busta paga di dicembre, con tanto di tredicesima, potrebbe arrivare non prima di gennaio.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI